EAN 9788825044720
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Sbaglia chi pensa a un francescanesimo sentimentalista e surreale. Come sbaglia chi descrive l’ecologia interpretata da san Francesco d’Assisi come un canto altrettanto sentimentalista, romantico. Così pensando non si fa altro che strappare l’anima del francescanesimo. Quella del santo di Assisi non è una spiritualità e un’ecologia intrisa di puro sentimentalismo disincarnato e disincantato. Francesco, invece, ha inaugurato una spiritualità fraterna, universale, cosmica. Tale spiritualità include la dimensione ecologia in senso ampio e non ristretto a quello puramente ambientale. Ed è per questo che si può parlare di “ecologia integrale”, dove c’è una perfetta integrazione tra uomo, natura, economia, cultura, società. Il tutto per il bene dell’uomo stesso.
L’espressione “ecologia integrale” compare come titolo del capitolo quarto dell’enciclica di papa Francesco Laudato si’. Sulla cura della casa comune. E così inizia il papa questo capitolo: «Tutto è intimamente relazionato». Il papa, nella sua lettera enciclica, parte proprio da un presupposto francescano, avendo ben compreso l’anima ecologica proposta dal santo di Assisi: una proposta fondata sulla relazionalità, sui rapporti umani e dinamici, incarnata nella storia, nel tempo, ma anche radicata nella terra. Si può benissimo affermare che l’ecologia proposta da san Francesco e rivalutata da papa Francesco sia un’ecologia con i piedi per terra.
Il Cantico delle Creature o Cantico di frate Sole, di san Francesco, canta ed esalta la relazione che sussiste tra ogni essere vivente di questa terra con il suo Creatore. Non compare nessuna nota di difesa ambientalista, così come si vuol pensare o si è pensato fino a oggi. Definire san Francesco un ambientalista significa ridurre la sua spiritualità a un mero romanticismo, incastonare la sua taratura spirituale entro i limiti dei concetti strettamente umani, che magari sfociano in un discorso politico di parte. Per questo l’espressione e il significato di «rete di relazioni» che lo stesso pontefice ripete nel corso della sua enciclica può essere attribuito al santo di Assisi. In una sola parola, Francesco ha parlato di “fraternità”. Il fondamento di ogni relazione nell’ottica della spiritualità francescana è proprio la fraternità. Non ha importanza l’avere quanto l’essere, e l’essere in relazione. Se si parte da questo principio si può comprendere la scelta della povertà adoperata e tanto difesa dallo stesso fondatore di Assisi. Non una povertà fine a se stessa, ma una povertà fraterna, espressione di condivisione. È la povertà il fondamento delle relazioni. Ogni elemento naturale viene definito e chiamato da san Francesco “fratello” e “sorella” proprio in virtù di questa dimensione relazionale e fraterna, nello spirito della povertà fatta di condivisione.
L’autore del testo esprime molto bene questo concetto francescano che sottostà in tutte le righe che compongono l’enciclica di Francesco. Un’enciclica che va presa in considerazione per poter addentrarsi nei vicoli di sua ogni pagina e individuare la via d’uscita per una perfetta integrazione umana, sociale, economica, ambientale, culturale, politica. La sua chiave di lettura è proprio la spiritualità francescana. L’autore, il francescano Martín Carbajo Núñez, finalmente ridà un’anima alla spiritualità ecologica francescana, spogliandola di una vesta che le stava stretta e ridonandole la sua dignità di ecologia fraterna, relazionale, cosmica. E in questo lavoro ci permette di leggere la Laudato sì nella sua corretta versione.
Il Cantico di frate Sole non è per nulla sdolcinato, quanto invece concreto, e si propone come stile di vita da adottare. Con questa lode, Francesco d’Assisi ha introdotto e proposto un chiaro stile di vita, potremmo pur dire uno stile di vita ecologico, ossia relazionale, dinamico, fraterno, solidale.
Non si può dar torto a Francesco il papa quando oggi in quelle pagine della sua enciclica propone una perfetta integrazione tra ogni realtà e vede la questione ecologica perfettamente connessa con la politica, con la cultura, con la povertà, con il serio problema del cambiamento climatico e dello scioglimento dei ghiacciai, con la continua deforestazione di alcune aree importanti della terra, con la scomparsa di molte specie di animali e della flora, con la questione dell’inquinamento, con il serio problema del fondamentalismo, con le catastrofi delle migrazioni, con l’importante cammino dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso. La questione ecologica, e quindi la questione ambientale, così come proposta da san Francesco e oggi riproposta dal papa, non è una realtà altra rispetto a tutte le altre realtà presenti su questa terra.
Pertanto ha ragione a esprimersi così Francesco: «La cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità» (Laudato sì 111).
E ha ragione il nostro autore ad affermare a un certo punto che non si tratta né di affermare un’ecologia antropocentrica né teocentrica, ma relazionale, fatta di rapporti, universale, fraterna. Concordiamo con il pensiero di Carbajo Núñez nell’affermare che la Laudato sì non è un’enciclica verde e ambientalista, quanto una riproposta di uno stile di vita fatta di reali connessioni, di rapporti fraterni, di amicizie solidali, e quindi l’uomo è chiamato a riscoprire il valore intrinseco delle relazioni. In quest’ottica relazionale possiamo affermare che oggi il mondo, inteso come ambiente comune che ospita l’uomo e ogni creatura, è una «periferia esistenziale» a cui ridare la dignità perduta. La nostra casa comune è un edificio fragile, instabile, esposta a ogni tipo di impreviste intemperie. Tutto questo per quell’indifferenza globalizzata che l’uomo, a partire dall’affermarsi del potere tecnocratico ed economico sull’uomo stesso, che è in atto e purtroppo in evoluzione.
L’autore francescano del testo preso in considerazione unisce la sua voce a quella di altri nell’affermare a questo punto che tale degrado umano è dovuto all’affermazione prepotente e irruente della tecnocrazia. Per questo con tutta ragione afferma che «la tecnica facilita la connessione, ma non la relazione, che non è una dimensione tecnica bensì antropologica» (p. 60). Tutto è relegato a uno schermo, oggi sempre di dimensioni più minuscole, e si perde il senso di un incontro, di una relazione, di un confronto. Il Cantico di frate Sole di san Francesco d’Assisi canta una relazione faccia a faccia. Quel canto scaturisce da uno stile di vita dello stesso santo umbro, il quale aveva fondato la sua fraternità proprio sull’incontro personale, sulla dinamica relazionale, sulla vivacità della solidarietà.
Papa Francesco parla appunto di «un avanzare del paradigma tecnocratico» (Laudato sì 111) e di «paradigma tecnocratico imperante» (ivi 112). E prosegue con un’importante conclusione esortativa: «Ciò che sta accadendo ci pone di fronte all’urgenza di procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale. La scienza e la tecnologia non sono neutrali, ma possono implicare dall’inizio alla fine di un processo diverse intenzioni e possibilità, e possono configurarsi in vari modi. Nessuno vuole tornare all’epoca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane» (ivi 114).
È importante, come in fondo ci propone Carbajo Núñez, riproporre e affermare una visione francescana della realtà per stabilire nuove relazioni non solo tra gli stessi uomini, e tra gli uomini e il creato circostante, ma anche tra l’uomo e Dio, il Creatore di tutto. È quanto mai urgente oggi recuperare l’armonia delle relazioni. «Francesco offre una mistica, una spiritualità ecologica, un modo olistico di essere in comunione vitale con tutte le creature» (p. 73). È condivisibile il pensiero dell’autore del testo, in cui si evidenzia un’originale e originaria visione della spiritualità francescana in tema ecologico e più che presente nel testo dell’enciclica papale, proponendo l’uomo né come amministratore né come dominatore dell’intero cosmo, ma fratello e sorella. Pertanto oggi, come si esprime papa Francesco nella Laudato sì, ogni essere umano deve imparare a relazionarsi diversamente con tutto ciò che lo circonda, senza scadere in un pietismo angosciante. L’ambiente non chiede pietà quanto giustizia. È questa giustizia che pone l’uomo in una relazione spontanea e fraterna con l’intero universo. In questo modo l’uomo si sente un tutt’uno con l’ambiente circostante, e può sconfiggere il pensiero dominante e aggressivo dell’egoismo e dell’indifferenza, instaurando l’armonia fraterna, una fraternità universale.
Interessante, inoltre, l’excursus storico-filosofico-teologico del nostro autore, che ci aiuta a comprendere come il pensiero di san Francesco d’Assisi si sia sviluppato e sia stato analizzato e proposto da pensatori come Duns Scoto o Bonaventura e, quindi, da una scuola di matrice francescana, con cui si propone un’antropologia integrale, fondandola sull’importanza delle relazioni. Non si può quindi non affermare che il pensiero espresso da papa Francesco nella sua enciclica sia priva di ogni fondamento filosofico e teologico, ma è perfettamente in linea con il pensiero che ha sempre accompagnato la tradizione teologica della chiesa, senza però negare il supporto interdisciplinare, oggi quanto mai utile per un cammino unitario a difesa della vita e di quanto a essa intimamente connessa.
Il testo merita di essere letto con attenzione per comprendere non solo il pensiero della Laudato si’ ma dello stesso papa. Infatti, nell’enciclica emerge chiaramente quello che è un pensiero espresso in ogni occasione da papa Francesco, come il tema della povertà, dell’indifferenza, della misericordia, del rispetto della vita. All’autore va davvero un ringraziamento speciale per la possibilità di una riflessione filosofica, teologica e storica che offre in maniera semplice e scorrevole, senza perdersi in giri di parole incomprensibili e senza senso. Leggendo il testo si comprende bene la sua profonda conoscenza in merito alla questione ecologica, dandole naturalmente la sua connotazione naturale di matrice francescana e identificando la stessa questione ecologica come una questione mistica e spirituale.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 2-4/2017
(http://www.pftim.it)
Questo testo, con linguaggio accattivante, approfondisce la visione francescana dell’ecologia che, considerandone i diversi aspetti, si può ritenere abbia ispirato l’enciclica di papa Francesco, Laudato si’. Le attuali sfide etiche globali sono poste in relazione sia con l’esperienza del Poverello d’Assisi, sia con la riflessione filosofica e teologica della tradizione francescana, a partire dall’enciclica pubblicata il 24 maggio 2015.
Nel primo capitolo (pp. 23-72) vengono prese in esame alcune delle principali sfide etiche del mondo odierno, per identificare le cause dell’attuale crisi socio-ambientale, illuminandole a partire dall’esperienza di Francesco d’Assisi. Si mette in evidenza come il sistema economico globale si basi sull’efficienza per avere un incremento del solo capitale economico, di fatto favorendo la crescita, ma non lo sviluppo e, così, procurando una guerra di interessi e la lotta di tutti contro tutti: «l’uomo non è più un fratello ma un avversario» (p. 23). D’altra parte, l’etimologia del termine ecologia indica un discorso sull’oikos, cioè sulla casa, sulla famiglia, cioè una scienza che si interessa del modo in cui tutti gli esseri vivono e interagiscono (cf. p. 24). La cultura ecologica non si può, dunque, ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi relativi al degrado ambientale o all’esaurimento delle riserve naturali. La cultura ecologica si deve tradurre in uno stile di vita, di cui il Cantico di frate sole costituisce un mirabile esempio sempre attuale (cf. p. 26). Sono anche presentate alcune correnti più note di etica, a partire dalla moderna ideologia antropocentrica, secondo cui l’uomo è al centro del creato e superiore alle creature, che sono al suo servizio e non vanno trattate capricciosamente, perché al centro di un piano divino che tutti devono rispettare (cf. p. 27). Purtroppo, osserva l’autore, in questi ultimi decenni è prevalso il paradigma tecnocratico, che sostituisce la politica con criteri tecnici e scientifici (cf. p. 48), dimenticando che ogni essere è importante, che tutto è collegato, finendo col ridurre la natura a un deposito di risorse economiche, un mucchio di oggetti che analizza ed esamina secondo il capriccio del momento. Ne segue, da un lato, un consumismo esacerbato, che tutto riduce a semplici prodotti da usare e gettare in modo compulsivo, dall’altro la cultura dello scarto che coinvolge come oggetti di scarto non solo le cose usate, ma gli stessi uomini (cf. pp. 48-51).
Da buon frate cappuccino, Martín Carbajo Núñez dedica il secondo capitolo (pp. 73-128) al suo santo fondatore, che l’enciclica Laudato si’ richiama ben 11 volte, proponendolo come l’esempio per eccellenza di un’ecologia integrale, vissuta in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. Sono presentate l’attualità e la esemplarità del Poverello d’Assisi: era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità; in lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore (cf. Laudato si’ 10). Dal momento della sua conversione, Francesco vede tutto a partire da Dio, secondo una mistica e una spiritualità “ecologica”, un modo olistico di essere in comunione con tutte le creature (cf. p. 73). In questo senso, egli è un modello universale e la chiesa lo propone come ispiratore di un’ecologia di fratellanza, che indica il vero rapporto tra l’uomo e il creato, manifestando la sua vicinanza affettuosa alle sorelle creature che gli ricordano l’incarnazione del Verbo e lo inducono a lodare il Creatore (cf.
p. 82). Il Poverello, nel suo celeberrimo Cantico, dà voce alla lode delle creature: un vero canto di amore e di lode, in un’armonia cosmica e integrale, sintesi di ecologia interiore ed esteriore. Egli vede la sua conversione come l’inizio di un nuovo modo di relazionarsi con tutti gli esseri, libero di amare, sposando i consigli evangelici e stabilendo relazioni basate sulla misericordia. I consigli evangelici si traducono nella povertà per essere liberi, l’obbedienza per dominare l’ambizione del potere, la castità per orientare il desiderio del valere (cf. pp. 94-98).
Nel terzo capitolo (pp. 129-178) si passa dal fondatore alla “scuola” francescana in cui, fin dall’inizio, si distinguono chiaramente due correnti di pensiero, i cui autori più rappresentativi sono Bonaventura e Giovanni Duns Scoto. Il contributo della tradizione francescana all’etica economica e ambientale ruota intorno a quattro principi: libertà, gratuità, fraternità, bene comune (cf. p. 130). Rifacendosi al pensiero di Duns Scoto (1265-1308), l’autore approfondisce il tema della libertà, origine e destino di tutto quanto esiste. Il Creatore è un essere assolutamente libero. Libero ma non capriccioso, fa tutto in modo ordinato e razionale. Cristo è l’opera più perfetta dell’amore divino, il mediatore universale, la chiave di lettura di tutto il creato. In quanto vero uomo, egli occupa il vertice della gerarchia degli esseri creati, è la creatura che più perfettamente riflette il Creatore (cf. pp. 140-142). L’infinita libertà divina è sempre legata alla sua volontà amorosa. Papa Francesco, nella Laudato si’, afferma che una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato (cf. p. 155). Invece, Bonaventura insiste sul fatto che l’unione di anima e corpo è armonica, senza alcuna dissonanza. Tutto ciò che siamo e abbiamo è degno, perché voluto da Dio. La mortificazione del corpo non avrebbe alcun senso se fosse finalizzata a punire o sottomettere il corpo, ma a coordinare armonicamente tutto il nostro essere, cioè a essere liberi per amare (cf. pp. 147-148). Poiché la creazione appartiene all’ordine dell’amore, l’uomo deve corrispondere con gratitudine e riconoscenza (cf. p. 151). La tradizione francescana vede, perciò, la creazione nell’ottica della bellezza e del bene per cui privilegia la contemplazione e la creatività. Nasce così un’etica cordiale, che integra l’amore e la conoscenza, aprendo alla vera sapienza (cf. p. 157).
Infine, nel quarto capitolo (pp. 179-229), si presentano alcune linee di azione per affrontare la grave crisi socio-ambientale, non per dare soluzioni tecniche, ma indicazioni su basi religiose, antropologiche ed etiche, che dovrebbero guidare la ricerca di soluzioni, tra l’altro, al problema dei rifiuti non riciclati, alla tratta degli esseri umani, all’aborto (cf. p. 179), nell’ottica delle interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali (cf. p. 139). Ritorna, così, il tema, ricorrente nel volume, della creazione affidata da Dio alla libertà dell’uomo, perché l’amministri rispettandone i ritmi, proteggendola, curandola, preservandola, conservandola, vigilando.
Un’ecologia integrale deve recuperare la logica del dono e della gratuità delle relazioni interpersonali e comunitarie. Dono e per-dono fanno guarire dai conflitti e ci aprono alla sobrietà vista come capacità di godere con poco (cf. p. 222). In definitiva, risulta necessaria un’etica globale che sappia indirizzare le relazioni internazionali e il processo decisionale.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 3-4/2018
(https://asprenas.it)
Questo testo, con linguaggio accattivante, approfondisce la visione francescana dell’ecologia che, considerandone i diversi aspetti, si può ritenere abbia ispirato l’enciclica di papa Francesco, Laudato si’. Le attuali sfide etiche globali sono poste in relazione sia con l’esperienza del Poverello d’Assisi, sia con la riflessione filosofica e teologica della tradizione francescana, a partire dall’enciclica pubblicata il 24 maggio 2015.
Nel primo capitolo (pp. 23-72) vengono prese in esame alcune delle principali sfide etiche del mondo odierno, per identificare le cause dell’attuale crisi socio-ambientale, illuminandole a partire dall’esperienza di Francesco d’Assisi. Si mette in evidenza come il sistema economico globale si basi sull’efficienza per avere un incremento del solo capitale economico, di fatto favorendo la crescita, ma non lo sviluppo e, così, procurando una guerra di interessi e la lotta di tutti contro tutti: «l’uomo non è più un fratello ma un avversario» (p. 23). D’altra parte, l’etimologia del termine ecologia indica un discorso sull’oikos, cioè sulla casa, sulla famiglia, cioè una scienza che si interessa del modo in cui tutti gli esseri vivono e interagiscono (cf. p. 24). La cultura ecologica non si può, dunque, ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi relativi al degrado ambientale o all’esaurimento delle riserve naturali. La cultura ecologica si deve tradurre in uno stile di vita, di cui il Cantico di frate sole costituisce un mirabile esempio sempre attuale (cf. p. 26). Sono anche presentate alcune correnti più note di etica, a partire dalla moderna ideologia antropocentrica, secondo cui l’uomo è al centro del creato e superiore alle creature, che sono al suo servizio e non vanno trattate capricciosamente, perché al centro di un piano divino che tutti devono rispettare (cf. p. 27). Purtroppo, osserva l’autore, in questi ultimi decenni è prevalso il paradigma tecnocratico, che sostituisce la politica con criteri tecnici e scientifici (cf. p. 48), dimenticando che ogni essere è importante, che tutto è collegato, finendo col ridurre la natura a un deposito di risorse economiche, un mucchio di oggetti che analizza ed esamina secondo il capriccio del momento. Ne segue, da un lato, un consumismo esacerbato, che tutto riduce a semplici prodotti da usare e gettare in modo compulsivo, dall’altro la cultura dello scarto che coinvolge come oggetti di scarto non solo le cose usate, ma gli stessi uomini (cf. pp. 48-51).
Da buon frate cappuccino, Martín Carbajo Núñez dedica il secondo capitolo (pp. 73-128) al suo santo fondatore, che l’enciclica Laudato si’ richiama ben 11 volte, proponendolo come l’esempio per eccellenza di un’ecologia integrale, vissuta in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. Sono presentate l’attualità e la esemplarità del Poverello d’Assisi: era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità; in lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore (cf. Laudato si’ 10). Dal momento della sua conversione, Francesco vede tutto a partire da Dio, secondo una mistica e una spiritualità “ecologica”, un modo olistico di essere in comunione con tutte le creature (cf. p. 73). In questo senso, egli è un modello universale e la chiesa lo propone come ispiratore di un’ecologia di fratellanza, che indica il vero rapporto tra l’uomo e il creato, manifestando la sua vicinanza affettuosa alle sorelle creature che gli ricordano l’incarnazione del Verbo e lo inducono a lodare il Creatore (cf.
p. 82). Il Poverello, nel suo celeberrimo Cantico, dà voce alla lode delle creature: un vero canto di amore e di lode, in un’armonia cosmica e integrale, sintesi di ecologia interiore ed esteriore. Egli vede la sua conversione come l’inizio di un nuovo modo di relazionarsi con tutti gli esseri, libero di amare, sposando i consigli evangelici e stabilendo relazioni basate sulla misericordia. I consigli evangelici si traducono nella povertà per essere liberi, l’obbedienza per dominare l’ambizione del potere, la castità per orientare il desiderio del valere (cf. pp. 94-98).
Nel terzo capitolo (pp. 129-178) si passa dal fondatore alla “scuola” francescana in cui, fin dall’inizio, si distinguono chiaramente due correnti di pensiero, i cui autori più rappresentativi sono Bonaventura e Giovanni Duns Scoto. Il contributo della tradizione francescana all’etica economica e ambientale ruota intorno a quattro principi: libertà, gratuità, fraternità, bene comune (cf. p. 130). Rifacendosi al pensiero di Duns Scoto (1265-1308), l’autore approfondisce il tema della libertà, origine e destino di tutto quanto esiste. Il Creatore è un essere assolutamente libero. Libero ma non capriccioso, fa tutto in modo ordinato e razionale. Cristo è l’opera più perfetta dell’amore divino, il mediatore universale, la chiave di lettura di tutto il creato. In quanto vero uomo, egli occupa il vertice della gerarchia degli esseri creati, è la creatura che più perfettamente riflette il Creatore (cf. pp. 140-142). L’infinita libertà divina è sempre legata alla sua volontà amorosa. Papa Francesco, nella Laudato si’, afferma che una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato (cf. p. 155). Invece, Bonaventura insiste sul fatto che l’unione di anima e corpo è armonica, senza alcuna dissonanza. Tutto ciò che siamo e abbiamo è degno, perché voluto da Dio. La mortificazione del corpo non avrebbe alcun senso se fosse finalizzata a punire o sottomettere il corpo, ma a coordinare armonicamente tutto il nostro essere, cioè a essere liberi per amare (cf. pp. 147-148). Poiché la creazione appartiene all’ordine dell’amore, l’uomo deve corrispondere con gratitudine e riconoscenza (cf. p. 151). La tradizione francescana vede, perciò, la creazione nell’ottica della bellezza e del bene per cui privilegia la contemplazione e la creatività. Nasce così un’etica cordiale, che integra l’amore e la conoscenza, aprendo alla vera sapienza (cf. p. 157).
Infine, nel quarto capitolo (pp. 179-229), si presentano alcune linee di azione per affrontare la grave crisi socio-ambientale, non per dare soluzioni tecniche, ma indicazioni su basi religiose, antropologiche ed etiche, che dovrebbero guidare la ricerca di soluzioni, tra l’altro, al problema dei rifiuti non riciclati, alla tratta degli esseri umani, all’aborto (cf. p. 179), nell’ottica delle interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali (cf. p. 139). Ritorna, così, il tema, ricorrente nel volume, della creazione affidata da Dio alla libertà dell’uomo, perché l’amministri rispettandone i ritmi, proteggendola, curandola, preservandola, conservandola, vigilando.
Un’ecologia integrale deve recuperare la logica del dono e della gratuità delle relazioni interpersonali e comunitarie. Dono e per-dono fanno guarire dai conflitti e ci aprono alla sobrietà vista come capacità di godere con poco (cf. p. 222). In definitiva, risulta necessaria un’etica globale che sappia indirizzare le relazioni internazionali e il processo decisionale.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 3-4/2018
(https://asprenas.it)
Questo testo, con linguaggio accattivante, approfondisce la visione francescana dell’ecologia che, considerandone i diversi aspetti, si può ritenere abbia ispirato l’enciclica di papa Francesco, Laudato si’. Le attuali sfide etiche globali sono poste in relazione sia con l’esperienza del Poverello d’Assisi, sia con la riflessione filosofica e teologica della tradizione francescana, a partire dall’enciclica pubblicata il 24 maggio 2015.
Nel primo capitolo (pp. 23-72) vengono prese in esame alcune delle principali sfide etiche del mondo odierno, per identificare le cause dell’attuale crisi socio-ambientale, illuminandole a partire dall’esperienza di Francesco d’Assisi. Si mette in evidenza come il sistema economico globale si basi sull’efficienza per avere un incremento del solo capitale economico, di fatto favorendo la crescita, ma non lo sviluppo e, così, procurando una guerra di interessi e la lotta di tutti contro tutti: «l’uomo non è più un fratello ma un avversario» (p. 23). D’altra parte, l’etimologia del termine ecologia indica un discorso sull’oikos, cioè sulla casa, sulla famiglia, cioè una scienza che si interessa del modo in cui tutti gli esseri vivono e interagiscono (cf. p. 24). La cultura ecologica non si può, dunque, ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi relativi al degrado ambientale o all’esaurimento delle riserve naturali. La cultura ecologica si deve tradurre in uno stile di vita, di cui il Cantico di frate sole costituisce un mirabile esempio sempre attuale (cf. p. 26). Sono anche presentate alcune correnti più note di etica, a partire dalla moderna ideologia antropocentrica, secondo cui l’uomo è al centro del creato e superiore alle creature, che sono al suo servizio e non vanno trattate capricciosamente, perché al centro di un piano divino che tutti devono rispettare (cf. p. 27). Purtroppo, osserva l’autore, in questi ultimi decenni è prevalso il paradigma tecnocratico, che sostituisce la politica con criteri tecnici e scientifici (cf. p. 48), dimenticando che ogni essere è importante, che tutto è collegato, finendo col ridurre la natura a un deposito di risorse economiche, un mucchio di oggetti che analizza ed esamina secondo il capriccio del momento. Ne segue, da un lato, un consumismo esacerbato, che tutto riduce a semplici prodotti da usare e gettare in modo compulsivo, dall’altro la cultura dello scarto che coinvolge come oggetti di scarto non solo le cose usate, ma gli stessi uomini (cf. pp. 48-51).
Da buon frate cappuccino, Martín Carbajo Núñez dedica il secondo capitolo (pp. 73-128) al suo santo fondatore, che l’enciclica Laudato si’ richiama ben 11 volte, proponendolo come l’esempio per eccellenza di un’ecologia integrale, vissuta in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso. Sono presentate l’attualità e la esemplarità del Poverello d’Assisi: era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità; in lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore (cf. Laudato si’ 10). Dal momento della sua conversione, Francesco vede tutto a partire da Dio, secondo una mistica e una spiritualità “ecologica”, un modo olistico di essere in comunione con tutte le creature (cf. p. 73). In questo senso, egli è un modello universale e la chiesa lo propone come ispiratore di un’ecologia di fratellanza, che indica il vero rapporto tra l’uomo e il creato, manifestando la sua vicinanza affettuosa alle sorelle creature che gli ricordano l’incarnazione del Verbo e lo inducono a lodare il Creatore (cf.
p. 82). Il Poverello, nel suo celeberrimo Cantico, dà voce alla lode delle creature: un vero canto di amore e di lode, in un’armonia cosmica e integrale, sintesi di ecologia interiore ed esteriore. Egli vede la sua conversione come l’inizio di un nuovo modo di relazionarsi con tutti gli esseri, libero di amare, sposando i consigli evangelici e stabilendo relazioni basate sulla misericordia. I consigli evangelici si traducono nella povertà per essere liberi, l’obbedienza per dominare l’ambizione del potere, la castità per orientare il desiderio del valere (cf. pp. 94-98).
Nel terzo capitolo (pp. 129-178) si passa dal fondatore alla “scuola” francescana in cui, fin dall’inizio, si distinguono chiaramente due correnti di pensiero, i cui autori più rappresentativi sono Bonaventura e Giovanni Duns Scoto. Il contributo della tradizione francescana all’etica economica e ambientale ruota intorno a quattro principi: libertà, gratuità, fraternità, bene comune (cf. p. 130). Rifacendosi al pensiero di Duns Scoto (1265-1308), l’autore approfondisce il tema della libertà, origine e destino di tutto quanto esiste. Il Creatore è un essere assolutamente libero. Libero ma non capriccioso, fa tutto in modo ordinato e razionale. Cristo è l’opera più perfetta dell’amore divino, il mediatore universale, la chiave di lettura di tutto il creato. In quanto vero uomo, egli occupa il vertice della gerarchia degli esseri creati, è la creatura che più perfettamente riflette il Creatore (cf. pp. 140-142). L’infinita libertà divina è sempre legata alla sua volontà amorosa. Papa Francesco, nella Laudato si’, afferma che una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato (cf. p. 155). Invece, Bonaventura insiste sul fatto che l’unione di anima e corpo è armonica, senza alcuna dissonanza. Tutto ciò che siamo e abbiamo è degno, perché voluto da Dio. La mortificazione del corpo non avrebbe alcun senso se fosse finalizzata a punire o sottomettere il corpo, ma a coordinare armonicamente tutto il nostro essere, cioè a essere liberi per amare (cf. pp. 147-148). Poiché la creazione appartiene all’ordine dell’amore, l’uomo deve corrispondere con gratitudine e riconoscenza (cf. p. 151). La tradizione francescana vede, perciò, la creazione nell’ottica della bellezza e del bene per cui privilegia la contemplazione e la creatività. Nasce così un’etica cordiale, che integra l’amore e la conoscenza, aprendo alla vera sapienza (cf. p. 157).
Infine, nel quarto capitolo (pp. 179-229), si presentano alcune linee di azione per affrontare la grave crisi socio-ambientale, non per dare soluzioni tecniche, ma indicazioni su basi religiose, antropologiche ed etiche, che dovrebbero guidare la ricerca di soluzioni, tra l’altro, al problema dei rifiuti non riciclati, alla tratta degli esseri umani, all’aborto (cf. p. 179), nell’ottica delle interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali (cf. p. 139). Ritorna, così, il tema, ricorrente nel volume, della creazione affidata da Dio alla libertà dell’uomo, perché l’amministri rispettandone i ritmi, proteggendola, curandola, preservandola, conservandola, vigilando.
Un’ecologia integrale deve recuperare la logica del dono e della gratuità delle relazioni interpersonali e comunitarie. Dono e per-dono fanno guarire dai conflitti e ci aprono alla sobrietà vista come capacità di godere con poco (cf. p. 222). In definitiva, risulta necessaria un’etica globale che sappia indirizzare le relazioni internazionali e il processo decisionale.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 3-4/2018
(https://asprenas.it)
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