EDITORIALE
Se apriamo la nostra Bibbia nella pagina dell’indice, ci accorgiamo subito che del Nuovo Testamento fanno parte 27 libri: i vangeli, gli Atti degli Apostoli, le lettere di Paolo, la lettera agli Ebrei, le lettere cattoliche (Giacomo, Pietro, Giovanni e Giuda) e l’Apocalisse. La discussione che ha portato al capitolo quinto della Dei Verbum si è però soffermata quasi esclusivamente sui vangeli, e più precisamente sulla loro storicità (Riccardo Saccenti). Non ci stupiamo di questa attenzione particolare, visto che DV 18 afferma: «A nessuno sfugge che tra tutte le Scritture, anche del Nuovo Testamento, i Vangeli meritatamente eccellono, in quanto sono la principale testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo incarnato, nostro Salvatore».
Come già nei precedenti fascicoli di quest’annata dedicata alla Dei Verbum, i primi articoli (dopo quello sulla storia del testo) li abbiamo dedicati ad approfondire tre espressioni bibliche citate dal testo conciliare. La prima si trova in DV 17 e richiama Rm 1,16: la parola di Dio è «potenza divina per la salvezza di chiunque crede». Va intesa nel senso che la Parola con la “p” maiuscola, proprio perché divina, ha in sé una forza che agisce; sia nel senso che realizza quanto dice (nella persona di Gesù, nell’avvento del regno), sia nel senso che porta al cambiamento coloro che l’ascoltano (Guido Benzi). La seconda espressione biblica deriva da Gv 16,13 e si trova alla fine del capitolo quinto della Dei Verbum; vi si afferma che Gesù inviò agli apostoli «lo Spirito paraclito, il quale doveva introdurli nella pienezza della verità». Queste parole del quarto vangelo vengono applicate a tutti gli scritti del Nuovo Testamento, che sono un itinerario verso la pienezza della verità; perché la parola di Dio non è una realtà statica, da capire una volta per sempre, ma dinamica, da capire e approfondire in continuazione (Maurizio Marcheselli). Infine, il terzo luogo biblico citato dalla Dei Verbum non è un passo specifico, ma l’idea di storia della salvezza che caratterizza l’opera di Luca (vangelo e Atti degli Apostoli), che si trova in DV 19 e a cui va l’approfondimento biblico di Annalisa Guida.
Passiamo poi ad affrontare tre tematiche teologiche emergenti dal capitolo quinto della Dei Verbum. Anzitutto l’affermazione che Gesù si rivela «con opere e parole» (DV 17); per esprimere questo concetto, ripetuto più volte nei documenti conciliari, si è fatto ricorso alla formula latina gestis verbisque, che significa appunto «con opere e parole». Bisogna proprio dire che è stata una formula azzeccata (Luciano Meddi). In secondo luogo, ci fermeremo ad approfondire la questione “scottante” del capitolo, ossia la storicità dei vangeli; è un tema su cui molti autori hanno scritto, sia in passato che in tempi recenti, costringendo chi voglia approfondirlo a leggersi migliaia di pagine; ma è una questione così grossa che rimane ancora un cantiere aperto (Carlo Broccardo). Infine, un articolo che può sembrare tecnico ma non lo è, dedicato ai manoscritti del Nuovo Testamento; è importante questo affondo, perché i manoscritti sono i testimoni materiali più autorevoli e affidabili del Figlio di Dio, che ha voluto farsi uomo, che ha predicato il regno, che non ha scritto nulla, ma ha lasciato che i suoi discepoli scrivessero e riscrivessero di lui.
Su queste tematiche si concentrano, come al solito, le prime rubriche: Valeria Poletti con la bibliografia ragionata; Valentino Bulgarelli con il laboratorio biblico. La nostra scoperta di personaggi legati alla Dei Verbum ci porta a conoscerne uno dei più importanti, il cardinale Agostino Bea (Riccardo Battocchio); mentre la scoperta di esperienze di pastorale biblica ci fa conoscere le donne nella Bibbia (Cesare Bissoli).
Si conclude questo editoriale con l’invito a sfogliare anche la nostra vetrina biblica, a cura della redazione, che ci presenta alcuni volumi recenti su diversi testi e temi biblici; e a non tralasciare l’inserto staccabile, dedicato in questo numero a Gv 3,1-21 (Serena Noceti). Sono due contributi che allargano l’orizzonte oltre il tema del fascicolo e dell’annata, spingendoci sempre un po’ più in là di dov’eravamo arrivati. Con lo stesso stile si presenta anche la scheda dedicata all’arte, che ci accompagna fin dalla copertina con il Ciclo dei pellegrini di Emmaus di Arcabas: un dipinto dai tratti semplici, che evoca la profondità del mistero di un Dio fedele alle sue promesse.
Carlo Broccardo