Le ultime ore di vita di Cristo, dalla cattura alla crocifissione, passando per una straziante, interminabile, commovente flagellazione. E' la Passione di Cristo, il controverso e chiacchieratissimo film di Mel Gibson, uscito nelle sale italiane il 7 aprile, in un clima rovente di polemiche. Esiste un Cristo per ogni epoca. Negli irrequieti anni Settanta è arrivato il Cristo fricchettone in salsa rock, il Jesus Christ Superstar di Norman Jewison, che sulle note di Tim Rice e Andrew Lloyd Webber cantava Voglio solo vedere il mio signore, voglio solo conoscere il mio signore. Perché dovrei morire?. Poi, nei patinati e opulenti anni Ottanta, la carnalità e listinto hanno trionfato. Ne Lultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese, il Messia diventava un uomo terreno, capace di desiderare e provare attrazione fatale per Maddalena. Ed ora il Cristo di Mel Gibson, quello della Passione, quello del terzo millennio, figlio di un sentimento religioso forte ma estremo. Un Cristo che in nome della veridicità dei Vangeli deve emozionare fino alle lacrime, alle convulsioni, fino allo svenimento e al malore, fino alla rabbia e alle polemiche. E proprio così, farcito di polemiche, sbarca in Italia dal 7 aprile La Passione di Cristo, distribuito dalla Eagle Pictures in oltre 500 copie. Un film che, a dispetto di tante querelle teologiche, ha due pregi. Innanzitutto è stato girato interamente in Italia (il che per l'industria italiana del cinema non è cosa da poco). A Cinecittà, dove Gerusalemme è stata interamente ricostruita all'interno dei famosi studios di Roma, dallo scenografo Francesco Frigeri e dall'arredatore Carlo Gervasi. Un'unica grande struttura che comprende il tempio in cui ha luogo il processo religioso al Cristo, il cortile delle numerose udienze davanti a Ponzio Pilato e il luogo in cui Gesù viene picchiato e frustato. Mentre le scene della crocifissione sono state girate nella bella città di Matera, nella regione meridionale della Basilicata, dove anche Pier Paolo Pasolini girò il suo Vangelo Secondo Matteo nel 1965, fino a due anni fa famosa solo per i Sassi, adesso per essere diventata il Golgota di Mel Gibson, tanto da avere ripercussioni notevoli sul fronte del turismo. Il film, scritto dallo stesso regista insieme a Benedict Fiztgerald come adattamento di un resoconto sulla Passione tratto dai quattro Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, ha coinvolto molti attori italiani, a partire da Monica Bellucci che veste i panni intensi di Maria Maddalena, accanto a Sergio Rubini, che fa il ladrone buono, Claudia Gerini, la moglie di Pilato, la diafana Rosalinda Celentano i cui occhi azzurri sono quelli di Satana, Luca Lionello, il tormentato Giuda, Sabrina Impacciatore come Seraphia, e Mattia Sbragia, il sacerdote Caifa, il gran sacerdote che manda a morte Gesù e pronuncia la fatidica frase Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli, che nel film sarà pronunciata in aramaico e che, per volere dello stesso Gibson, non sarà sottotitolata nelle lingue moderne. Già perché tutti i personaggi del film parlano le lingue diffuse al tempo di Gesù. Ciò vuol dire l'aramaico per gli ebrei, fra cui Cristo e i suoi discepoli, e il latino di strada per i romani. Il greco, comunemente parlato dagli intellettuali del tempo, non era rilevante ai fini della storia. In scena, dunque, le ultime dodici ore di vita di Gesù, interpretato da Jim Caviezel, già di suo fervente cattolico (in forma privata con moglie e suoceri ha fatto visita al Pontefice in Vaticano, oltre ad aver partecipato ad una proiezione del film al Regina Apostolorum, la sede dei Legionari di Cristo, che hanno fortemente sostenuto il film) dalla cattura nellorto dei Getsemani alla flagellazione per ordine di Ponzio Pilato, istigato dagli ebrei di Caifa, fino alla crocifissione sotto gli occhi accorati della Madonna (Maia Morgenstein). E soprattutto una lunghissima flagellazione, di una violenza difficile da digerire, raccontata nei dettagli con un realismo mai visto prima al cinema. Il motivo di tanta violenza, lo ha spiegato lo stesso Mel Gibson quando, al Four Seasons Hotel di Beverly Hills a febbraio, poco prima che il film uscisse nelle sale americane in duemila schermi, ha affrontato per la prima volta la stampa: Cè chi dice che Gesù abbia ricevuto solo 39 frustate, ma sono state molte di più. I marchi del sacro lenzuolo mostrano che non cera più pelle sul corpo di quell'uomo. Questa è l'immagine di Cristo in cui credo, è stato un pestaggio spietato. Il sangue e il dolore erano necessari, perché è quello che mi ha commosso, la severità di quello che ha patito, vedere fino a che punto questo essere umano era pronto a spingersi per amore dellumanità. La Passione di Cristo arriva, dunque, nella sale italiane già carica di chiacchiere. Il primo, comunque, ad aizzarle è stato lo stesso Gibson, annunciando che dal cardinale Dziwicz gli era stato riferito che papa Giovanni Paolo II, visto il film il 5 e 6 dicembre, avrebbe commentato in inglese It is as it was, è come fu. Presto, tutto smentito dal Vaticano, anche se il portavoce vaticano Joaquin Navarro Valls, ad un intervista al Messaggero ha affermato: Il film di Gibson è la trascrizione cinematografica dei Vangeli. Se fosse antisemita il film, lo sarebbero anche i Vangeli. A scortare la pellicola, non mancano le news doltreoceano, come la morte per infarto di una donna che era andata a vedere la proiezione della mattina, a Wichita in Kansas, minacce di morte a Washington contro la responsabile di un cinema che ha messo in programma la proiezione del film, la sospensione, sempre a Washington, di un maestro per avere mostrato estratti del film di Mel Gibson, ai suoi allievi di 11 anni, e una litigata furibonda finita in carcere per una coppia di Statesboro in Georgia, per opinioni teologiche diverse sulla Passione. Fino allultimo scoop del settimanale TV Sorrisi e Canzoni che ha svelato come per alcune scene della crocifissione, Mel Gibson ha utilizzato un robot raffigurante Cristo. Le scene del Golgota sono state girate in inverno e, soprattutto ai Sassi di Matera a dicembre, c'era un forte vento: sarebbe stato impossibile rimanere spogliati, al freddo, per troppo tempo. Anche se Caviezel ha accettato di passare cinque mesi in quello che ha definito l'inferno di Mel, subendo senza reagire, frustate accidentali, gelo e slogatura della spalla sotto il peso da 75 chili della croce.
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Un utente il 6 giugno 2008 alle 20:15 ha scritto:
per chi crede, è un film vero. perchè dire che c'è troppo violenza, crudeltà se questa c'è stata veramente se Gesù ha veramente patito tutto quello che noi vediamo in questo film, perche negare la realtà di quello che è stato veramente? Secondo me è il miglior film sulla VERA passione di Gesù. E l'interpretazione di Jim Caviezel lascia senza fiato!
Emanuela Ricci il 19 ottobre 2010 alle 09:21 ha scritto:
Ottimo film che racconta la vra storia del Cristo, certo le scene sono abbastanza "dure"...ma è ciò che Gesù ha sofferto veramente!
Rongiu il 12 dicembre 2010 alle 12:57 ha scritto:
Perché credo in questa cruenta “Passione”. Parlare di Gesù figlio di Giuseppe di professione “téktón”, forse più carpentiere che falegname, non è cosa facile. Questo giovane uomo, che è stato a sua volta un téktón, che ha diviso la storia dell’umanità in prima di Lui e dopo di Lui, merita, credo, un sano e tranquillo rispetto storico, indipendentemente dal proprio credo. Miliardi di pagine ne parlano nel bene e nel male. Milioni e milioni sono i credenti, milioni e milioni sono gli increduli. In suo nome molte vite sono state spente, e sempre in suo nome i suoi seguaci hanno consumato i più efferati delitti. Insomma, per farla breve è un personaggio scomodo, eppure…, eppure…, non è un violento, non ha mai istigato alla violenza, il suo linguaggio è semplice, chiaro, illuminato. Ai fiumi di inchiostro che parlano di Gesù, si aggiungono quelli che parlano del lavoro di Mel Gibson, anche per lui i pro ed i contro, si sprecano. Molti ritengono questo lavoro convincente, rigoroso, tant’altri ancora inefficace, inesatto. Anche io voglio dire qualche cosa in proposito e, mi farò aiutare, nella prima parte di questo viaggio, da un altro straordinario “Maestro” che di storia ne ha scritta tanta, ma veramente tanta. Il nome della mia guida è Indro, il suo cognome è Montanelli. Perché proprio lui? Perché ci ha lasciato, in eredità, delle bellissime lezioni “pratiche” di libertà di manifestazione del pensiero. Se strada facendo le mie parole sono di danno a chicchessia, non me ne si voglia. Non è mia intenzione scatenare un putiferio dottrinale. Per il mio enunciato, la figura di Pietro e non solo la sua è essenziale. Scoppiato l’incendio nel 64 d.C., Nerone mise a morte per CROCIFISSIONE numerosi cristiani, tra questi anche Pietro, il famoso Kefa. E’ stato lo stesso Gesù a chiamarlo così, in aramaico significa “roccia”, “pietra”. Pietro si fece crocifiggere a testa in giù perché si riteneva indegno di morire alla stessa maniera del suo Signore. (Montanelli - nota n°1)Il supplizio si svolse là dove ora sorge il gran tempio che porta il nome del suppliziato. E i carnefici non furono nemmeno sfiorati dal dubbio che la tomba della loro vittima avrebbe fatto da fondamento a un altro Impero, spirituale, destinato a sotterrare quello, secolare e pagano, che aveva pronunciato il verdetto). . Prima di continuare il mio discorso, vediamo cosa ci dicono gli americani circa questo film e cioè: FONTI - LINGUA - LOCATION - SQUADRA CREATIVA. Fonti: La sceneggiatura di La Passione di Cristo è stata adattata dal regista/produttore Mel Gibson in collaborazione con Benedict Fitzgerald (Wise Blood, In Cold Blood, Heart of Darkness, Zelda) e racconta le ultimi dodici ore della vita di Gesù Cristo sulla Terra. Il copione è frutto dell'adattamento di un resoconto sulla Passione tratto dai quattro vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. La lingua: Tutti i personaggi del film parlano le lingue diffuse in quel tempo. Ciò vuol dire l'aramaico per gli ebrei, fra cui Cristo e i suoi discepoli, e il "latino di strada" per i romani. Il greco, comunemente parlato dagli intellettuali del tempo, non era rilevante ai fini della storia. L'ARAMAICO: RISCOPERTA DI UNA LINGUA ANTICHISSIMA
Una delle prime decisioni prese da Mel Gibson in qualità di regista di La Passione di Cristo, è stata quella di far parlare al Gesù del suo film, la stessa lingua parlata del vero Gesù 2000 anni fa. Si tratta dell'aramaico, un'antica lingua semitica strettamente legata all'ebraico, oggi considerata da alcuni linguisti una "lingua morta", ma ancora usata nei dialetti di alcune genti in remote parti del Medio Oriente. Un tempo, però, l'aramaico era una lingua franca, la lingua della cultura e del commercio parlata in tutto il mondo, paragonabile all'inglese moderno. Nell'VIII° secolo a.C., la lingua aramaica era molto in uso dall'Egitto all'Asia Maggiore al Pakistan ed era la lingua principale dei grandi imperi di Assiria, Babilonia e in seguito dell'Impero dei Caldei e della Mesopotamia. L'aramaico si diffuse anche in Palestina, a cavallo fra il 721 e il 500 AD, prendendo il posto dell'ebraico come lingua principale. Gran parte della legge ebraica fu codificata, dibattuta e trasmessa in aramaico, che fu anche la lingua di base del Talmud. Gesù parlava e scriveva in quello che oggi viene chiamato aramaico occidentale, il dialetto degli ebrei del suo tempo. Dopo la sua morte, i protocristiani scrissero in aramaico, rendendo note la storia di Gesù e il suo messaggio in molte terre diverse. In qualità di lingua storica che esprime concetti religiosi, l'aramaico è una lingua di raccordo fra giudaesimo e cristianità. Il professore Franz Rosenthal ha scritto nel Journal of Near Eastern Studies: "A mio giudizio, la storia dell'aramaico rappresenta il trionfo più puro dello spirito umano personificato in un linguaggio (che è la forma mentale più diretta dell'espressione fisica)Š (Era) una lingua fortemente consona alla promulgazione di questioni spirituali". Per Gibson, udire le parole di Cristo pronunciate nella lingua originale, è stata un'esperienza ineffabile. Tuttavia, riportare in vita l'aramaico in un moderno film cinematografico era un compito enorme. Come si fa a realizzare un film del XXI° secolo in una lingua del I° secolo?
Gibson ha chiesto aiuto a Padre William Fulco, Capo degli Studi Mediterranei alla Loyal Marymount University, uno dei massimi esperti mondiali di lingua aramaica e di culture classiche semitiche. Fulco ha tradotto l'intera sceneggiatura di La Passione di Cristo nell'aramaico parlato nel I° secolo, per i personaggi ebraici e nel "latino di strada" per i personaggi romani, attingendo alla sua vastissima conoscenza linguistica e culturale. Dopo aver tradotto il copione, Padre Fulco, insieme a Evelina Meghnagi, ha assunto il ruolo di dialoghista sul set ed è rimasto a disposizione della produzione, per traduzioni e consultazioni da fornire all'impronta. Per rendere ancora più autentica la lingua, Gibson ha consultato madrelingua di dialetti aramaici, per capire come parlassero all'epoca. Gibson racconta di essere rimasto molto commosso dal suono di quella bellissima lingua riportata in vita. Infine, l'intero cast internazionale di La Passione di Cristo ha dovuto imparare brani in aramaico a memoria, diventando forse uno dei maggiori gruppi di artisti ad aver mai appreso una lingua antica en masse. Secondo Gibson, la lingua straniera del film ha avuto un altro beneficio, poiché ha unito un cast composto da lingue, culture e provenienze assai diverse fra loro. "Portare un cast tanto eterogeneo in un unico luogo e riuscire a fargli apprendere un'unica lingua, peraltro scomparsa, gli ha fornito un terreno comune, un senso di condivisione e ha stabilito fra i suoi componenti un legame che trascende il linguaggio", spiega Gibson. Questo ha inoltre spinto il cast ad esaminare più a fondo le proprie risorse fisiche ed emotive, al di là dell'uso delle parole. "Parlare in aramaico chiedeva qualcosa di diverso agli attori - osserva Gibson - i quali dovevano compensare la normale chiarezza della loro lingua usuale. La loro performance ha raggiunto un livello più profondo. In un certo senso era come tornare alla vecchia cinematografia, per come eravamo impegnati a raccontare la storia attraverso la pura imagery e una fortissima espressività". Location: La Passione di Cristo è stato girato interamente in Italia, principalmente in due luoghi:
• Matera: le scene della crocifissione sono state girate nella bella città di Matera, nella regione meridionale della Basilicata, dove anche Pier Paolo Pasolini girò il suo Vangelo Secondo Matteo nel 1965.
• Studi di Cinecittà: Gerusalemme è stata interamente ricostruita all'interno dei famosi studi di Cinecittà di Roma, dal noto scenografo Francesco Frigeri e dall'arredatore Carlo Gervasi
Questa unica grande struttura comprende il tempio in cui ha luogo il processo religioso al Cristo, il cortile delle numerose udienze davanti a Ponzio Pilato e il luogo in cui Gesù viene picchiato e frustato. Squadra creativa: Gibson ha chiesto al direttore della fotografia Caleb Deschamel (The Patriot, The Right Stuff) di rendere le immagini del film simili ai dipinti del grande artista del barocco italiano, Caravaggio, le cui tele sono caratterizzate da una luminosità "naturale", ricavata dal forte contrasto fra luce e ombra. "E' un'opera sublime" afferma Gibson rispetto al Caravaggio ³Così violenta, oscura, pregna di spiritualità e in alcuni momenti persino bizzarra". Il 40% del film è stato girato di notte o in interni, utilizzando dei teloni, al fine di ottenere l'effetto della luce che cerca di uscire dall'oscurità. Dopo una ricerca accurata, il premiato costumista Maurizio Millenotti (Hamlet, The Importance of Being Earnest) ha disegnato i costumi del tempo, e, per dare risalto al design visivo voluto da Gibson, ha prediletto le tonalità tipiche del Caravaggio, il marrone, il nero e il beige. Nonostante la maggior parte della troupe sia stata reclutata in Italia (e il cast sia in Italia che in Europa dell'Est), gli esperti del trucco e dei capelli, guidati da Keith VanderLaan e Greg Cannom (A Beautiful Mind, Pirates of the Caribbean) sono stati importati da Hollywood. Gibson sapeva che avrebbe avuto bisogno dei migliori specialisti di trucco del mondo, per creare il crudo e straziante realismo delle scene della fustigazione e della crocifissione. Per le ultime sequenze del film, l'attore James Caviezel, che impersona Gesù, si è sottoposto quotidianamente a sette ore di trucco.
CROCIFISSIONE - Ma cos’è e in cosa consiste la crocifissione? La croce. Questo legno ai tempi di Gesù aveva, per quel che ho letto, 3 tipi di forma. “Croce capitata”, “Croce commissa”, “Croce di S. Andrea”. Con molte probabilità per Gesù fu utilizzata la prima. Questa croce è formata da due parti: il palo orizzontale chiamato “antenna” ed il palo verticale che si piantava in terra chiamato “staticulum”. Alla metà di questo staticulum sorgeva un “sedile” su cui poggiava a “cavallo” il corpo del crocifisso. Infatti è impensabile che solo i chiodi potessero reggere l’intero peso. Probabilmente anche il cosiddetto “suppedaneum” e cioè il pezzo sul quale poggiano e sono inchiodati i piedi, è un sostegno inesatto, non plausibile. Il palo verticale, dopo la sentenza veniva preparato sul luogo stabilit e si piantava mancante di quello orizzontale. E’ chiaro che il luogo scelto doveva avere un buona visibilità, a motivo di ciò i luoghi molto affollatii erano i preferiti. Che cosa ha portato Gesù sulle spalle? Sicuramente il palo orizzontale (antenna), su di una tavolozza (titulus), poi, veniva scritta la sentenza. Quando Spartaco fu battuto definitivamente, 6000 uomini SEIMILA! prigionieri furono crocifissi per ordine di Crasso ed esposti lungo la strada da Capua a Roma (via Appia). La pena della crocifissione procurava un cruento strazio che al reo cittadino romano, non non era comminata. Per “quaternio” si intendono i soldati (quattro) che scortavano il “cruciarius”, il condannato. Un quinto uomo aveva l’incarico di verificare la morte dell’uomo crocefisso (exavtor mortis), questo compito spettava al centurione. FLAGELLAZIONE – La flagellazione o fustigazione, era inflitta con molta frequenza dal potere Romano. Pezzi di ferro o di ossa erano fissati all’estremità della frusta. Di conseguenza, brandelli di carne, lacerazioni profonde, e così via, venivano prodotte sul corpo del flagellato. Che cosa è uno shock ipovolemico? E’ la diminuzione, a seguito di emorragie, del sangue che circola all’interno del corpo umano. Il cuore si vede costretto ad aumentare il proprio “lavoro” per cercare di irrorare, le parti periferiche del corpo. Conseguenza naturale di questo tipo di shock è la morte. Gesù, chiamato nel film, יהושע pronuncialo (Yĕhošūa‘), subisce la flagellazione all’interno del pretorio di Ponzio Pilato e per suo ordine. GIUDEA – SINEDRIO - SADDUCÈI – FARISEI - SCRIBI – TRADIMENTO E DEFERIMENTO A PONZIO PILATO - ULTIMA CENA – GETSEMANI (nota Montanelli n° 2) La Giudea era una delle province più tartassate dal malgoverno imperiale. Era riuscita due secoli e mezzo prima, con miracoli di coraggio e diplomazia a liberarsi dal dominio persiano e aveva ritrovato, per una settantina d’anni, la sua indipendenza, sotto la guida dei suoi re-sacerdoti da Simone Maccabeo in giù. La loro reggia era il Tempio di Gerusalemme. E qui gli Ebrei si asserragliarono per resistere all’invasione di Pompeo, che voleva estendere anche su questa terra il dominio di Roma. Combatterono con la forza della disperazione , ma non vollero rinunziare alla pausa del sabato, che la religione imponeva. Pompeo se ne accorse, e proprio di sabato li attaccò. 12.000 DODICIMILA persone furono MASSACRATE. Il Tempio non venne saccheggiato. La Giudea diventò una provincia romana. Si ribellò pochi anni dopo, pagò il tentativo con la li berta di 30.000 TRENTAMILA cittadini venduti come schiavi, e ritrovò uno sprazzo d’indipendenza.
Alessia Vannelli il 21 maggio 2022 alle 18:45 ha scritto:
Film breve ma assolutamente intenso nella sua drammaticità e per questo non indicato a tutti. Le ultime ore di vita di Cristo, nostro Salvatore, sono raccontate con immagini di sofferenza talmente esplicite che in molte sequenze avrei voluto distogliere lo sguardo.
Recentemente l'ho prestato ad un'amica perché spero che una descrizione così minuziosa del sacrificio che Cristo ha fatto per noi morendo sulla croce, la porti alla conversione.