1960: Alberto Manzi non è riuscito a restare in Università. Per lui la ricerca in pedagogia si può fare solo mentre si insegna. Ormai da qualche anno lavora in una normale scuola elementare. E si scontra ogni giorno con una scuola arretrata e poco motivata, preoccupata più di giudicare e di compilare registri che di insegnare a pensare. Come già aveva fatto al Gabelli, non disdegna la disubbidienza intelligente. Fa lezione in terrazza, si rifiuta di adottare libri di testo e, soprattutto, di dare i voti. Per tutti i suoi bambini c’è lo stesso giudizio: “fa quel che può, quel che non può non fa”. La direttrice, esasperata, avvisa il provveditorato e per liberarsi di Manzi una volta per tue, lo invita a partecipare a un provino per la Rai. La televisione sta cercando un maestro per una trasmissione che aiuti a sconfiggere l’analfabetismo. Manzi, dopo qualche perplessità, accetta. Nasce “Non è mai troppo tardi” una trasmissione rivoluzionaria che farà uscire dall’analfabetismo un milione e mezzo di italiani. E mentre diventa il maestro di un’intera nazione, insegnando a scrivere ad anziani e bambini, Manzi si prepara ad affrontare il consiglio disciplinare che potrebbe allontanarlo dall’insegnamento per sempre…
La critica
L’impegno di Manzi come educatore è la testimonianza di una continua ricerca pedagogica e didattica per migliorare la qualità dell’istruzione a partire dai soggetti più difficili, perché rimasti lontani dalla scuola o perché rifiutati dalla scuola.
Diocesi di Macerata
Uomo controcorrente, libero pensatore, aveva in mente lo stesso progetto educativo di don Milani
“Vita”
Lezione ancora attualissima di un pedagogo avanti sui tempi, di un grande uomo.
Famiglia Cristiana
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Paola Torri il 6 ottobre 2017 alle 05:46 ha scritto:
Quello che per noi è un pezzo di storia passata è invece il presente per altri popoli che ancora lottano per migliorare le proprie condizioni di vita ... è un dovere ricordare continuamente la strada faticosa che un popolo ha fatto per costruire una società nuova, con il grande sogno che abbandonando l'ignoranza si potesse diventare migliori. Ma è davvero così?
Valerio Olanda il 29 maggio 2019 alle 16:14 ha scritto:
la solita strategia di adescamento adottata da certi produttori per dare più spessore al lancio dei loro “modesti” nuovi lavori. Sinceramente il film è originale, però su alcuni aspetti non riuscivo a seguirlo, una stella in meno.
Claudia Berto il 10 marzo 2020 alle 15:38 ha scritto:
Una figura, quella di Alberto Manzi, oggi forse un po' sconosciuta, ma non per questo "passata". Il messaggio che la sua vita lascia anche attraverso questo film è sicuramente di grande attualità e costituisce una sfida e un monito anche per tutto il mondo educativo di oggi, non solo scolastico: non è mai troppo tardi! È necessario sempre credere nelle potenzialità degli altri in modo indiscriminato e sempre cercare nuovi approcci che rispondano alle vere esigenze dell'educazione, della formazione integrale di tutti, nessuno escluso. Una sfida certamente in una società che facilmente lascia "indietro" chi non sa stare al passo.