ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
1. Vita
La biografia di Atanasio è strettamente legata alla storia della controversia ariana. Il primo dato sicuro è la sua presenza al concilio di Nicea (325), come diacono al seguito del vescovo Alessandro di Alessandria, al quale succederà l'8 giugno del 328.
Nato quasi certamente ad Alessandria verso il 295, fu avviato in quella stessa città allo studio delle lettere umane e della teologia: i suoi scritti, infatti, rivelano una buona formazione letteraria e si ricollegano, nel modo di argomentare e di interpretare la Scrittura, allo spirito e al metodo della scuola teologica alessandrina risalente ad Origene attraverso Dionigi, Teognosto ed Alessandro. Alla giovinezza risale anche il suo primo contatto con i monaci del deserto e con Antonio, sebbene non possiamo affermare con sicurezza clic sia vissuto presso di loro come monaco. Se a tutto questo si aggiunge l'iniziazione alla politica ecclesiastica nel governo di una delle chiese più potenti del tempo, abbiamo i dati essenziali per ricostruire la sua fisionomia, che si rivelerà nel corso del suo lungo episcopato.
A Nicea Ario e i suoi seguaci di Nicomedia, riuscirono a far richiamare Ario dall'esilio e ad allontanare da Alessandria il vescovo Atanasio, facendo leva su alcune sue prese di posizione particolarmente energiche nei confronti dei meleziani (concilio di Tiro, del 335). Atanasio dovette lasciare la sua città per recarsi a Treviri, dove rimase fino alla morte di Costantino (335-337: primo esilio). Ma con la morte di Costantino e il ritorno nella sua sede non cessarono le difficoltà. In un primo tempo lo stesso Eusebio di Nicomedia riuscí a farlo deporre da un concilio, per cui dové subire un lungo esilio in occidente (339 - 22 febbraio 346: secondo esilio, trascorso per lo più a Roma); più tardi, quando Costanzo rimasto unico imperatore voleva imporre a tutto l'impero la fede ariana, Atanasio, che era giustamente considerato come il maggiore ostacolo al compimento di tale impresa, dové lasciare ancora una volta la sua città per ritirarsi nel deserto (356 - 22 febbraio 362: terzo esilio). Sono questi gli anni più duri ma anche più fecondi della sua esistenza. Costanzo, una volta condannato Atanasio, riesce a piegare anche alcuni tenaci difensori del Credo niceno, come Osio di Cordava e Papa Liberio. Le file degli ortodossi si assottigliano, anche se i pochi che vi rimangono, come Ilario di Poitiers, Eusebio di Vercelli e Dionigi, sono uomini di eccezione. Tutto questo affliggeva profondamente Atanasio confinato nel deserto, ma non ne paralizzava l'attività. Durante questo esilio combatte l'eresia ariana nella sua forma più sottile con le Lettere a Serapione, che si possono considerare il suo capolavoro, e forse anche con i tre Discorsi contro gli ariani; oppure smaschera le loro trame e si difende dalle accuse sia con apologie scritte in un linguaggio fermo e con abilità ed eleganza (Apologia a Costanzo e Apologia per la fuga) come con racconti di carattere popolare, nei quali indulge al meraviglioso (La storia degli ariani ai monaci) o raccogliendo documenti per dimostrare gli ondeggiamenti dei suoi nemici (I Sinodi). A questo periodo risale anche la Vita di Antonio, che morì appunto in quegli anni.
Con il 362, data del suo ritorno ad Alessandria e della convocazione di un importante sinodo in quella stessa città, diviene leader della riscossa ortodossa contro l'arianesimo favorito dall'imperatore, riunendo attorno a sé anche vescovi che non accettavano la stretta terminologia del concilio di Nicea. Riuscì, cioè, a far superare le divergenze strettamente teologiche per formare un fronte unico a difesa della ortodossia. Questa sua opera lo rese sgradito prima a Giuliano e poi a Valente per cui il vescovo, ormai vecchio, dovette subire l'esilio ancora due volte (362-363: quarto esilio e 365 - 1° febbraio 366: quinto esilio): finché poté chiudere in pace i suoi giorni il 2 maggio del 373.
Qui trovi riportati i commenti degli utenti di LibreriadelSanto.it, con il nome dell'utente e il voto (espresso da 1 a 5 stelline) che ha dato al prodotto.
I commenti compaiono ordinati per data di inserimento dal meno recente (in alto) al più recente (in basso).
Ale S il 11 luglio 2015 alle 12:27 ha scritto:
E' uno scritto eccezionale, composto nel IV secolo ma di un'attualità e di una chiarezza impareggiabili. Invito tutti a leggerlo, perchè ben fatto, comprensibile e molto utile come lettura per crescere nella fede. Andare alle fonti, agli scritti dei Padri, significa andare alle origini della nostra fede e in splendide sintesi - in fatti il libro è brevissimo - scoprire una ricchezza straordinaria. Consigliato!