Sacerdozio

Dal latino sacerdotium, il termine indica la dignità e la funzione del presbitero o sacerdote. Nella storia delle religioni, il sacerdozio ha la funzione di mediare tra l'uomo e la divinità. Nelle religioni primitive, il sacerdozio era prerogativa del capo del gruppo (quasi sempre il re). Successivamente, le funzioni di re e di sacerdote cominciarono a separarsi e quindi, nelle religioni naturali, il s. si articolò in tre funzioni: sacrificare, esorcizzare e predire il futuro. Il sacerdozio era spesso ereditario o veniva trasmesso con una forma di investitura, quale l’unzione, l’'imposizione delle mani ecc. Nell'Antico Testamento il sacerdozio, esercitato dai membri della tribù di Levi e particolarmente dai discendenti di Aronne, aveva il compito di annunciare la parola di Dio e di ristabilire la comunione con Dio mediante i sacrifici e la preghiera. San Paolo e la Lettera agli Ebrei ricordano come tale sacerdozio fosse impotente a operare la salvezza definitiva, che solo Cristo poteva realizzare. Secondo la Lettera agli Ebrei, infatti, è Cristo che, offrendo se stesso come sacrificio sull'altare della croce (cfr. Gv 17,19; Eb 7,25; 8,ls; 9,11.15), appare essere il nuovo e definitivo sommo sacerdote, alla maniera di Melchisedek, cioè avendo ricevuto l'investitura direttamente da Dio (cfr. Eb 5,5ss). Il sacerdozio di Cristo, mediante il battesimo, viene partecipato a tutti i fedeli (Chiesa come popolo sacerdotale); sulla base di questo sacerdozio e al suo servizio, esiste poi un altro sacerdozio, il sacerdozio ministeriale, la cui funzione è di servire a nome e in persona di Cristo in mezzo alla comunità dei fedeli. Esso viene conferito mediante il sacramento dell'ordine che dà la potestà di insegnare (munus docendi), di esercitare il culto divino (munus sanctificandi) e di governare pastoralmente (munus gubernandi) (cfr. Catechismo Chiesa Cattolica, nn. 1533-1600).