Indice
Michelle Becka – Felix Wilfred – Mile Babi,
Editoriale
Abstracts
I. Sicurezza umana. Contributi dalla teologia 25
1. Questioni fondamentali
1.1 Erny Gillen, Attribuire un peso etico alla sicurezza umana e renderla utilizzabile
sul piano politico
I/ Introduzione
II/ Crescere fra tensioni polari
1/ Il “complesso della sicurezza umana” nella tensione fra spazio e tempo
2/ Il “complesso della sicurezza umana” nella tensione fra unità e conflitto
3/ Il “complesso della sicurezza umana” nella tensione fra realtà e idea
4/ Il “complesso della sicurezza umana” nella tensione fra tutto e parte
III/ Conclusione
1.2 Regina Ammicht Quinn, «Forte rocca è il nostro Dio»:
necessità e limiti della sicurezza
I/ Sicurezza e religione
II/ La sicurezza: tre livelli di significato
III/ Ambivalenze della sicurezza
IV/ Assolutizzazione della sicurezza
V/ La buona sicurezza
VI/ Produrre buona sicurezza
VII/ La religione come guida per gestire l’insicurezza
2. Prospettive teologiche
2.1 Knut Wenzel, Fra paura e abbondanza.
Per una teologia del bisogno di sicurezza
I/ Bisogno e discorso
II/ Immaginazioni di sicurezza fra totalizzazione e decostruzione
1/ L’idea del cosmo
2/ Il concetto di creazione
III/ L’assolutismo dell’amore, il rischio della libertà e il superamento della sicurezza
2.2 Rainer Kessler, «Effetto della giustizia sarà la pace,
frutto del diritto sicurezza per sempre» (Is 32,17).
Sicurezza individuale e collettiva
alla luce della Bibbia ebraica . . . . . . . 62
I/ «La vita è sempre in pericolo di vita» (E. Kästner)
II/ «Riposerei in un luogo di riparo» (Sal 55,9)
III/ Nessuna sicurezza senza pace e giustizia
2.3 Matías Omar Ruz, Chiesa e sicurezza in Argentina.
Fluttuazioni di un legame controverso . . . . 73
I/ Introduzione
II/ Dottrina della sicurezza nazionale e cattolicesimo:
breve storia di una relazione dai frutti tragici
II/ Sicurezza, stato e chiesa in alcuni fatti recenti:
il caso del popolo mapuche e della riforma pensionistica
IV/ Riflessioni finali: sicurezza nazionale o sicurezza umana?
3. Insicurezza, povertà e violenza
3.1 Jojo M. Fung, Una teologia emergente della sicurezza umana: il contesto filippino
Introduzione
I/ Minacce alla sicurezza umana
II/ Critica dell’insicurezza umana e sviluppi
III/ Verso una teologia della sicurezza umana
Conclusione
3.2 Pilar Mendoza, Perdere ogni sicurezza.
Le migrazioni forzate in Colombia
I/ Introduzione
II/ Breve caratterizzazione delle migrazioni forzate
in Colombia
III/ La città, un luogo di rifugio
IV/ Gli sfollati per violenza come attori del cambiamento
3.3 Elias Opongo, Insicurezza e violenza: effetti sulla sicurezza degli individui
I/ Introduzione
II/ Concettualizzazione della sicurezza umana
III/ Violenza armata, instabilità e sicurezza umana
IV/ Conclusione
3.4 Michal Kaplánek, Da una discreta sicurezza ad una libertà insicura
I/ Nostalgia delle pentole della carne in Egitto
II/ Sicurezza della fede?
III/ Differenze di punti di vista tra i cristiani
IV/ Evangelizzazione: risposta ai bisogni spirituali dell’uomo di oggi
3.5 Jude Lal Fernando, Ripensare la sicurezza umana
nella Penisola coreana: mettere in pratica una pace giusta
I/ Introduzione
II/ Una fede che fa autocritica e la sicurezza umana
III/ Pace giusta come sicurezza umana
IV/ Lo sforzo della Corea del Nord e della Corea del Sud per una pace giusta
V/ Conclusioni
II. Forum teologico 135
1. Harald Meyer-Porzky, Ruth Pfau (1929-2017).
In memoriam
2. Bruno Demers, Claude Geffré (1926-2017),
domenicano, docente onorario dell’Institut Catholique.
In memoriam
I/ Teologo ermeneuta
II/ Teologo del pluralismo religioso
3. Solange Lefebvre – David Seljak,
Gregory Baum (1923-2017), pioniere dell’ecumenismo
e del dialogo. In memoriam
III. Rassegna bibliografica internazionale
_______________________________________________________________
Editoriale
Il concetto di “sicurezza umana” e la sua idea di fondo rimandano
al Rapporto UNDP sullo sviluppo umano del 1994, dal
titolo «New Dimensions of Human Security». Scopo di quel
rapporto era di intendere la sicurezza come sicurezza delle persone
e non degli stati o dei territori nazionali:
Per troppo tempo la nozione di sicurezza è stata concepita a partire
dal potenziale di conflittualità esistente tra gli stati. Per troppo
tempo la sicurezza è stata identificata con le minacce alle frontiere
di un paese. Per troppo tempo le nazioni si sono mosse alla ricerca
di armamenti per proteggere la loro sicurezza. Per molti oggi il
senso di insicurezza nasce invece da preoccupazioni riguardanti
la loro vita quotidiana, piuttosto che dal timore di un cataclisma
mondiale. La sicurezza del lavoro, la sicurezza del reddito, la
sicurezza sanitaria, la sicurezza ambientale, la sicurezza dal crimine:
sono queste le preoccupazioni emergenti in tema di sicurezza
umana in tutto il mondo1.
La “sicurezza umana” pone al centro non gli stati, ma le
persone, e mira alla loro sicurezza personale e alla loro libertà
individuale: richiede la libertà dalla paura (fear) e la libertà dal
bisogno (want). In questo risiede l’importante riconoscimento
che il senso di sicurezza delle persone è influenzato non solo
dalla paura di fronte alle minacce, dalla perdita o da un futuro
incerto, ma anche dal bisogno materiale – con tutti i fenomeni
concomitanti. La sicurezza umana nel senso del citato Rapporto
sullo sviluppo umano comprende infatti sette dimensioni: la
sicurezza economica, la sicurezza alimentare, la sicurezza sanitaria,
la sicurezza personale (nel senso della tutela dalla violenza
e da altre minacce), la sicurezza ambientale (come tutela
da catastrofi e minacce ambientali, quali la carenza di acqua
potabile, la desertificazione ecc.), la sicurezza della comunità
(comprendente la tutela nelle comunità e delle comunità) e
la sicurezza politica2. Essa richiede la difesa e la creazione di
quelle condizioni che rendono possibile l’organizzazione di
spazi di libertà e il dispiegamento delle competenze in questi
ambiti. Inoltre, date le interdipendenze e dati gli effetti globali
delle pratiche locali, essa può essere intesa soltanto in senso
globale, necessitando di corrispondenti sforzi politici a livello
internazionale.
Dal 1994 l’idea di sicurezza umana gioca, all’interno delle
Nazioni Unite, un ruolo rilevante. Nel 2001 è stata istituita una
commissione per la sicurezza umana, che formula suggerimenti
per la sua difesa dalle minacce, poi concretizzati e sviluppati
in ulteriori commissioni e gruppi di lavoro. Nel 2012 l’Assemblea
generale ha poi emanato una risoluzione (66/290) sulla
sicurezza umana, nella cui nozione include fra l’altro
il diritto delle persone a vivere in libertà e dignità, affrancate da
povertà e disperazione. Tutti gli individui, in particolare quelli
vulnerabili, hanno titolo alla libertà dalla paura e alla libertà dal
bisogno, con una pari opportunità di godere di tutti i diritti e di
sviluppare pienamente il loro potenziale umano.
Su questa base la sicurezza umana viene definita sia come
tutela complessiva centrata sulla persona, legata al contesto
specifico e orientata alla prevenzione, sia come stimolo alla
presa di coscienza (empowerment) per i singoli e per le comunità.
In questo la sicurezza umana appare inscindibilmente connessa
alla pace, allo sviluppo e ai diritti umani. La risoluzione
sottolinea la responsabilità primaria degli stati, da collocarsiperò in
un sistema di collaborazione e cooperazione della comunità
internazionale.
Una ridefinizione del concetto di sicurezza, come quella
compiuta dalle Nazioni Unite, era sensata e necessaria, perché
tiene conto della varietà e della complessità dei bisogni di
sicurezza e delle minacce alla sicurezza, ponendo al centro la
persona. E tuttavia questo concetto sensato e dominante all’interno
dell’ONU sembra essere stato poco efficace nel concreto.
A ormai venticinque anni dalla pubblicazione di quel Rapporto
sullo sviluppo umano, questo fascicolo vuole riprendere
il tema, mettendo in rilievo nuovi aspetti e discutendolo nuovamente
nel contesto della teologia. Una rinnovata riflessione
sulla sicurezza sembra necessaria, poiché il mondo e il giudizio
sulla sicurezza – anche in conseguenza dell’11 settembre 2001,
ma non solo – si sono fortemente modificati nei due decenni
passati. Vi contribuisce anche il dato di fatto che l’insicurezza
per le preoccupazioni della vita quotidiana e quella causata da
una situazione mondiale caratterizzata da frequenti eventi catastrofici,
secondo la distinzione proposta – a ragione o a torto
– nella precedente citazione dal Rapporto UNDP, non sono praticamente
più separabili. Ciò d’altra parte sembra essere oggi
sempre più funzionale agli stati come legittimazione a pensare
con le categorie della sicurezza nazionale: di fronte a minacce
vere e presunte, il discorso della sicurezza è onnipresente ed
è funzionale all’evidente giustificazione della limitazione dei
diritti alla libertà o dell’uso della violenza. Questa tuttavia non
può essere la strada giusta. Ma che vi sia un legittimo bisogno
di sicurezza è difficile da negare.
La sicurezza resta un concetto ambivalente e diversamente
interpretabile. Un confronto approfondito con ciò che la sicurezza
umana è o dovrebbe essere è pertanto necessario.
I contributi raccolti in questa pubblicazione scelgono approcci
molti diversi al tema, intendendo la stessa “sicurezza
umana” in modi differenti. Alcuni contributi si confrontano
esplicitamente con la nozione di “sicurezza umana” proposta
dalle Nazioni Unite – delineando un ulteriore sviluppo che
parte da una previa approvazione o da un confronto critico con
quella nozione; altri riflettono sulla sicurezza prescindendo
piuttosto da quella formulazione. Pur con tutta la feconda [...]