Questo libro va “ascoltato” con calma oltre che letto con “attenzione”, anche perché l’autore ha adoperato la parola “ascolto” per un suo precedente scritto intitolato appunto “ASCOLTARE LA VITA”.
Va ascoltato con calma perché pare quasi di sentire la voce dell’autore durante la lettura e va letto con attenzione perché già il titolo fa presagire qualcosa di insolito.
E, a proposito di “ascoltare”, durante questo interminabile periodo di “pandemia”, sono state e sono ancora tante le parole dette, scritte, lasciate intuire e “ascoltate” circolanti per il mondo.
Due sopra tutte le altre: “Andrà tutto bene” e “Niente sarà come prima”. I verbi coniugati al futuro mi destano sempre qualche perplessità perché la psicologia ci insegna che il pensiero del futuro si porta sempre appresso una certa dose di preoccupazione, di ansia.
E spiego il perché queste due frasi, di per sé nate per incoraggiare, possano poi finire, paradossalmente, per frenare coraggio e fiducia.
Semplicemente perché sono monche, sono incomplete… “Andrà tutto bene… a patto di…” e “Niente sarà come prima… a condizione che…” si potrebbe concludere.
Concludere le due frasi è stato proprio, a mio avviso, lo scopo raggiunto dall’autore con le riflessioni contenute in questo delizioso libro.
Leggendo insieme le due frasi, per esempio, ecco cosa ne esce: “Andrà tutto bene… se niente sarà come prima”. Che è quello che l’autore fa capire chiaramente nel suo narrare.
Che è già qualcosa, se non ci si lascia impressionare dall’uso euforico e un tantino esagerato della parola “tutto” e della parola “niente”…
Nel dipanarsi dei ragionamenti e della condivisione di vissuti personali l’autore svela infatti (talvolta tra le righe) che “andrà tutto bene” se si accetta che già ora vada tutto bene.
E va tutto bene, per come si sta vivendo il presente e che “niente sarà come prima” se si ha la fantasia di vivere il “qui ed ora” senza ripetizione del prima e senza la preoccupazione del dopo, ma convinti tenacemente che occorre vivere l’oggi non come fosse il primo giorno e nemmeno come fosse l’ultimo, ma semplicemente accettando umilmente che sia l’unico.
Anche e soprattutto perché convinti nel profondo dell’anima che “il presente è l’unico punto di contatto tra l’eternità e il tempo” (S.C. Lewis in LE LETTERE DI BERLICCHE) ed è lì che è appostato, dall’eternità, Dio.
Nel libro trovano spazio congruo, con sobrietà intelligente, anche i riferimenti “spirituali” (e ci mancherebbe altro), la qual cosa mi fa venire in mente una riflessione dello psicologo Carl Gustav Jung: “Molte nevrosi dell’uomo moderno sono riconducibili ad un non risolto problema religioso”.
E per aiutare l’uomo d’oggi a risolvere questo “problema”, l’autore induce con levità il lettore a “leggere” tale “problema” in chiave di metafora dell’esistenza intera.
Come dire che “dimmi come vivi la pandemia e io ti dirò come vivi la vita”, senza dimenticare quanto affermava Albert Einstein: “Non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che ha causato il problema”.
Gigi Avanti
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Gigi Avanti il 24 febbraio 2021 alle 19:08 ha scritto:
Ho scritto la prefazione e quindi... buona lettura
michele la bianca il 9 settembre 2021 alle 07:52 ha scritto:
quello che stiamo vivendo