INDICE
Editoriale: La riflessione continua 3-7
ROBERTO TAMANTI
A cinquant’anni da Humanae vitae: continuità e novità 9-24
LUISA E PAOLO BENCIOLINI
La ricezione di Humanae vitae tra il popolo di Dio 25-39
RAMÓN LUCAS LUCAS
A cinquant’anni dall’Humanae vitae: la questione antropologica
rimane aperta 41-59
PIETRO COGNATO
Significato unitivo e generativo dell’amore coniugale.
Per un’etica della responsabilità 61-76
STEFANO ZAMBONI
Il magistero per il discernimento: Humanae vitae e Amoris laetitia 77-94
NADIA TOSCHI VESPASIANI
«Sub luce Evangelii et humanae experientiae». La ricezione
di Humanae vitae in alcuni manuali di teologia morale 95-128
ANTONIO GIRALDO FIDALGO
Humanae vitae. Approccio in prospettiva latinoamericana 129-142
LUCIA VANTINI
Asimmetria tra maternità e paternità.
Riflessioni a partire dall’Humanae vitae 143-154
Documentazione: «Amore coniugale e rinnovamento conciliare» -
«L’amore fecondo e responsabile» - «La sessualità
umana nella Humanae vitae» (Roberto Tamanti)
EDITORIALE
La riflessione continua
Non solo una ricorrenza formale. A cinquant’anni dalla sua pubblicazione
da parte di Paolo VI (25 luglio 1968), la lettera enciclica
Humanae vitae sul gravissimo dovere di trasmettere la vita umana
continua a far discutere. Dopo una gestazione lunga e complessa,
l’enciclica fu accolta all’insegna della critica. Fin dai suoi primi passi,
infatti, il cammino di ricezione di Humanae vitae è stato tutt’altro che
lineare: contestazioni, polemiche, distinguo su numerosi punti, insieme
a prese di distanza anche da parte di alcuni episcopati nazionali. Nata
come riflessione sui principi fondamentali riguardanti il matrimonio e
la procreazione, l’enciclica si trasformò ben presto in «segno di contraddizione
», vero e proprio terreno di scontro tra chi ne affermava il valore
profetico e coloro invece che ne denunciavano i limiti e le incongruenze.
Il contesto culturale in cui fu proposta – gli albori della contestazione
del Sessantotto – non favorì l’accoglienza serena ed equilibrata di un
documento che affrontava un tema controverso, ma decisivo per il futuro
dell’umanità.
In ambito pastorale, la situazione si è rivelata altrettanto problematica,
facendo registrare in molti casi un evidente scollamento tra le
indicazioni del magistero e la vita concreta dei fedeli, chiamati alla
trasmissione della vita nel contesto familiare cristiano, ma spesso lontani
o ignari dello spirito più autentico di Humanae vitae. Alcuni commentatori
hanno parlato anche di uno «scisma sommerso» all’interno della
chiesa cattolica o almeno in alcuni suoi settori, critici verso i contenuti
specifici dell’Humanae vitae (ad esempio, la ribadita immoralità
dell’uso degli anticoncezionali e il ricorso esclusivo ai metodi naturali),
come sull’opportunità di un intervento magisteriale su una questione
per la quale non sembrava essere in gioco la relazione immediata con
Dio. Cinquant’anni dopo, molte cose sono cambiate: mutamenti profondi
e imprevedibili hanno investito tutti gli ambiti della vita umana,
dal piano sociale e culturale a quello economico, politico e tecnologico.
La stessa chiesa e la teologia hanno compiuto un lungo cammino
dopo Humanae vitae: sui temi affrontati dall’enciclica, vi sono stati
ulteriori interventi del magistero, fino all’ultimo in ordine di tempo,
l’esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco, che pur non
trattando in modo specifico della procreazione della coppia colloca la
riflessione su questo tema a partire da un approccio nuovo alla teologia
e alla pastorale della famiglia.
In occasione di questo importante anniversario, la nostra rivista
offre una riflessione articolata e multidisciplinare, in cui si mettono
a fuoco alcuni dei punti nevralgici che hanno segnato il dibattito su
Humanae vitae, insieme a una lettura che colloca l’enciclica nel contesto
odierno, caratterizzato da dinamiche ecclesiali e sociali con un
impatto molto diverso rispetto al tempo della sua pubblicazione, come
ad esempio il diverso ruolo assunto dalle donne e il notevole sviluppo
delle scienze nel campo del dominio dei processi naturali. La riflessione
si sofferma anche sull’insegnamento di Humanae vitae per il futuro,
segnalando sfide, opportunità e possibili evoluzioni.
È l’auspicio di Benedetto XVI nel quarto decennale dell’enciclica:
«Quanto era vero ieri, rimane vero anche oggi, […] ma la chiesa
non può esonerarsi dal riflettere in maniera sempre nuova e appro
fondita sui principi fondamentali che riguardano il matrimonio e la
procreazione»1.
Il primo contributo intitolato A cinquant’anni da Humanae vitae:
continuità e novità è di Roberto Tamanti. Si tratta di un bilancio
su questo testo magisteriale, alla ricerca delle acquisizioni ormai «definitive
» della dottrina sulla teologia del matrimonio e la sua finalità
procreativa, insieme alla riflessione su alcuni aspetti ancora oggetto di
dibattito.
Dall’esperienza maturata presso un consultorio familiare, proviene
il contributo di Luisa e Paolo Benciolini, La ricezione di Humanae
vitae tra il popolo di Dio. Due i momenti nella vita ecclesiale presi
in esame: gli anni immediatamente precedenti e successivi all’Humanae
vitae (1968) e la fase preparatoria al primo dei due sinodi sulla
famiglia (2014).
Humanae vitae non pone solo questioni morali e pastorali, ma
anche e soprattutto antropologiche. In questa prospettiva, per alcuni
commentatori l’enciclica ha rappresentato un’involuzione antropologica
rispetto alla linea personalista del concilio Vaticano II, mentre per altri
vi si troverebbero problematiche ormai superate. Di diverso avviso
è Ramón Lucas Lucas, A cinquant’anni dall’Humanae vitae: la
questione antropologica rimane aperta.
La riflessione sul significato dell’amore coniugale rappresenta sicuramente
uno dei contributi più significativi di Humanae vitae. Nel
suo articolo: Significato unitivo e generativo dell’amore coniugale.
Per un’etica della responsabilità, Pietro Cognato entra nel vivo del
dibattito e propone un approccio fenomenologico-analitico come via per
rendere comprensibile la verità dell’amore coniugale, individuandone
gli addentellati con la fede cristiana. [...]