Editoriale
Non sono né lo spirito né il corpo da soli ad amare:
è l’uomo, la persona, che ama come creatura unitaria,
di cui fanno parte corpo e anima.
Solo quando ambedue si fondono veramente in unità,
l’uomo diventa pienamente se stesso. Solo in questo modo
l’amore – l’eros – può maturare fino alla sua vera grandezza.
Affetti e legami tra fragilità e impegno
È diventato ormai un luogo comune parlare di fragilità dei legami umani nella società contemporanea, dove tutto è all’insegna dell’usa e getta, del facile consumo, che a sua volta genera insoddisfazione e continua ricerca di altri sperati godimenti. Assistiamo a una radicale mutazione «genetica» di tutte le esperienze umane fondamentali, compresa l’esperienza degli affetti e dei legami. Non a caso è stato scritto che nella società invivibile che abitiamo, la comunità affettiva, di ogni genere, si è fatta in-visibile perché i suoi legami più forti – compreso il legame amoroso tra uomo e donna – mostrano una visibilità sociale sempre più rarefatta. In un mondo diventato «liquido», anche l’amore si è liquefatto, ammonisce Bauman. Il matrimonio tradizionale «finché morte non ci separi», già messo in crisi dalla coabitazione temporanea del tipo «vediamo se funziona», è sostituito da un modello flessibile, part-time di «stare insieme» finché il rapporto sia soddisfacente per entrambi. Il termine «liquido» rende l’idea di legami che ondeggiano tra il desiderio di stabilità e sicurezza e, per contro, la paura di restare incastrati in vincoli troppo stretti, cui dover sacrificare la propria personalità o la propria libertà, o ancora le proprie aspettative di vita. I legami sono stati sostituiti dalle «connessioni» del computer, che si possono cancellare o stabilire con un clic. Mentre i legami richiedono impegno, «connettere» e «disconnettere» è un gioco da bambini. Su Facebook si possono avere centinaia di contatti muovendo un dito. Ma farsi degli amici nella vita reale è molto più complicato. Ciò che si guadagna in quantità si perde in qualità. La facilità di connettersi è scambiata per libertà, ma si tramuta in perdita di sicurezza.
Entro questo scenario, di conseguenza, investire in affetti decisivi e in impegni durevoli – in una parola: essere-legame – sembra diventato impossibile per molte ragioni. Su questo terreno, lo si comprende facilmente, la sfida è ardua, anche per i credenti. Riflettere sulla difficile, quanto necessaria, interrelazione tra affetti e legami, pertanto, è quanto mai urgente. Il potenziale dell’Evangelo e della fede cristiana dev’essere nuovamente interrogato e liberato da letture parziali e riduttive, come quelle che Benedetto XVI ha giustamente denunciato: «Sarebbe fatale se la cultura europea di oggi potesse comprendere la libertà ormai solo come la mancanza totale di legami e con ciò favorisse inevitabilmente il fanatismo e l’arbitrio. Mancanza di legame e arbitrio non sono la libertà, ma la sua distruzione». Al contrario l’amore non è un oggetto preconfezionato e pronto per l’uso. È affidato alle nostre cure, ha bisogno di un impegno costante, di essere ri-generato, ri-creato e resuscitato ogni giorno. Così inteso, l’amore ripaga quest’attenzione meravigliosamente. È l’esatto contrario della dichiarazione meno rischiosa: «Viviamo insieme e vediamo come va...».
Recuperare questa visione positiva e umanizzante degli affetti umani è stato l’obiettivo del corso estivo di teologia che si è svolto dal 5 all’8 luglio 2012, per iniziativa dell’Istituto teologico «S. Antonio Dottore» di Padova (nella persona di padre Giuseppe Quaranta) presso la Casa di spiritualità dei Santuari Antoniani di Camposampiero (PD). Di tale corso, pensato in prima istanza non per gli specialisti, ma per tutti i cercatori di Dio, riportiamo in questo fascicolo i principali interventi e relazioni, che affrontano il tema in una prospettiva interdisciplinare.
L’articolo introduttivo di Carlo Urbani ripercorre in sintesi le metamorfosi dell’amore di coppia dal mondo della classicità greco-romana fino ai nostri giorni, sottolineando gli aspetti duraturi che permangono nei mutamenti delle varie epoche. Dal punto di vista demografico, Marcantonio Caltabiano presenta e analizza i dati statistici che illustrano la situazione dei nuclei familiari attuali, spesso ridotti a una sola persona: una tendenza preoccupante per il futuro del nostro paese. In un approccio di tipo psicologico, Antonio Bertazzo mostra come la persona sia in costante ricerca della propria autenticità, che non si può costruire isolandosi o contrapponendosi agli altri, ma in uno scambio reciproco di doni. La riflessione filosofica di Valerio Bortolin aiuta a chiarire il rapporto tra ragione, volontà e affetti, le tre sfere che caratterizzano il libero agire dell’uomo e sono tra loro interdipendenti.
A questa prima serie di articoli, seguono due interventi che, mettendosi in ascolto della parola di Dio, cercano di ricavarne luce per interpretare la realtà attuale. Sebastiano Pinto commenta alcune esperienze affettive, familiari e coniugali raccontate nell’Antico Testamento, mostrando che i vari protagonisti sanno cogliere la presenza del divino nelle loro vicende umane, mentre Gilberto Depeder studia il modo di comportarsi di Gesù, facendone risaltare sentimenti e affetti nel suo modo di accogliere e trattare le persone.
Dal punto di vista femminile, Cristina Simonelli riflette sulla situazione della donna nella chiesa e nella società, mettendo in rilievo le ambiguità di un’«etica del prendersi cura», vista come specifica o qualificante dell’essere-donna, mentre il prendersi cura uno dell’altro è fondato sulla comune vocazione di reciprocità. L’intervento di Oliviero Svanera sviluppa in tutta la sua urgenza il tema dei legami spezzati, ossia di come la chiesa è chiamata a essere strumento di misericordia verso le coppie che soffrono a causa del fallimento del proprio matrimonio. Conclude la serie degli articoli il contributo di Antonio Ramina, che commenta la Lettera a un ministro di san Francesco, da cui si ricava uno stile di paziente accettazione anche nei confronti di persone che ci criticano o ci mettono in difficoltà.
L’Invito alla lettura, curato da Giuseppe Quaranta, permette di approfondire l’argomento del fascicolo con l’indicazione di un’abbondante e qualificata bibliografia. La consueta rubrica delle recensioni, In libreria, chiude questo numero della rivista, con l’augurio che la sua lettura serva a rinsaldare i legami di cui ciascuno è responsabile nel suo ambiente di vita.