EDITORIALE
Fanciulli, famiglia, eucaristia: tre
parole che nella pastorale della chiesa
sono correlate e interdipendenti più di
quanto abitualmente si pensi. La crisi
della famiglia è la crisi della chiesa. Infatti
nel Nuovo Testamento la famiglia
è considerata la «chiesa che si riunisce
nella casa» (cfr. 1 Cor 16,19; Rm 16,5;
Col 14,15). Non solo, ma la famiglia è
anche la prima sede della celebrazione
eucaristica, cioè «della presenza di Cristo
seduto alla stessa mensa» (Amoris
laetitia, n. 15). La famiglia è, pertanto,
pure la prima sede della trasmissione
della fede ai figli, «è il luogo dove i genitori
diventano i primi maestri della fede
per i loro figli» (Amoris laetitia, n. 16).
A questa immagine biblica della famiglia,
cioè a questo progetto di Dio sulla
famiglia che noi siamo chiamati a realizzare,
quale concreta situazione corrisponde?
Ci sembra di parlare di un
altro pianeta. Come la pastorale tiene
veramente presente questo ideale e le
mutate situazioni della nostra società?
Non c’è forse il rischio di esaurire le
energie pastorali delle nostre comunità
nel continuare a proporre con zelo
e tenace insistenza attività e schemi
pastorali che non si armonizzano più
con gli stili di vita, né con i diversi linguaggi
del nostro tempo?
La catechesi ai fanciulli può essere
assunta come una cartina di tornasole
per verificare le contraddizioni dell’odierna
pastorale che dovrebbe tenere
strettamente uniti fanciulli, famiglia
ed eucaristia. Ci si rende sempre
più conto che la tradizionale ‘ora di
catechismo’ settimanale per il completamento
dell’iniziazione cristiana
dei fanciulli e dei ragazzi dai sette ai
quattordici anni, non sembra affatto
produrre i frutti tanto sperati. Da oltre
mezzo secolo ci si lamenta, e con
ragione, che dopo il completamento
dell’iniziazione cristiana i ragazzi,
pienamente ‘introdotti’ nella chiesa,
per la stragrande maggioranza paradossalmente
scompaiono… E con
loro anche quei genitori che durante
gli anni di catechismo si erano resi abbastanza
presenti sia agli incontri di
formazione sia all’assemblea eucaristica
domenicale. Se poi qualche parroco,
con tanto zelo e tanta speranza, ha
pensato di collocare l’ora settimanale
di catechismo la domenica mattina
così da favorire (o costringere?) genitori
e figli a partecipare alla messa
domenicale, sembra che la medicina
sia risultata sovente poco efficace se
non addirittura peggiore della malattia
da curare. Infatti, il catechismo rischia
in tal modo di apparire una specie di
subdolo ricatto. Chi ricorda ancora la
ricorrente esortazione che almeno da
alcuni decenni sollecita una profonda
«conversione pastorale» (cfr. Comunicare
il vangelo in un modo che cambia, n.
46)? Conversione che non può prescindere
dall’esperienza dell’eucaristia
domenicale, vertice di quella liturgia
che è «luogo educativo e rivelativo» della
fede, della chiesa e dell’identità del
cristiano (cfr. ibid., n. 47).
Pertanto, questo numero della nostra
rivista, come mostra la stessa
sequenza degli argomenti affrontati,
pone alcuni interrogativi per orientare
una più radicale riflessione sull’iniziazione
cristiana dei fanciulli a partire
dalla loro progressiva partecipazione
all’assemblea eucaristica domenicale.
L’iniziazione cristiana è fondamentalmente
iniziazione all’eucaristia, come
dimostra l’originaria successione dei
tre sacramenti. Per questo la graduale
e attiva partecipazione dei fanciulli
alla messa è più importante dell’ora di
catechismo. Come attuare questo fondamentale
itinerario di carattere esperienziale?
Non si tratta di cambiare la
messa e tanto meno di infantilizzarla
come purtroppo talvolta succede in
tutta buona fede. Fin dal 1975 la Congregazione
per il culto divino ha emanato
un Direttorio, quale appendice
autorevole del Messale Romano, per la
celebrazione della messa con fanciulli.
In esso si offrono ampie possibilità
di adattamento per quanto riguarda
i testi, i gesti, gli atteggiamenti e gli
elementi visivi. È, tuttavia, opportuno
tenere ben presente che il Direttorio
distingue le messe celebrate nei giorni
feriali, con finalità propedeutiche, dalla
messa domenicale dove i fanciulli,
previamente formati, partecipano insieme
agli adulti alla messa della comunità.
Distinzione di cui non sempre
si è tenuto sufficientemente conto con
il rischio di infantilizzare tutto il rito.
Presentiamo quindi alcune esperienze,
italiane ed estere, per la preparazione
dei fanciulli e dei ragazzi a
un’attiva e consapevole partecipazione
alla messa. Sono tentativi e, come
tali, non privi di aspetti discutibili, ma
che possono suggerire nuove esperienze
in questo settore.
Alcuni interventi allargano lo sguardo
al linguaggio simbolico che non riguarda
solo i fanciulli, ma anche gli
adulti. Siamo proprio sicuri che certi
riti e certi simboli dicano ai cristiani
di oggi quello che dicevano ai cristiani
del primo millennio o dell’epoca barocca?
Da quale età è bene che i fanciulli
prendano parte alla messa con
gli adulti e a quali condizioni? Le problematiche
pastorali che riguardano lo
stretto e inscindibile rapporto tra fanciulli,
famiglia ed eucaristia non sono
presenti solo nel mondo cattolico, ma
anche nelle comunità ortodosse ed
evangeliche come dimostrano le testimonianze
riportate. Come sempre
la nostra rivista, oltre a favorire l’approfondimento
del tema, offre anche
sussidi pratici per cercare di dare una
risposta ai tanti interrogativi. La pastorale
è sempre e fondamentalmente ricerca.
È la dinamica dell’incarnazione.
Silvano Sirboni