PRESENTAZIONE
di Stefano De Flores
Non è facile imbattersi in un libro come questo. Rimasto manoscritto e sepolto « nel silenzio di un cofano » per oltre un secolo — sorte prevista dal suo autore (VD 114) — non appena viene ritrovato nel 1842 inizia il cammino di uno strepitoso successo: oltre 300 edizioni in una trentina di lingue. Mancante della prima parte, definitivamente perduta nelle vicende della Rivoluzione francese, il libro fu intitolato Trattato della vera devozione alla santa Vergine. Da quel momento ogni volume di mariologia o di spiritualità, ogni congresso mariano, ogni direttore spirituale vi hanno fatto riferimento come al libro classico che fonda teologicamente e traduce pastoralmente il rapporto dei cristiani con Maria.
Testimonianza vissuta
La fortuna straordinaria di questo libro è dovuta innanzitutto al fatto che esso è una testimonianza vissuta. Esprime l'esperienza personale e missionaria del suo autore, san Luigi Maria Grignion da Montfort. Il « curriculum » della sua vita, molto significativo in tal senso, merita di essere brevemente ripercorso.
Nato a Montfort in Bretagna (Francia) il 31 gennaio 1673, Luigi Grignion compie gli studi umanistici nel collegio dei gesuiti a Rennes e quelli teologici nei seminari sulpiziani di Parigi. Ordinato sacerdote il 5 giugno 1700, il Montfort si dedica alla predicazione itinerante e percorre circa 200 parrocchie nell'intento di « rinnovare lo spirito cristiano nei cristiani » e di « fare amare Cristo e sua Madre ».
Il suo stile di vita evangelica, povera e abbandonata alla Provvidenza, gli procura molti ammiratori e molti nemici. Scacciato da varie diocesi, trova stimolo per continuare il suo cammino nella meditazione del mistero della croce e nel rapporto di consacrazione a Cristo per mezzo di Maria. Povero tra i poveri, si dirige soprattutto agli emarginati del suo tempo e si adatta alla mentalità popolare: erige calvari, compone cantici, organizza processioni, fonda associazioni, avendo però cura di orientare tutto questo alla conversione e all'adesione personale al Vangelo. Nei periodi di ritiro scrive parecchie opere spirituali', che saranno stampate dopo la sua morte, avvenuta in piena missione a Saint Laurentsur-Sèvre il 28 aprile 1716. Beatificato il 22 gennaio 1888, viene canonizzato da Pio XII il 20 luglio 1947.
Si richiamano al Montfort come fondatore o maestro di spiritualità le Figlie della Sapienza, i Missionari della compagnia di Maria, i Fratelli insegnanti di san Gabriele e, più recentemente, l'Istituto secolare delle Missionarie di Maria, che prolungano nella Chiesa la sua attività caritativa, evangelizzatrice ed educativa.
Nel Trattato, ritenuto la più importante delle sue opere, l'Autore ha voluto mettere in scritto ciò che ha « insegnato con profitto in pubblico e in particolare nelle missioni, durante molti anni » (VD 110). Non si tratta di arida trattazione teorica, ma di comunicazione vitale. « Chiunque sí pone a studiare il Trattato — afferma Frank Duff — cade sotto la sua malia, perché il libro ha tutto: stile, fervore, convinzione intensa, sodezza, eloquenza travolgente, aria di autorità e ispirazione ». « Lettolo e rilettolo — insiste P. Faber — si è costretti a toccare con mano che la sua novità non invecchia, la sua pienezza non diminuisce, il fresco profumo e il fuoco sensibile della sua missione non si altera né vien meno ».
Nel crogiolo della crisi mariana
A questa attrattiva stilistica e comunicativa, bisogna aggiungere l'alto valore di contenuto dottrinale. Il Montfort scrive « specialmente per i poveri e i semplici » (VD 26) ed evita sottili argomentazioni e farraginose erudizioni. Tuttavia egli ha cura di stabilire saldamente le sue affermazioni mediante « alcune verità fondamentali, che daranno luce alla grande e solida devozione che io intendo svelare » (VD 60).
Il periodo vissuto dal santo missionario, evangelizzatore dell'ovest della Francia, coincide con un'epoca di crisi mariana simile a quella attraversata dalla Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Verso il 1680 i libri mariani diminuiscono notevolmente, le espressioni diventano meno esuberanti e più compassate, si insiste sulla grandezza morale di Maria ponendo in sordina la sua maternità spirituale e la sua bontà, si mette in guardia dalla falsa devozione, sulla scia del famoso libretto di Widenfeld Avvisi salutari della Vergine ai suoi devoti indiscreti (1673). Molteplici fattori contribuiscono alla creazione del nuovo clima: lo spirito critico fa piazza pulita di molte leggende di cui si dilettava la pietà popolare, la riforma liturgica dei breviari scarta i testi apocrifi dei padri e li sostituisce con quelli autentici, c'è un ritorno ai brani biblici, il movimento ecumenico esige maggiore attenzione al primato di Cristo mediatore, la corrente giansenista con la sua devozione sobria e misurata mette in crisi le effusioni del sentimento popolare.
Lo stesso Montfort, mentre era ancora in seminario, si sente rimproverare da parte dei condiscepoli di fare di Maria una divinità e di amare più la Madre che il Figlio. Di fronte a queste contestazioni egli è obbligato ad approfondire teologicamente la propria devozione a Maria e nello stesso tempo a inserirla nel tessuto globale della vita cristiana nel rispetto della gerarchia dei valori.
Maria relativa a Dio
Qui tocchiamo il punto centrale dell'impostazione monfortana. Il Montfort rimane in atteggiamento di ammirazione e di lode di fronte al mistero di Maria Madre di Dio (VD 12), ne riconosce la missione materna e regale nei riguardi dei fedeli (VD 30-38) e matura un rapporto di imitazione, di amore filiale e persino di totale consacrazione espressa in termini di schiavitù d'amore o volontaria (VD 72-76; 244-245).
Egli, però, si guarda bene dal considerare Maria come un'entità autonoma che ferma i fedeli alla sua persona divenendo il traguardo della vita spirituale.
La posizione del Montfort è quanto mai chiara e precisa in consonanza con la fede della Chiesa: « Maria è completamente relativa a Dio: io la chiamerò benissimo la relazione di Dio, che non è se non per rapporto a Dio » (VD 225). La presenza di Maria nel cristianesimo non è un evento assoluto, che si pone da sé necessariamente, ma deriva dalla volontà di Dio che l'ha scelta come strumento per la realizzazione delle grandi opere dell'incarnazione del suo Figlio e della nascita e formazione dei membri del corpo mistico (VD 15-38, 218).
Contesto cristocentrico
Il riconoscimento di Maria nella vita cristiana non può dunque fare di lei un centro polarizzatore o una realtà divina. La Vergine resta nel suo livello di « semplice creatura uscita dalle mani dell'Altissimo », di fronte al quale essa « è meno che un atomo » (VD 14). E la devozione verso di lei è funzionale in ordine al regno di Cristo: « Se noi stabiliamo la solida devozione alla santissima Vergine, ciò non è che per stabilire più perfettamente quella di Gesù Cristo, e per dare un mezzo facile e sicuro per trovare Gesù Cristo » (VD 62).
Il Montfort sottolinea con forza il cristocentrismo della vita cristiana: « Gesù Cristo nostro salvatore, vero Dio e vero uomo, deve essere il fine ultimo di tutte le nostre devozioni; altrimenti esse sarebbero false e ingannatrici. Gesù Cristo è l'alfa e l'omega, il principio e il fine di tutte le cose... Egli è l'unico nostro Maestro che deve istruirci, l'unico nostro Signore da cui noi dobbiamo dipendere, l'unico capo al quale dobbiamo essere uniti, l'unico modello al quale dobbiamo conformarci... » (VD 61).
Muovendo da queste premesse fondamentali, occorre trovare il punto di sutura tra una vita cristocentrica e la devozione a Maria. Dove individuare questo nesso che unisca le due realtà, o meglio che inserisca il rapporto con Maria nel contesto della vita cristiana dandole il suo vero significato?
Rinnovazione degli impegni battesimali
Superando i suoi predecessori, il Montfort intuisce che la devozione mariana non è un cammino a sé stante o giustapposto, ma un elemento per giungere a un cristianesimo maturo e responsabile. La novità e il valore della dottrina monfortana consistono nell'aver unito devozione a Maria e vita battesimale: « La devozione che io insegno... si può anche chiamare una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del santo battesimo » (VD 120).
Elementi transitori e valori permanenti
Il lettore non mancherà di notare alcune formule e affermazioni desuete, talvolta strane e urtanti: e necessario ',d'ora relativizzarle, abbandonarne gli clementi caduchi e coglierne i valori da inserire nei dati acquisiti dall'odierna teologia e dalle scienze umane. Così il lettore non si sentirà obbligato ad accettare le espressioni « schiavo di Maria » O « schiavitù d'amore » (VI) (68-77; 244-246), che potrebbero richiamare alla sua mente uno stato di oppressione contrario ai diritti dell'uomo e alla libertà cristiana. Ne 'assimilerà invece il contenuto di amore oblativo, di disponibilità all'azione materna di Maria, di impegno permanente a compiere come lei la volontà del Padre.
Similmente quando il Montfort, sulla scia dei suoi contemporanei, insiste stilla corruzione della natura umana (VI) 78-79; 228) e su una spiritualità fuga dal mondo (VI) 196, 256), il lettore saprà sostituirvi lilla visione più positiva, che tenga conto dell'uomo immagine di Dio; né confonderà la rinuncia al peccato con la separazione dalla società, nella quale deve operare e assumere impegni concreti.
Altre affermazioni, come il timore « di andare direttamente a Gesù Cristo Dio » (VI) 83) e la conseguente necessità di una mediatrice presso il Mediatore (VI) 83 86), cadranno in un confronto con il Vangelo che mostra Gesù amico dei peccatori e manifestazione suprema della volontà del Padre. La mediazione di Maria sarà vista con il Concilio Vaticano II e in sintonia con altri passi del Montfort (V1) 61, 120), come un modo per essere « più intimamente congiunti col Mediatore e Salvatore » (LG; 62),
Coincidenza con il Vaticano II
Queste riserve non intendono minimizzare l'alto contributo di spiritualità e le profonde intuizioni del Montfort circa la missione di Maria nella storia della salvezza e la conseguente risposta dei cristiani. Il Montfort resterà nella Chiesa uno dei santi che hanno meglio percepito ed esposto l'autentico rapporto dei fedeli con la Madre del Signore.
Col beneficio d'inventario Lino sopra, accettiamo l'affermazione del vescovo Theas: « Mi sembra che il miglior commento al testo mariano del Concilio si trovi nella dottrina di san Luigi Maria Grignion da Montfort ». Le convergenze dei due documenti sono infatti notevoli: richiamo al piano divino della salvezza (LG 52, 56, 58-61; VD 14-35), intima unione tra Gesù e Maria ( LG 56-58; VD 63, 74, 120, 165, 247), affermazione' dell'unica mediazione di Cristo (LG 60; VD 61), ruolo materno ed esemplare di Maria ( LG 61-65; VD 29-36; 260), culto mariano come promozione dell'adorazione di Dio (LG 66; VI) 164-168) e mezzo di vita cristiana (LG; 67; VI) 49, 67, 120).
Il Concilio non ha parlato espressamente della consacrazione monfortana a Cristo tramite Maria, limitandosi a affermare la legittimità delle « varie forme di devozione verso la Madre di Dio che la Chiesa ha approvato » (LG 66). Tra queste dobbiamo porre quella proposta dal Montfort, esaminata e riconosciuta esente (la errore in occasione della beatificazione (1888).
Elogi da parte dei papi
San Pio X raccomandò caldamente il Trattato la vera devozione alla beata Vergine Maria mirabilmente composto » (1908). Benedetto XV lo ritenne un libretto « di somma soavità di grande peso » (1916). Pio XIl invitò i pellegrini convenuti per la canonizzazione del Montfort ad « attingere nel tesoro degli scritti e degli esempi del nostro Santo ciò che ha costituito il fondo della sua devozione mariana », ricordando però che nessuna forma ne può rivendicare il monopolio nella Chiesa (1947).
Più recentemente Paolo VI ha esortato a scoprire sempre più i segreti dell'esperienza spirituale del Montfort: « Vivere e annunciare Gesù Cristo, Sapienza Eterna, far conoscere e amare Maria, che conduce sicuramente a Gesù » (1973). Lo stesso papa si era posto su una linea monfortana invitando « tutti i figli della Chiesa a rinnovare personalmente la propria consacrazione al Cuore immacolato della Madre della Chiesa » (Signum magnum, 13-5-1967).
Il massimo grado di ufficialità è raggiunto dal Moriifort con Giovanni Paolo II. Questi si dichiara debitore del Trattato della vera devozione a Maria per la « svolta decisiva » impressa alla sua devozione mariana mentre lavorava da seminarista clandestino alla Solvay di Cracovia: « Ricordo d'averlo portato con me per molto tempo, anche nella fabbrica di soda, tanto che la sua bella copertina era macchiata di calce. Rileggevo continuamente l'uno dopo l'altro certi passi. l ... l Ne è conseguito che alla devozione della mia infanzia e anche della mia adolescenza verso la Madre di Cristo si è sostituito un nuovo atteggiamento, una devozione venuta dal pii] profondo della mia fede, come dal cuore stesso defla realtà trinitaria e cristologica ».
Non meraviglia pertanto che l'unico autore moderno citato da Giovanni Paolo Il Redemptoris Mater (1987) sia proprio il Montfort. Non solo per l'influsso da lui ricevuto, ma soprattutto a motivo dell'impostazione cristocentrica della spiritualità mariana esposta nel Trattato: « Mi è caro ricordare, tra i tanti testimoni e maestri di tale spiritualità, la 'figura di san Luigi Maria Grignion da Montfort, il quale proponeva ai cristiani la consacrazione a Cristo per le mani di Maria, come mezzo efficace per vivere fedelmente gli impegni battesimali » (n. 48).
Proposta di maturità cristiana
Chi prende in mano il Trattato della vera devozione è ormai consapevole di trovarsi di fronte ad un libretto di grande valore, che ha attirato l'attenzione di teologi e pastori della Chiesa, ha nutrito in tanti cristiani un autentico amore per la Madre di Dio, ha guidato alcuni a vette di santità e di suprema testimonianza del Cristo, ad esempio san Massimiliano Kolbe.
Accogliere la proposta monfortana, inserendola nelle esigenze del cristianesimo attuale e completandola con una dimensione ecclesiale e liturgica più marcata, equivale ad aprirsi alla presenza salvifica di Maria nella propria vita, portare a maturazione la grazia battesimale, compiere un'opzione fondamentale per Cristo sul paradigma di Maria, sua Madre e discepola fedele.
Di queste proposte il cristiano d'oggi ha più bisogno che mai.
« Il segreto di Maria »
Oltre al Trattato della vera devozione il Montfort ha scritto un'altra operetta sullo stesso argomento: Il segreto di Maria. Anche questo best-seller presenta fondamentalmente la stessa dottrina e mira allo stesso scopo: condurre il cristiano alla scoperta del mistero di Maria e a un autentico rapporto con lei.
Rivolgendosi a una persona consacrata a Dio nel mondo, il Montfort assume in questo libretto un tono spirituale semplice ed efficace. Ecco la sua argomentazione: Dio chiama alla santità, sicura vocazione di tutti i cristiani. Ma per diventare santi occorre la grazia, per ottenere la grazia bisogna trovare Maria, madre della divina grazia (SM 3-23).
Delineato il ruolo che Maria svolge nella vita del cristiano, che consiste in sostanza nel riprodurre in lui l'immagine di Cristo (SM 16-17) e nel proiettarlo verso Dio (SM 20-21), l'autore spiega in che cosa consista la consacrazione a Gesù per mezzo di Maria: dono totale e impegno a vivere facendo costante riferimento a Maria (SM 28, 43-52), incontro personale con Cristo, cammino di maturità, di apertura ai fratelli, di sicura fedeltà e di libertà filiale (SM 36-42).
Per invogliare il cristiano ad aderire alla sua proposta, il Montfort enumera gli effetti spirituali della consacrazione: identificazione vitale con Maria, crescita nel Cristo, acquisizione delle virtù evangeliche, instaurazione del regno di Cristo (SM 55-59).
Dopo due bellissime preghiere a Gesù e a Maria, pregevoli per la dimensione trinitaria e per l'apertura all'impegno cristiano (SM 66-69), il Segreto si conclude con un commento spirituale della figura dell'albero della vita, Maria, che maturerà nel cristiano fedele « il suo frutto degno di onore e pieno di grazia, Gesù nostro Dio e fratello, che è sempre stato e sempre sarà l'unico frutto di Maria » (SM 78).
L'atto di consacrazione
Come appendice ai due celebri scritti monfortani, viene pubblicato l'Atto di consacrazione di se stesso a Gesù Cristo, Sapienza incarnata, per le mani di Maria, tratto da un'altra opera del Montfort, meno conosciuta ma non meno importante perché in essa appare più chiaro il contesto cristocentríco nel quale egli ha cura di inserire la devozione mariana.
In quest'opera, L'Amore di Gesù Eterna Sapienza, il Montfort tratta del Cristo prima, durante e dopo l'Incarnazione, sottolineando il movimento di amore e di solidarietà della Sapienza verso l'uomo, cui deve corrispondere il cammino dell'uomo verso la Sapienza. In tale duplice itinerario si inserisce Maria: è la creatura degna della Sapienza, che l'attira nel mondo, ed è la Vergine fedele che guida l'uomo verso la Sapienza, purificandone il cuore e preservandolo dal ritorno alla sapienza mondana.
Questa dinamica porta a comprendere meglio l'Atto di consacrazione, nel quale si intrecciano le due vie: dal mistero di Cristo si giunge a Maria, la quale diventa a sua volta un cammino di fedeltà a Cristo e di impegno evangelico.
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flavio cocciardi il 30 agosto 2014 alle 14:10 ha scritto:
Questo libro mi ha riempito il cuore di Maria.