Il dovere di trasmettere la vita umana, per il quale gli
sposi sono liberi e responsabili collaboratori di
Dio creatore, è sempre stato per essi fonte di grandi gioie, seppur talvolta accompagnate da non poche difficoltà ed angustie. In tutti i tempi l'adempimento di questo dovere ha posto alla coscienza dei coniugi seri problemi, ma col recente evolversi della società, si sono prodotti mutamenti tali da far sorgere nuove questioni, che la
Chiesa non poteva ignorare, trattandosi di materia che tanto da vicino tocca la vita e la felicità degli uomini. I cambiamenti avvenuti sono infatti notevoli e di vario genere. Si tratta anzitutto del rapido sviluppo demografico. Da molti viene manifestato il timore che la popolazione mondiale cresca più rapidamente delle risorse a disposizione, con crescente angustia di tante famiglie e di popoli in via di sviluppo, sicché è grande la tentazione delle autorità di opporre a questo pericolo misure radicali. Inoltre, le condizioni di lavoro e di alloggio, come pure le accresciute esigenze, sia nel campo economico che in quello dell'educazione, rendono spesso oggi difficile il sostentamento conveniente di un numero elevato di figli.
Si assiste anche ad un mutamento, tanto nel modo di considerare la persona della
donna e il suo posto nella società, quanto nel valore da attribuire all'amore coniugale nel
matrimonio, come pur nell'apprezzamento da dare al significato degli atti coniugali in relazione con questo amore.
In fine e soprattutto, l'uomo ha compiuto progressi stupendi nel dominio e nell'organizzazione razionale delle forze della natura, che tende ad estendere questo dominio al suo stesso essere globale: al
corpo, alla vita psichica, alla vita sociale, e perfino alle leggi che regolano la trasmissione della vita.
Il problema della natalità, come ogni altro problema riguardante la vita umana, va considerato, al di là delle prospettive parziali - siano di ordine biologico o psicologico, demografico o sociologico - nella luce di una visione integrale dell'uomo e della sua vocazione, non solo naturale e terrena, ma anche soprannaturale ed eterna. E poiché nel tentativo di giustificare i metodi artificiali di controllo delle nascite, da molti si è fatto appello alle esigenze, sia dell'
amore coniugale sia di una «paternità responsabile», con viene ben precisare la vera concezione di queste due grandi realtà della vita matrimoniale, richiamandoci principalmente a quanto è stato esposto recentemente a questo riguardo, in forma altamente autorevole, dal concilio Vaticano II, nella costituzione pastorale Gaudium et spes.
In conformità con questi capisaldi della visione umana e cristiana sul matrimonio, dobbiamo ancora una volta dichiarare che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite, l'interruzione diretta del processo generativo già iniziato, e soprattutto l'
aborto direttamente voluto e procurato, anche se per ragioni terapeutiche.
(Citazioni dalla lettera enciclica
Humanae vitae di papa
Paolo VI).