PRESENTAZIONE
Le cosiddette “notae ecclesiae”, le caratteristiche fondamentali della chiesa, unità, santità, cattolicità e apostolicità, rappresentano forse uno dei maggiori paradossi dell’oikumene cristiana; riconosciute praticamente da tutti i cristiani, in quanto parte del Credo niceno-costantinopolitano, rappresentano la base di una possibile visione unitaria della chiesa, dato che tutte le comunioni ecclesiali la confessano una, benché storicamente divisa, santa, anche se composta da peccatori, cattolica, benché incarnata nei più diversi contesti e apostolica, anche se vivente nel tempo. Ma questa visione unitaria e potenzialmente unificante non ha consentito fino ad oggi di progredire in modo decisivo verso il reciproco riconoscimento e la piena e visibile comunione delle chiese. In realtà i cristiani restano divisi nell’interpretazione di quanto, pure, confessano insieme. L’apostolicità è particolarmente caratterizzata da questa dinamica: nessuna chiesa dubita di essere fondata sul mandato apostolico di Gesù Cristo e tutte riconoscono il valore fondamentale e fondante della testimonianza apostolica, di cui la Scrittura è custode privilegiato; le divergenze riguardano piuttosto gli strumenti attraverso cui l’apostolicità delle Chiese si manifesta. Per il mondo protestante, in genere, l’apostolicità è appunto una dimensione così intrinseca alla Chiesa che non è possibile una garanzia esclusiva del mantenimento di questo tratto affidata ad una particolare istituzione, è la fede della Chiesa che deve essere apostolica e mantenere la continuità fra passato e presente. Cattolici ed ortodossi, per quanto in modo diverso, vedono nelle strutture ecclesiali tipiche della loro forma organizzativa, in particolare nella continuità del ministero episcopale, un tratto irrinunciabile per il mantenimento della apostolicità strutturale della Chiesa. Anche nel caso della apostolicità la difficoltà appare di natura ermeneutica: come possono le Chiese riconoscere reciprocamente la retta intenzione dell’altra comunità ecclesiale, pur nella diversità dei modi storici in cui essa viene affermata? Alle riflessione sulla “Apostolicità e Tradizione apostolica” L’Istituto di Studi Ecumenici “San Bernardino” ha dedicato il suo tradizionale seminario primaverile di ecclesiologia del 2010, tenutosi presso la sede veneziana fra il 16 e il 17 aprile. Da questo seminario provengono i testi che costituiscono questo quaderno. Il seminario si è aperto, secondo una tradizione ormai consolidata, con una relazione di fra’ Tecle Vetrali, docente emerito dell’ISE, sulla presenza del termine apostolo nel Nuovo Testamento in modo da mettere in evidenza le forme con cui il termine viene declinato negli scritti neo-testamentari, con alcune differenze non secondarie tra i vangeli sinottici e l’opera giovannea nel suo complesso. Sono seguite poi le relazioni che hanno presentato la riflessione sul termine nelle diverse confessioni di fede: Fulvio Ferrario, docente alla Facoltà Valdese di Teologia e all’ISE, ha scelto di presentare la Chiesa apostolica in prospettiva evangelica attraverso dieci tesi proprio per sottolineare la problematicità del tema in ambito protestante, anche in relazione al dialogo ecumenico in corso. All’interno di questa prospettiva si colloca l’intervento di Hans Martin Barth, luterano, docente emerito della Facoltà di Teologia di Marburg, che ha proposto una lettura del recente documento Die Apostolizität der Kirche (L’apostolicità della Chiesa), un documento di studio della commissione teologica cattolico-luterana che è giunta a questa formulazione dopo oltre un decennio di intenso e animato lavoro. La posizione della Chiesa ortodossa è stata l’oggetto della relazione di Panaghotis Yfantis, docente all’Università Aristotele di Tessalonica, che si è soffermato sulla comprensione dell’apostolicità nel mondo ortodosso, ponendo l’accento sui limiti della riflessione ortodossa per un approfondimento del tema in prospettiva ecumenica. Il punto di vista cattolico-romano è stato trattato da fra’ Roberto Giraldo, preside dell’ISE, che ha affrontato il tema a partire da una attenta lettura dei più recenti documenti del dialogo bilaterale sull’apostolicità della Chiesa e sulla successione apostolica, indicando chiaramente che la riflessione dogmatica è strettamente connessa alle sue conseguenze per la vita quotidiana delle comunità cristiane, nella riscoperta della vita delle comunità apostoliche, come uno stile ecumenico di testimonianza cristiana. Per una migliore comprensione della posizione della Chiesa cattolica Ioannis Asimakis, docente all’ISE, ha proposto una breve riflessione sulle posizioni riguardo all’apostolicità della Chiesa in alcuni scritti di Joseph Ratzinger e di Ioannis Zizioulas. Giovanni Cereti, docente emerito dell’ISE, ha ripercorso alcuni tra i documenti dei dialoghi bilaterali, pubblicati nell’Enchiridion Oecumenicum, per mostrare la presenza del tema, avanzando alcune suggestive ipotesi sulle conseguenze implicite di questi dialoghi bilaterali nella riflessione ecclesiologica, che rappresenta un elemento di forte dialettica tra le Chiese. Fra i molti possibili approcci alla questione della apostolicità della chiesa Placido Sgroi, docente dell’ISE, ha cercato di valorizzare quello che fa di questa nota ecclesiae un tema ermeneutico, individuando nell’apostolicità un carattere proprio non solo della struttura ecclesiale, ma anche un suo fattore dinamico, utile a comprendere alcune problematiche ecclesiologiche attuali, in particolare quelle che riguardano le istituzioni portatrici di questa caratteristica della chiesa. compiuti nella rimozione degli elementi di pura contrapposizione nella riflessione ecclesiologica su un aspetto tanto centrale come è la definizione dell’apostolicità della Chiesa, che rappresenta un passaggio obbligato e, ancor per molti aspetti, controverso nella strada di un dialogo ecumenico che si ponga come obbiettivo non solo la redazione di dichiarazioni comuni ma la riscoperta di un essenzialità condivisa nella testimonianza cristiana. Anche se non spetta ai teologi risolvere, con la loro riflessione, il problema di un reciproco riconoscimento del carattere apostolico di tutte le Chiese, che nascerà solo da una effettiva condivisione della testimonianza comune all’evangelo che la missione apostolica implica, ad essi resta però il ruolo, essenziale, di aprire piste affinché questo cammino di comunione sia reso possibile.
La redazione di Studi Ecumenici