"I dibattiti che si sono registrati sia in Parlamento che sui mezzi di comunicazione in occasione della discussione prima e della definitiva approvazione poi delle Norme in materia di procreazione medicalmente assistita sono stati caratterizzati da toni, espressioni, dichiarazioni che è eufemistico definire accesi. La legge è stata definita agghiacciante, orribile, moralmente ripugnante, oscurantista, scientificamente assurda; se ne è contestata la costituzionalità, come di una legge contraddittoria col supremo principio del diritto alla salute che vige nel nostro ordinamento; le si è imputato un indebito carattere cattolico e la si è quindi interpretata come un vero e proprio vulnus alla laicità dello Stato italiano e potremmo continuare. Il cumulo di tali e tante critiche dovrebbe mettere in guardia: basterebbe una critica sola, ma adeguatamente fondata, a giustificare la revisione e al limite l'abrogazione di una legge. Chi però ne legga il testo con attenzione, sine ira et studio, con atteggiamento di freddo disincanto, ne potrà valutare la portata molto meglio dei tanti che, a seguito di letture frettolose, l'hanno non solo condannata senza appello (il che è ideologicamente legittimo), ma soprattutto l'hanno condannata senza riconoscere (e questo non è affatto legittimo) la sostanza etico-politica che questa legge (a torto o a ragione) intende veicolare. Su questo punto, invece, è necessario riflettere: ci troviamo infatti di fronte ad una legge che non può essere valutata sotto un profilo tecnico, se prima non la si sia valutata sotto un profilo bioetico. In materia di procreazione assistita la bioetica - è inutile negarlo — è divisa; e si tratta di una divisione che — allo stato attuale delle cose - non ammette soluzioni di mediazione, se non in misura molto limitata (come appunto la nostra legge ha cercato di fare, senza peraltro che gliene venisse riconosciuto il merito da parte dei suoi critici). Vistosissimi, poi, e divergenti, quando si parla di procreazione assistita gli interessi in gioco: espliciti, quelli delle coppie sterili; evidenti, ma da alcuni costantemente rimossi, quelli dei nascituri; impliciti, ma facilmente immaginabili, quelli dei centri di procreazione assistita, abituati — proprio per l'assenza nel nostro paese di qualsiasi norma in materia - a un Far West (come è stato efficacemente definito) che ha consentito loro fino ad oggi di porre in essere qualunque pratica procreativa, da quelle ormai sperimentate a quelle più estreme, più incerte negli esiti, più rischiose per la salute della donna e del nascituro (e soprattutto più costose). Da questo Far West potremo finalmente fuoriuscire: la legge che è stata approvata va ritenuta, nonostante alcuni difetti, una buona legge. Si tratta certamente di una legge sotto certi profili restrittiva (si pensi alla proibizione della fecondazione eterologa), ma sotto altri profili è caratterizzata da aperture tanto inusitate quanto discutibili, frutto di un'evidente voglia di compromesso e che non devono essere sottovalutate (è la prima volta che per legge si riconoscono alle coppie di fatto diritti analogabili a quelli riconosciuti alle coppie coniugate). È insomma una legge da cui trapela l'intenzione del legislatore di realizzare diffìcili mediazioni: da una parte si vogliono tutelare esplicitamente i diritti del nascituro (il capo VI della legge si intitola esplicitamente Misure di tutela dell'embrione), dall'altra si autorizzano pratiche, come la fecondazione in vitro (sia pur limitata alla creazione in provetta di non più di tre embrioni), che obiettivamente rispondono più agli interessi dei "procreanti" che non a quelli degli embrioni "procreati". Solo chi non vuole accettare, per un pregiudizio che è doveroso definire ideologico, l'idea che nell'ambito della procreazione assistita accanto e a volte contro agli interessi di chi vuole procreare ci stanno quelli di chi viene procreato artificialmente può pensare che a questa legge manchi l'equilibrio che caratterizza tutte le buone leggi".
FRANCESCO D'AGOSTINO
Presidente dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani
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