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Descrizione
Quando nel luglio 2007 il Motu Proprio di Benedetto XVI ha ripristinato la celebrazione della Messa in latino, da più parti si sono levate vibranti voci di protesta. Il timore diffuso era ed è quello che papa Ratzinger avesse infine gettato la maschera, rivelandosi quel reazionario difensore della tradizione che i più accusavano essere fin dai tempi in cui era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cioè lex SantUffizio. A queste obiezioni Benedetto XVI ha replicato mostrando come la ripresa del rito latino non sia un passo indietro, un ritorno ai tempi precedenti il Concilio Vaticano II, bensì un guardare avanti, riprendendo dalla tradizione passata quanto di più bello e significativo essa può offrire alla vita presente della Chiesa. Quello che papa Ratzinger vuol fare nella sua paziente opera di riforma è rinnovare la vita del cristiano i gesti, le parole, il tempo del quotidiano restaurando nella liturgia un sapiente equilibrio tra innovazione e tradizione. Facendo con ciò emergere limmagine di una Chiesa sempre in cammino, capace di riflettere su se stessa e di valorizzare i tesori di cui è ricco il suo scrigno millenario.
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DETTAGLI DI «La riforma di Benedetto XVI»
Tipo
Libro
Titolo
La riforma di Benedetto XVI
Autore
Nicola Bux
Editore
Piemme
EAN
9788856602364
Pagine
128
Data
ottobre 2008
Peso
155 grammi
Collana
Religione
Recensioni di riviste specialistiche su «La riforma di Benedetto XVI»
Il vol. intende spiegare, a oppositori e critici, le motivazioni e i contenuti del motu proprio Summorum pontificum con cui papa Ratzinger ha permesso l’uso della seconda forma del rito romano, quella che rimonta a prima del Concilio, contenuta nel messale del 1962. Una scelta giustificata dal desiderio di favorire la riconciliazione interna alla Chiesa e di non perdere un tesoro storico prezioso, ma anche per evitare eccessi e abusi che sarebbero legati alla riforma conciliare.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2009 n. 10
(http://www.ilregno.it)
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Federico Fontanini il 30 gennaio 2009 alle 21:37 ha scritto:
Un libro opportuno pubblicato a poco più di un anno dal motu proprio, in un contesto nel quale, a mio modesto avviso, l'invito del Santo Padre non è stato adeguatamente accolto. Nella mia diocesi, a Lucca, ci sono ancora forti resistenze da parte del clero nei confronti del vecchio rito.
Si tratta di un testo di lettura relativamente facile, più adatto a chi già conosce un pò la materia, ma sufficiente a sensibilizzare la gran parte dei fedeli e soprattutto traccia una storia chiara e documentata di quanto avvenuto e contiene suggerimenti pratici. Dovrebbero leggerlo tutti i vescovi e i sacerdoti. Chi può lo regali al proprio parroco.
LDCaterina63 il 23 febbraio 2009 alle 19:12 ha scritto:
FANTASTICO!
L'ho letto già due volte, è appassionante e merita davvero di essere usato nelle Parrocchie quale catechesi sulla Liturgia.
REGALATELO ai vostri Sacerdoti!
Il libro non va letto come una opposizione alla Riforma Liturgica voluta dal Concilio, al contrario, se leggendolo ci si accosta liberi dai pregiudizi e aperti al senso el Sacro che anima la Chiesa (cfr Ecclsia de Eucharestia), allora si comprende facilmente l'aiuto che il testo da alla comprensione degli abusi che sono stati compiuti sulla Liturgia e aiuta a comprendere invece ciò che sta facendo Benedetto XVI che non è affatto un ritorno al passato, al contrario è un riportare alla luce ciò che abusivamente fu tolto...
Per esempio riportare la Croce sull'Altare aiuta a comprendere che la Messa è innanzi tutto SACRIFICIO dal quale abbiamo poi il Banchetto, ergo la Santa Messa non è la Mensa essa diventa anche Mensa DOPO il Sacrificio...
Inoltre è inutile voler difendere la presenza dei crocefissi sui muri se noi per primi lo abbiamo eliminato dagli Altari senza neppure sapere il perchè...
Grazie don Nicola Bux!
Luigi Murtas, luigimurtas@tiscali.it il 16 settembre 2009 alle 11:39 ha scritto:
Lo sforzo del Santo Padre di restituire ordine e profondità alla celebrazione del Santo Sacrificio dell'Altare deve trovare pronti e ricettivi sacerdoti e fedeli che intendano veramente andare alla radice della loro fede.
E' importante soprattutto che il celebrante possa recuperare tutta la concentrazione e il raccoglimento che gli necessita per prestare il proprio corpo (gesti) e la propria voce (parole e silenzi) a Cristo Sommo Sacerdote, senza dover fare i conti con il vasto campionario di distrazioni provenienti dall'esterno e a volte da lui stesso cagionate.
La celebrazione coram deo o almeno il Crocifisso ben sistemato al centro dell'altare davanti agli occhi del sacerdote, la pronuncia sottovoce delle formule, la completezza dei paramenti che aiutino anche il corpo a non sfuggire di qua e di là, un'adeguata educazione dei fedeli perchè questi pongano fine alle chiacchiere, ai movimenti continui, alle vesti discinte, provocanti o eccentriche, agli spuntini in corso di celebrazione e così via aiuteranno tutti a tenere fisso lo sguardo sul Crocifisso, fonte della nostra salvezza.
Vero che la Santa Messa è memoriale non solo della Passione e Morte del nostro Divin Redentore, sibbene anche della sua gloriosa Resurrezione, ma credo sia evidente che dal punto di vista pastorale, psicologico ed esistenziale, sia di gran lunga vantaggioso sottolineare l'aspetto sacrificale, sia perchè gli stimoli festaioli sono sin troppo abbondanti nella vita quotidiana, ma soprattutto perchè la Resurrezione fa parte della vita oltre la morte, mentre ancora ci aspetta il gran combattimento del calvario in cui tutto si giocherà.
Grazie, Papa Benedetto.