Editoriale
Le ragioni di un cambiamento
Introduzione alla nuova impostazione
Woody Allen metteva in bocca a un suo personaggio, in un film ormai non più tanto recente (1988) ma ancora molto intrigante (Un’altra donna), una battuta che suona pressappoco così: «Se qualcosa sembra che funzioni, lasciala stare». La protagonista del film si riferiva al (suo) matrimonio, ma la massima potrebbe essere applicata anche alla nostra rivista. Ci pare infatti che Parole di Vita funzioni nel complesso, e dunque perché cambiare? La tentazione di “lasciar stare” è forte, ma noi, come sempre bisognerebbe fare in casi analoghi, non vi abbiamo ceduto, e abbiamo intrapreso invece un processo di rinnovamento, che il lettore (fedele) immediatamente nota.
In che cosa consiste tale cambiamento? A prima vista, si potrebbe pensare che si tratti di un puro restyling grafico, e in parte è vero. La copertina è infatti diversa, l’editoriale pure, all’interno degli articoli sono stati introdotti dei cambiamenti (sui quali tornerò in seguito), c’è qualche nuova rubrica, ecc.
In realtà, il cambiamento che abbiamo intrapreso è più profondo perché, senza negare il valore di un rinnovamento grafico, si gioca piuttosto a livello di comunicazione. Quello che vogliamo infatti favorire è il processo di comunicazione col lettore, rendendolo ancora più efficace e capace di coinvolgere anche nuovi destinatari. Vorrei precisare che la novità non va intesa come un giudizio sul passato. Non cambiamo, cioè, perché la rivista non andava bene, o non “funzionava”, riprendendo la battuta di Woody Allen. Il nostro obiettivo è invece quello di provare a migliorare ulteriormente, consapevoli del fatto che il processo di comunicazione richiede un adeguamento ai tempi in cui viviamo, peraltro in continua evoluzione. Del resto questo è chiaro ad ognuno di noi che abbia una qualche esperienza di lavoro con i giovani, sia a scuola che nell’ambito della pastorale. Le strategie comunicative abituali, infatti, semplicemente non funzionano più, al punto che a volte ci sembra di non riuscire assolutamente a stabilire un contatto con persone che pure, almeno apparentemente, parlano la nostra stessa lingua, ma utilizzano una tecnologia mediatica che sta plasmando il loro modo di apprendere e di comunicare, appunto.
Il secondo obiettivo che ci siamo posti, come già dicevo, è quello di coinvolgere altri lettori, cioè di allargare ulteriormente il nostro bacino di utenza. Di nuovo, non si tratta di sostituire, ma di arricchire, non di semplificare il prodotto, ma di renderlo più comprensibile mantenendone inalterata la qualità. Si tratta dunque di una sfida, certamente affascinante, ma che comporta anche, come ognuno comprenderà facilmente, una certa fatica. Non è infatti possibile realizzare gli obiettivi indicati senza mettere in discussione prima di tutto noi stessi, cioè il gruppo di redazione stabile e i collaboratori “a progetto”, per così dire, cioè gli autori coinvolti nella stesura di un articolo, o nella progettazione di un’annata, a motivo della loro specifica competenza in relazione al tema trattato.
Concretamente questo significa che il cambiamento sarà evidente a partire dal primo numero di questa annata, ma che il gruppo di redazione sta lavorando ad esso già da un paio d’anni. La sfida che stiamo cercando di affrontare riguarda infatti prima di tutto il nostro modo di lavorare e di comunicare, e l’obiettivo è di arrivare a uno stile di lavoro comune e non certo quello di produrre un “aggiustamento” meramente esteriore. Il nostro è un work in progress nel senso che intendiamo procedere per gradi, cominciando a introdurre dei cambiamenti nella presente annata e proseguendo il lavoro anche nel futuro.
Riprendendo il discorso lasciato in sospeso precedentemente, dopo il necessario chiarimento della posta in gioco e degli obiettivi che ci proponiamo, quali cambiamenti saranno immediatamente visibili fin dal primo numero di questa annata? Dal punto di vista esteriore, cambia la grafica, l’editoriale resterà immutato nei contenuti che però saranno presentati in una forma nuova, che dovrebbe appunto facilitare la lettura. Per quel che riguarda gli articoli, poi, abbiamo introdotto alcuni cambiamenti. All’inizio il lettore troverà una breve sintesi dei contenuti principali, un abstract, nonché il nome e cognome dell’autore e alla fine altre informazioni a proposito dell’autore, cioè l’istituzione presso la quale svolge il suo servizio principale e un indirizzo mail, per favorire eventuali contatti, scambi, comunicazioni e quant’altro.
All’interno dell’articolo ci saranno: dei fuori testo che hanno la funzione di attirare l’attenzione su qualche passo importante dell’articolo, offrendone una breve sintesi; dei box, una sorta di testo verticale che tratta in maniera sintetica una parola-chiave legata a uno dei temi principali indicando anche i rimandi ad altri testi biblici e i collegamenti trasversali che esistono all’interno del fascicolo e/o dell’annata, e delle finestre, un approfondimento più ampio relativo a una parola o a un tema. Le note a piè di pagina, invece, saranno più ridotte e conterranno solo riferimenti bibliografici (in italiano), proprio perché altre riflessioni o approfondimenti assumono la forma di box o finestre.
Prima di concludere ancora un’informazione sulle rubriche. Nel 2012 si ricorda il cinquantesimo anniversario dell’inaugurazione del Concilio Vaticano II, per cui abbiamo inserito una rubrica nuova, intitolata «Parola al Concilio».
Che dire a questo punto? Solo quello che si augura normalmente, cioè «In bocca al lupo», un augurio che noi rivolgiamo al lettore e anche a noi stessi, naturalmente!
Donatella Scaiola
Pontificia Università Urbaniana (Roma)
d.scaiola@urbaniana.edu