Nato a Roma nel 535 dalla nobile famiglia degli Anici (in una casa, secondo la tradizione, dove oggi sorge la chiesa di S.Gregorio della Divina Pietà) fu praefectus urbis prima di diventare monaco nel 575. Divenne papa il 3 novembre 590, quando a Roma c'era la peste e per questa organizzò una grande processione alla fine della quale, secondo la leggenda, sarebbe apparso nel cielo l'arcangelo Michele che rinfoderava la spada, a significare la fine dell'epidemia, posandosi sul Mausoleo di Adriano, che da allora fu chiamato Castel S. Angelo.
La chiesa fu ricostruita nel Medioevo e restaurata nel 1633 da G.B.Soria, quando il cardinale Scipione Borghese ne fece rifare la facciata e l'atrio. L'aspetto attuale lo deve alla successiva restaurazione del 1725 operata dall'architetto Ferrari. La chiesa è raggiungibile tramite una stupenda scalinata. L'interno, anch'esso rimodellato dal Ferrari, in stile barocco, ha, in fondo alla navata laterale destra, la cappella di San Gregorio e, accanto, un'altra piccola cappella, che potrebbe essere stata la cella del santo, in cui si trova il suo seggio episcopale in marmo, del I secolo a.C. Nell'orto adiacente alla chiesa, si trovano le tre piccole cappelle di S.Silvia, S.Barbara e S.Andrea: quest'ultima, è l'oratorio primitivo del monastero fondato dal santo. Anche la cappella di S.Barbara, dal punto di vista storiografico, è molto importante, perché contiene "il Triclinio", la tavola di marmo sulla quale San Gregorio serviva personalmente il pranzo a dodici poveri (nella foto a destra).
Un giorno, però, apparve un tredicesimo commensale: si trattava di un angelo, al quale Gregorio servì ugualmente il pranzo. In memoria di questo fatto, ogni Giovedì Santo, il papa serviva su questa tavola il pranzo a tredici poveri, ma l'uso cessò dopo il 1870. Dal fatto miracoloso discende, si dice, la superstizione dell'evitare di essere tredici a tavola: in origine, lo si fece per rispetto religioso all'angelo, non volendo ripetere ciò che era accaduto per origine divina, ma, in seguito, la cosa prese significato di malocchio e sfortuna. Vari ruderi sono sparsi nella zona circostante la chiesa: un tratto di criptoportico sotto la casa del portiere, a destra della chiesa; resti di una casa d'abitazione a più piani, dell'inizio del III secolo, sotto la cappella di S.Barbara, dove sono ancora visibili, come si può notare nella foto qui a sinistra, le mensole in travertino che sorreggevano un balcone al I piano; un tratto di mura in opera quadrata di tufo, che riveste un nucleo cementizio, resto di una costruzione di età repubblicana, sulla destra dell'oratorio di S.Silvia. Particolarmente interessante, poi, nella zona più in alto, dietro l'oratorio di S.Andrea, un'aula basilicale absidata, la cui muratura denuncia un'epoca assai tarda. L'edificio è stato identificato con la biblioteca di papa Agapito I (535-536), sulla cui esistenza siamo informati da una lettera di Cassiodoro e dall'iscrizione dedicatoria, copiata dall'Anonimo di Einsiedeln.