Estratto
La dignità sta alla base del rispetto dei diritti dell’uomo e quindi della legislazione di molti Stati democratici. Il saggio mira ad una sintesi sistematica alla luce della Scrittura e del Magistero (specie del Vaticano II e di s. Giovanni Paolo II), per dimostrare l’importanza di tale nozione nella fede cristiana. Il punto iniziale è la dottrina della creazione (protologia) con l’affermazione del binomio “creaturalità trascendente” e “responsabilità etica” della persona. Il ché trova riscontro in altre religioni e nella migliore riflessione etica laica (Kant). Sul piano prettamente cristiano (soteriologia), si distingue un triplice livello di dignità: ontologico (figliolanza), etico (santità) ed escatologico (gloria). Si evidenzia pure il paradosso della redenzione attraverso la Croce in cui si palesa il “grande prezzo” con cui Dio ha stimato l’essere umano. Il saggio propone infine alcune “Tesi sistematiche” in cui, tra l’altro, si propone di definire la dignità come “sacralità e santità”, additando la suprema attestazione della propria dignità etica nel potere/dovere tutelare la dignità di chi non la può rivendicare, mediante la compassione, la misericordia e la cura ecologica.
Parole chiave:
Dignità; umana; creazione; Fede cristiana; adozione filiale; redenzione; sacralità; santità; natura; grazia; gloria; protologia; soteriologia
Abstract
Dignity is the foundation of human rights and therefore is basic for the legislation of democratic states. This essay, based on Scripture and the Magisterium (with special regard to conciliar texts and those of St. John Paul II), shows the central place of this topic in Christian faith. In fact, the entire Catholic creed is a powerful statement reinforcing human dignity. The starting point (protology) is the creatural and ethical dignity of the person, which is shared also by other religions as by the best ethical tradition (Kant). In Christian soteriology we can distinguish a threefold dignity: ontological, ethical and eschatological (Filiation – Holiness - Glory). The paradox revealed by redemption through the Cross is also stressed. The essay offers some synthetic theses, which among other things, define dignity as sacredness and holiness according to which the supreme manifestation of one’s own (ethical) dignity consists in protecting and saving the (ontological) dignity of those who apparently cannot claim it. This happens through compassion, mercy and ecological care.
Keywords:
Human Dignity; Christian Faith; Creation; Filial Adoption; Redemption; Nature; Grace; Glory; Sacredness; Holiness; Protology; Soteriology
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«In realtà, quel profondo stupore riguardo al valore e alla dignità dell’uomo si chiama Vangelo, cioè la buona novella. Si chiama anche cristianesimo». «Il Vangelo dell’amore di Dio per l’uomo, il Vangelo della dignità della persona e il Vangelo della vita sono un unico e indivisibile Vangelo»
(Giovanni Paolo II, RH [1979] 10b; Id., EV [1995] 2).
«Coloro che s’impegnano nella difesa della dignità delle persone possono trovare nella fede cristiana le ragioni più profonde per tale impegno»
(Francesco, LS [2015] 65).
Valore intrinseco e inalienabile della persona, “diritto ad avere diritti” (H. Arendt), la dignità1 sta al centro degli interessi di filosofi, giuristi e teologi; essa è non solo nozione centrale e per così dire “culminante” dell’antropologia, ma anche principale fonte di legittimazione del rispetto dei diritti umani e quindi fondamento della legislazione di molti Stati contemporanei e organismi internazionali2.
D’altra parte, non va ignorato che oggi, da vari ambienti, la rilevanza se non il concetto stesso della dignità siano messi in discussione3. Eppure la riaffermazione e fondazione di questo valore pare imprescindibile anche in vista di una promozione di quel “nuovo umanesimo” del quale si avverte nei nostri giorni una urgente necessità4. Risulta quindi utile tentare di cogliere, in modo sintetico e sistematico, l’essenza della dignità umana, così come viene proposta dalla dottrina cattolica. In ambito cristiano infatti, tale questione si riscontra a 360° della dottrina della fede e della prassi della chiesa. Parafrasando un importante numero del Catechismo della chiesa cattolica (= CCC) dedicato al problema del male (cf. n. 309) si potrebbe dire che «non c’è un punto del messaggio cristiano che non sia, per un certo aspetto, una affermazione della dignità della persona umana».
Nostro intento è quindi di giustificare la dignità come irrinunciabile principio antropologico con ricadute etiche, sociali e giuridiche indicando quanto la fede cristiana aiuti a fondarlo nella teoria per poi tutelarlo nella prassi.
Dopo una breve introduzione in chiave storica (§ 0), distingueremo il contributo al pensiero della dignità umana offerto dalla protologia (§ 1) e poi dalla soteriologia cristiane (§ 2). Concluderemo offrendo alcune tesi sintetiche (§ 3). Proprio secondo l’esergo tratto dalla Laudato si’ (n. 65), la fede nell’amore di Dio per l’umanità (agapê / philanthropia, cf. Tt 3,4) si rivelerà essere la massima attestazione della dignità come sacralità e intangibilità nonché il più forte movente per la sua concreta valorizzazione.
0. Umanesimo cristiano e approdi magisteriali
L’argomento della dignità umana ha radici nella filosofia antica (specie
platonismo e stoicismo) e nella rivelazione biblica; esso cresce nell’humus
patristico e medievale che vedeva l’uomo come capax Dei (Ireneo), fatto per
Dio («fecisti nos ad Te»; s. Agostino); posto “in tanta dignità” dall’“amore
inestimabile” di un Dio “innamorato” che lo vuole partecipe del “suo Bene
eterno” (s. Caterina da Siena)5. Esso fiorisce però, come esplicito tema dottrinale,
con il cosiddetto Umanesimo cristiano tra XV e XVI secoli; umanesimo,
in verità, tanto prossimo alla visione degli antichi autori alessandrini (Filone,
Origene, Clemente) e poi felicemente ripreso dalla Nouvelle Théologie e dal
Concilio Vaticano II.
Pico della Mirandola († 1494), che ambiva a conciliare ellenismo e sapienza
biblica, scorgeva il fulcro della dignità umana nella libertà che ha
l’uomo di giungere all’assimilazione con Dio: «medium mundi […] ut tui
ipsius quasi arbitrarius honorariusque plastes et fictor, in quam malueris tute
formam effingas». Interprete della natura mediante i suoi sensi e la sua intelligenza,
l’uomo è posto nell’universo per intuirne la razionalità (ratio), per
amarne la bellezza (pulchritudo) e per ammirarne la grandezza (magnitudo)6.
Certo la “camaleontica” capacitas di cui è provvisto l’uomo – e che lo rende
come ricettacolo di ogni semente (omnifaria semina) – ne attesta già un’incomparabile
nobiltà rispetto alle altre creature naturalmente condizionate.
Ma la vera dignità si palesa quando l’uomo mette in atto la sua straordinaria
potenzialità, ossia quando i germi da lui posseduti giungono a frutto nella
divinizzazione, ossia nell’unione con Dio: «E se di nessuna creatura rimarrà
pago, rientrerà nel centro della sua unità, e lo spirito, fatto uno con Dio, verrà
assunto nell’umbratile solitudine del Padre che s’aderge sempre al di sopra di
ogni cosa» (l. 31).