EDITORIALE
La fede, tra ragione ed emozione
«Con il cuore infatti si crede»
(Rm 10,10)
Per molti, credenti e non credenti, la fede è anzitutto un insieme di conoscenze, una realtà in rapporto con la sola sfera intellettiva, un «edificio» che poggia esclusivamente sul ragionamento attorno alla trascendenza. Il mondo delle emozioni, invece, è percepito come un elemento accessorio, spesso anche come una potenziale minaccia alla solidità della fede, un fattore di disturbo che può introdurre incertezza e “volatilità” nel rapporto con Dio, improntato al rispetto rigoroso di una dottrina assoluta, cioè svincolata da tutto ciò che è mutevole e cangiante, come il vissuto emotivo.
Se, però, poniamo attenzione alla dimensione esperienziale della fede, diversi sono gli aspetti su cui concentrare la riflessione. In particolare, non si può fare a meno di notare che il vissuto emotivo gioca un ruolo significativo nella vita del credente, perché la fede non è riconducibile solo a rielaborazioni mentali, ma si nutre di ricordi, eventi, parole incisive, relazioni dinamiche. Gli studiosi sottolineano, infatti, che il credere non appartiene solo all’ordine degli eventi puramente intellettivi (intellectus fidei), ma coinvolge anche i sensi spirituali, seguendo una logica affettiva e dinamica che trova il suo primo e naturale sviluppo nell’intimo della coscienza (affectus fidei).
Anche nella sacra Scrittura e nelle azioni liturgiche, l’atto di fede – al suo nascere, come nel suo perdurare nel tempo e nelle prove – è strettamente associato all’esperienza sensoriale: il sentire, l’ascoltare, il toccare hanno un impatto diretto sul vissuto emotivo dell’uomo chiamato a prestare l’omaggio della propria fede al mistero che si rivela. Ci si chiede: il vissuto interiore, mediante i sentimenti e le emozioni che lo connotano, conferendo colore e calore alla fede nelle sue espressioni, come può contribuire a una crescita ordinata e armoniosa della coscienza credente? Ancora: è possibile un dialogo fecondo tra la fede, resa attenta e sensibile dalla qualità dell’affectus, e la sfera della real-tà materiale che “colpisce” il soggetto, provocandolo a una reazione, secondo lo stile proprio del credente?
Il fascicolo intende rispondere a questi e ad altri interrogativi che nascono dalla riflessione sul vissuto emotivo dell’esperienza di fede, proponendo ai lettori un itinerario interdisciplinare, con l’auspicio che esso rappresenti anche un percorso di approfondimento di una «questione tanto intrigante quanto intricata» (L. Girardi). Il fascicolo accoglie i contributi di diversi studiosi, proposti in occasione del corso Credere con passione. Esperienza di fede e vissuto emotivo. Il corso, realizzato a cura dell’Istituto Teologico «S. Antonio Dottore» di Padova, si è svolto presso la Casa di Spiritualità dei Santuari Antoniani di Camposampiero (Padova), dal 26 al 28 giugno 2015. Agli organizzatori, la sentita gratitudine della nostra rivista.
Il fascicolo si apre con il contributo di Dario Ventura, Incontrare il sacro tra meraviglia, eros e bellezza. A partire dall’evento cristologico e muovendosi attraverso la filosofia, la letteratura e la storia delle religioni, l’autore riflette su una convinzione che da sempre accompagna l’esperienza di ogni credente: la possibilità di riconoscere nella forma sensibile del mondo le tracce della presenza di Dio e dello Spirito creatore.
Il secondo articolo, Credere con passione. Esperienza di fede e vissuto emotivo, studia il rapporto tra emozione, sentimento ed esperienza religiosa, insieme al ruolo che l’emozione svolge nella formazione di una coscienza di fede. Antonio Bertazzo ricorda che il credere non riguarda soltanto la sfera razionale né si riduce alla sola morale, ma già nel suo nascere coinvolge la dinamica affettiva, le emozioni, i sentimenti.
Nella sua riflessione, Emozione, tra antropologia e teologia, Giorgio Bonaccorso considera tre dimensioni dell’esperienza religiosa: il sacro, il mito, il rito. Si tratta di fattori fondamentali che l’autore coglie nel loro rapporto con la dinamica emotiva del soggetto, superando una concezione «problematica», retaggio della tradizione occidentale (e non solo), secondo cui l’emozione mal si concilia con la dimensione noetica ed etica. La Sacra Scrittura e la tradizione liturgica concordano, invece, nell’apprezzamento del legame tra fede ed emozioni.
La «febbre ardente» del sentire religioso. L’attualità di William James propone la rilettura di una delle opere più significative del noto filosofo e psicologo statunitense: Le varie forme dell’esperienza religiosa. Per Valerio Bortolin, benché datata (fu data alle stampe nel 1902) e segnata da prospettive spesso unilaterali, l’opera di W. James (1842-1910) ha il merito di indicare al nostro tempo – e alla chiesa di oggi – l’esigenza di una religione fondata sull’autenticità, insieme alla convinta valorizzazione del carattere personale di una fede chiamata ormai a esprimersi «nella febbre ardente dell’individuale sentire religioso e non in scialbe abitudini».
Nel suo contributo: L’esperienza biblica. L’emozione di credere, Roberta Ronchiato pone in rilievo il ruolo fondamentale che le Scritture riconoscono al rapporto tra emozioni e fede, sia alla sua origine come nel suo perdurare. Attraverso lo studio di alcuni passi dell’Antico e del Nuovo Testamento, si coglie la peculiare sensibilità degli autori sacri che – diversamente dall’uomo contemporaneo – non conoscono la dicotomia «affetti-ragione», ma fanno del cuore tanto il «luogo» delle emozioni che la sede del raziocinio.
Di taglio cristologico è lo studio di Gilberto Depeder: «Un corpo mi hai preparato» (Eb 10,5). Affetto e obbedienza filiali in Gesù di Nazaret. La ricerca si focalizza sull’esperienza religiosa di Gesù, un aspetto che la recente indagine teologica ha rivalutato, anche alla luce di un approccio fenomenologico in cristologia. L’offerta e il sacrificio di Gesù per gli uomini («questo è il mio corpo... per voi») non si comprendono se non a partire dal suo radicarsi nell’amore del Padre, in una relazione totalizzante, nella quale egli era pienamente coinvolto, in termini di affetto e obbedienza filiali.
«Il credere è qualcosa che “ci” tocca, è affectus in senso letterale». È quanto sostiene Andrea Toniolo nel suo articolo Credere con passione. Emozioni e ragioni della fede. Nell’esperienza del credente, il nesso tra il mondo delle emozioni e la sfera della ragione è intrinseco alla dinamica della fede: pathos e logos si devono distinguere, ma non si possono separare, pena una fede priva di corpo, astratta e senza alcuna incidenza sulla realtà. Solo una fede «sentita» genera vita e significato.
Luogo privilegiato in cui si esprime e alimenta la fede è la liturgia. Anche in questo ambito, però, il vissuto emotivo non ha sempre ricevuto la dovuta considerazione; anzi, non di rado, il mondo delle emozioni è stato emarginato, riducendo la partecipazione all’azione liturgica a un mero adempimento precettistico e formale. Luigi Girardi in Liturgia e partecipazione emotiva sottolinea come il coinvolgimento partecipativo dei fedeli sia strettamente legato al recupero di un corretto rapporto con la dimensione emotiva. Solo così la liturgia può tornare a essere «la prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano» (SC 14).
L’ultimo contributo si intitola Con «la vera carne della nostra umanità e fragilità» (2Lf 4). L’itinerario dei sensi spirituali nella prospettiva francescana. Marzia Ceschia si concentra sul vissuto emotivo di Francesco d’Assisi e di due sue discepole: Chiara d’Assisi e Angela da Foligno. Nella reciprocità tra cognitio e affectus, la via francescana si presenta come autentica sapientia cordis, in cui l’umanità di Cristo diviene modello e paradigma per il credente, plasmandone il «sentire», fino a fargli esclamare: «Per me vivere è Cristo» (Fil 1,21).
Nella Documentazione, a cura di Antonio Bertazzo, sono presentati alcuni testi tratti da Pensieri e parole di Charles de Foucauld, da cui emerge la fede, vissuta con passione, nel pieno coinvolgimento di pensiero, affetti e azione, di un uomo totalmente immedesimato nel Cristo vivente, principio unico e personale della sua esperienza di credente.
Sempre a cura di Antonio Bertazzo, completa il fascicolo l’Invito alla lettura, una guida preziosa nella vasta bibliografia sui temi trattati.
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