Per un nuovo umanesimo in Gesù Cristo
Quest’anno rivisiteremo i ‘cinque verbi’ di Firenze per ritrovare il ‘gusto per l’umano’ anche
celebrando: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Una rubrica, declinata per
ogni numero, non dimenticherà l’anno giubilare della misericordia. Come sempre il primo
numero fa da grande editoriale a tutta l’annata.
Studi
L. Margaria, Il nuovo umanesimo è linguaggio della gratuità
Nel contesto attuale dove sembra che la questione dell’uomo non riesca più a dire la sua peculiarità
rispetto all’unica logica di mercato, la tematica della gratuità rivela una prospettiva nuova all’interno
della quale poter coniugare un discorso sull’uomo e del suo rapporto con il mondo. La proposta filosofica
di Jean-Luc Marion, che pone come fondamento della realtà il binomio riduzione-donazione, può
essere un modo per giustificare e dare spessore al linguaggio della gratuità come novità colta dal e per
l’uomo, evitandole di diventare un semplice richiamo emotivo-sentimentale.
J.-L. Souletie, La liturgia o l’accesso alla libertà ricreata
Il mistero della Pasqua è attualizzato al centro di ogni liturgia (SC 2). Esso replica la situazione di
rivelazione: Dio chiama e l’uomo risponde come libero soggetto davanti al suo volto, senza cessare di
essere solidale con la comune umanità. La liturgia è così un esercizio di discernimento della parola che
non mente nel dare forma concreta alla fede pasquale. Essa contiene allora un potenziale etico al centro
della sua azione teandrica.
A. Grillo, Umanità e sacramentalità della liturgia
La liturgia è stata riscoperta nel xix-xx secolo mediante un profondo ripensamento della teologia in
rapporto alle nuove ‘scienze umane’. Non si è trattato semplicemente di una lettura della teologia alla
luce del ‘sacro’, ma piuttosto di una reinterpretazione profonda della tradizione cultuale in rapporto al
suo significato teologico e spirituale. Ne è derivata una serie di ‘parole-chiave’ a livello di contenuti e di
forme che hanno riletto in profondità l’azione di culto e il suo senso per la fede.
S. Sirboni, Una pastorale liturgica per un nuovo umanesimo
Gesù ha rivelato Dio attraverso la sua ‘scandalosa’ umanità. Il discepolo, il cristiano, è chiamato, sulle
orme di Cristo, ad essere testimone dell’Invisibile con la propria umanità. La pastorale liturgica non ha
lo scopo di ‘intrattenere’ i fedeli come se fossero clienti di ‘cerimonie religiose’, ma di favorire l’azione
dello Spirito Santo che conforma l’essere umano all’uomo Gesù, nuovo e vero Adamo. Ciò avviene
nella misura in cui la celebrazione liturgica è anche esperienza e scuola di umanità.
M. Guasco, Il ruolo del ‘rito’ per la formazione della persona
Il rito e il suo significato, uno degli aspetti più importanti nella liturgia, ha sempre rappresentato un elemento
molto importante nella vita della persona. Alcuni esempi desunti dalla storia ci ricordano quanto
influisca il rito nella formazione della persona, anche per inserirla in una storia e in una tradizione, delle
quali la persona stessa spesso non è neppure consapevole.
Temi pastorali
D. Ricca, Celebrare in carcere: esperienze di umanizzazione attraverso liturgia e carità
In ogni iniziativa di recupero e promozione della persona in certe condizioni, si annuncia e si realizza
la salvezza che sarà esplicitata a mano a mano che i soggetti se ne rendono capaci. La messa in carcere
non ci rende più buoni o cristiani migliori, ma ci rende uomini e donne più veri, nella misura in cui impariamo
ad accogliere l’altro, fuori o dentro quelle mura, guardandolo negli occhi, riscoprendoci noi, in
primo luogo, peccatori amati; a quel punto capaci di tendere la mando ad altri.
Schede per la formazione
C. Doglio, Uomo nuovo, culto, santità
Due schede propongono un percorso biblico-catechistico per incontri formativi, per adulti e catechisti:
il primo aiuta a riflettere sul tema della novità dell’uomo in Cristo secondo alcune espressioni presenti
nella lettera agli Efesini, mentre il secondo precisa l’impostazione cristiana del culto e della santità, delineando
il ragionamento centrale della lettera agli Ebrei .
G. Venturi, La presentazione dei doni.
Dalla teatralità all’educazione alla oblatività
L’autore analizza la dinamica dell’offrire nel comune modo di agire per arrivare a interpretare la dinamica
e il senso proprio che assume nel rito della messa la presentazione dei doni. Specificando il
significato dei doni del pane e del vino si comprende che i doni posti sull’altare sono ‘in attesa di divenire’,
per cui questo rito costituisce il primo momento del mistero dell’offrire/sacrificare. Tutti gli altri
cosiddetti doni, aggiunti e portati all’altare con una certa teatralità, oscurano l’espressività dei veri doni.
Anno santo
S. Morra, Gente che benedice: la categoria teologica di misericordia
Parlare di misericordia porta con sé il rischio della riduzione a una comprensione del tema puramente
spirituale, interiore, morale, quasi un atteggiamento di bontà un po’ ingenua. Invece la misericordia,
nel solco del magistero di papa Francesco, è una categoria profondamente significativa, una categoria
che impone ripensamenti strutturali oltre che personali, una linea guida della riforma della chiesa e
della vita cristiana che molti si augurano.
Sussidi e testi
D. Piazzi, Persone nuove, risorte come Lazzaro
D. Piazzi, In Cristo Gesù un nuovo umanesimo
G. Cavagnoli, Sacramento della Penitenza. Schemi per l’esame di coscienza
Santa Sede
Congregazione per il Culto Divino, Decreto In Missa in cena Domini