Estratto
Alla luce di una sintetica disamina delle differenti linee di interpretazione della Lumen gentium emerse durante il periodo postconciliare, l’Autore riflette sull’attualità della costituzione, intravedendola non tanto nelle singole prese di posizione o nelle formulazioni del documento quanto piuttosto nell’impostazione di fondo delle sue principali idee e intuizioni. Si parte dal presupposto che tale impostazione – da considerare una sorta di “ecclesiologia fondamentale” – si stagli con sufficiente chiarezza quando la dottrina del Vaticano II viene interpretata nell’orizzonte del dinamico fundamentum fidei: l’autorivelazione di Dio triuno in Gesù Cristo (cfr. DV). Facendo riferimento a K. Rahner, in particolare alla sua ermeneutica del “simbolo reale” riferito al Cristo e alla Chiesa, l’Autore mette in luce come una conseguente interpretazione teologico-fondamentale della Lumen gentium, svolta alla luce della verità della Rivelazione trinitaria, sia in grado di continuare a stimolare l’attuale ricerca ecclesiologica, spingendola verso nuovi promettenti sviluppi.
Parole chiave:
Concilio Vaticano II; Lumen gentium; Dei Verbum; Teologia della Rivelazione; Simbolo reale; Karl Rahner
Abstract
In the light of a synthetic analysis of the different lines of interpretation of Lumen gentium that have emerged during the post-conciliar period, the Author reflects on the relevance of the Constitution not so much by taking into account the individual positions assumed by the document, or the various formulations within it, as much as the fundamental perspective offered by its principle ideas and intuitions. Basic to this approach is the presupposition that this foundational perspective – which can be considered as a kind of “fundamental ecclesiology” – stands out with sufficient clarity when the teaching of Vatican II is interpreted against the horizon of a dynamic fundamentum fidei: the self-revelation of the triune God in Jesus Christ (cfr. Dei Verbum). By referring to K. Rahner, in particular to his hermeneutic of the “Real Symbol” with reference to Christ and the Church, the Author demonstrates how a consequential fundamental theological interpretation of Lumen gentium, attentive to the truth of trinitarian Revelation, continues to stimulate current ecclesiological research, advancing it toward new, promising developments.
Keywords:
Second Vatican Council; Lumen gentium; Dei Verbum; Theology of Revelation; Real symbol; Karl Rahner
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1. La questione dell’attualità della costituzione
I cinquant’anni di ricezione del Vaticano II attestano che la Lumen gentium è uno dei documenti più studiati e più discussi dell’intero corpus dei testi conciliari. Il che non sorprende, trattandosi di una delle quattro costituzioni elaborate e approvate durante «un concilio eminentemente ecclesiologico»2. Il Vaticano II è stato, infatti, «un concilio della chiesa sulla chiesa»3, essendo stata proprio questa sia il soggetto che l’oggetto di autorevoli enunciati dei padri conciliari4.
La storia della ricezione della Lumen gentium5 è caratterizzata dall’intrecciarsi e contrastarsi di differenti e, in certi casi, antitetiche prospettive di interpretazione, ma anche dalla permanente e simultanea presenza di differenti soggetti e ambienti di azione interpretativa. Quanto alla differenza delle prospettive, essa si è potuta notare anche recentemente in occasione del di battito sul Vaticano II come concilio di rottura o di continuità con la tradizione della chiesa6, durante il quale la Lumen gentium, assieme a qualche altro documento conciliare, fungeva da corpus delicti di primaria importanza. La costituzione veniva considerata, da parte di alcuni teologi e storici, un testo di rottura, contenente un’ecclesiologia totalmente nuova, del tutto diversa rispetto al passato; altri studiosi invece la classificavano come un documento di ininterrotta continuità dottrinale, al punto da poterla persino considerare una sorta di prolungamento dell’ecclesiologia del Concilio di Trento e del Vaticano I. Ai poli più estremi di tali divergenti posizioni si sono collocati coloro che affermano, chi con soddisfazione, chi con critica e disapprovazione, che la Lumen gentium rappresenti una linea di confine che taglia in due la dottrina cattolico-romana, dividendola tra il prima e il dopo, tra una versione passata e una versione attuale; ma anche coloro che tengono a ribadire che ogni nuova interpretazione della costituzione dovrebbe essere sottoposta al giudizio correttivo della dottrina sulla chiesa portata avanti, senza alcun cambiamento, dai concili e dai pontefici antecedenti al Vaticano II.
Quanto alla presenza di differenti soggetti e ambienti di azione interpretativa, va ricordato che la ricezione della Lumen gentium ha visto e continua a vedere impegnati, simultaneamente, il Magistero pontificio (con gli ausiliari, tra cui la Congregazione per la Dottrina della fede e la Commissione teologica internazionale), i teologi cattolici e quelli di altre confessioni, le commissioni miste del dialogo ecumenico, nonché gli ambienti rappresentati dalle esperienze ecclesiali promosse dai movimenti ecclesiali7 e, prima ancora, da alcune chiese particolari (nazionali e continentali)8 che, in misura non indifferente, hanno contribuito e tuttora contribuiscono alla maturazione di originali e valide scelte interpretative.
Ormai da mezzo secolo ogni capitolo della costituzione è stato e continua a essere oggetto di minuziose analisi e di numerosi interventi interpretativi da parte di tutti i suddetti soggetti, i quali, rivestiti di sensibilità teologiche non univoche, hanno individuato nel corpo delle formulazioni della Lumen gentium temi, idee e affermazioni che, alcuni subito altri con il passare del tempo, si sono profilati quali vere e proprie quaestiones disputatae e, con ciò, quali grandi e praticamente permanenti cantieri di lavoro. Si pensi, ad esempio, all’idea della chiesa descritta al n. 8 della costituzione con l’utilizzo della locuzione subsistit in; al tema del rapporto tra laici e chierici inscritto, al n. 10, nella cornice della relazione di unità nella differenza tra sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale; al tema extra Ecclesiam nulla salus sviluppato, ai nn. 14-16, nell’orizzonte dell’idea dell’ordinatio ad populum Dei dei non cattolici; al tema del rapporto tra romano pontefice e vescovi inserito, al n. 22, nel contesto della trattazione sul collegio episcopale; al tema, al n. 23, del rapporto tra chiesa universale e chiese particolari (o locali), e via discorrendo.