Dal greco monos, «solo», il monachesimo è un fenomeno religioso presente in tutte le Chiese cristiane, tranne quelle scaturite dalla Riforma. Il monaco è colui che consacra tutta la sua vita a Dio mediante la preghiera continua, l’ascesi, la povertà e la continenza.
II monachesimo cristiano non ha un fondatore unico e noto e non è neppure una teoria uniforme. Comincia nel IV secolo in Siria, Egitto, Cappadocia e Palestina, ma trae origine dall'ebraismo e indirettamente dalle antiche filosofie non cristiane (pitagorica, stoica). Anche se la legge mosaica non è particolarmente orientata verso l'ascesi, i profeti (soprattutto Osea) hanno idealizzato il deserto, e lo stesso hanno fatto i libri storici che raccontano la vita eremitica di Elia e del suo successore Eliseo (1 e 2Re). Anche i leviti e i nazirei del Pentateuco, che erano consacrati al servizio del tempio e fruivano di uno statuto particolare all'interno della comunità ebraica, possono essere considerati lontani precursori dei monaci cristiani. Due scrittori ebrei ellenizzati del I secolo d.C. - Giuseppe di Alessandria (De vita contemplativa) e Giuseppe Flavio (De bello iudaico , 75-79) - descrivono comunità ebraiche di terapeuti e di esseni dediti alla vita contemplativa, all'ascesi e al celibato. L'esistenza di queste comunità di «monaci» ebrei è stata confermata dai manoscritti del Mar Morto. I vangeli presentano inoltre la figura di Giovanni Battista, predicatore del deserto e modello dell'asceta cristiano. Gesù Cristo stesso visse celibe. L'apostolo Paolo aveva in grande considerazione la vita di castità per il Regno e la raccomandava ai discepoli di Cristo (cf. Lettera agli Efesini). Oltre ad alcuni tra gli apostoli, i padri apostolici, Clemente di Roma, Ignazio di Antiochia, Erma, il filosofo Giustino condussero una vita celibe. Il IV secolo segna l'avvento dei monaci anacoreti e cenobiti. Gli anacoreti (lett. «reclusi») che vivono in solitudine, nel deserto (eremos), si ispirano spiritualmente ad Antonio (251-356), asceta egiziano, la cui vita ci viene raccontata da Atanasio di Alessandria, da trentotto apoftegmi (Patrologia graeca 65,76-88) e da sette lettere (edite da Bellefontaine nel 1976). La vita anacoretica è stata introdotta nel deserto di Palestina da Ilarione il Grande (fine del III secolo). La vita monastica cenobitica (lett. «comunitaria») cominciò ad organizzarsi in Egitto per iniziativa di Pacomio (Alto Egitto, 286-356), in Cappadocia attorno a Basilio di Cesarea (330-379), autori presunti di vari corpora di regole (Grandi regole, Piccole regole, Regole morali); in Palestina, attorno a Caritone, considerato il fondatore dei primi due monasteri nei pressi di Gerico. La vita monastica passa dall'oriente in occidente grazie alla predicazione di personalità come Atanasio di Alessandria, esiliato a Treviri nel 335, e Ambrogio di Milano (340-397). In Gallia, i primi monasteri vengono fondati da Martino di Tours (315-397) a Marmoutier (nel 372)e da Giovanni Cassiano a Saint-Victor, nei pressi di Marsiglia (415); quest'ultimo redasse le Istituzioni cenobitiche, ispirate dagli scritti egiziani, e le Conferenze. Nell'Africa del nord Agostino organizzò il suo celebre monastero, che definì, nella Regola «Ecclesiola in Ecclesia Dei» (una piccola Chiesa nella Chiesa di Dio).
Il monachesimo orientale. A partire dall'VIII secolo cominciano a comparire in oriente molti Typika, raccolte di regole di diversi monasteri o laure (titolo dato ai monasteri più grandi). Il monachesimo orientale presenta vari modi di vivere i voti di castità, povertà e obbedienza. Esistono tre gradi monastici: i monaci rasofori sono quelli che, senza pronunciare voti, si impegnano in modo definitivo a vivere una vita ascetica; i monaci del piccolo abito costituiscono la maggioranza degli abitanti dei monasteri cenobitici; i monaci del grande abito si consacrano alla solitudine e al silenzio e rinunciano a ogni carica ecclesiale o comunitaria. Oggi, tutti i vescovi ortodossi (i pastori della Chiesa ortodossa) sono necessariamente monaci del piccolo abito.
Il monachesimo occidentale. A partire dal V secolo, il monachesimo celtico, in Gran Bretagna e in Irlanda, conosce un rapido sviluppo (Patrizio, Colombano). È caratterizzato da un ascetismo rigoroso. In Italia, nel 529, Benedetto di Norcia fonda il monastero di Monte Cassino e redige la Regola, che divenne il principale punto di riferimento del monachesimo occidentale. La vita comunitaria benedettina è suddivisa in parti uguali fra lavoro e preghiera, di cui è parte integrante la 'lectio divina' o studio amoroso della parola di Dio. L'ordine benedettino è stato riformato nel XII secolo da Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), che fondò l'ordine cistercense, e nella seconda metà del XVII secolo dall'abate De Rancé di Normandia (ordine cistercense di stretta osservanza o trappista). La certosa, comunità di tipo eremitico stretto, fece la sua comparsa nel 1084, per iniziativa di Bruno. La nascita degli ordini mendicanti (frati minori: francescani e domenicani) nel XIII secolo riformò la concezione del monachesimo nella Chiesa cattolica romana. Oggi, il monachesimo occidentale è costituito da vari ordini (benedettini, cistercensi, trappisti, certosini, carmelitani). D'altra parte, in occidente si distingue fra monaci e religiosi (domenicani, francescani, gesuiti e molte altre congregazioni più recenti): i primi conducono una vita contemplativa e di clausura, mentre i secondi esercitano un'attività apostolica o missionaria nella Chiesa e nella società. Ogni ordine o congregazione possiede una propria spiritualità e tradizione. Contrariamente alla tradizione orientale, i monaci occidentali non dipendono dal vescovo diocesano.
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