Il Mosè storico, punto di cristallizzazione dell’identità di Israele nei racconti biblici, è pure figura centrale in tre religioni: quella ebraica, quella cristiana e quella islamica. Dalla quarta di copertina: Mosè è una figura centrale della religione ebraica, cristiana e islamica. La Bibbia lo presenta come mediatore della rivelazione divina, lui che sul monte Sinai riceve i dieci comandamenti e la legge di Dio. Eckart Otto va alla ricerca del Mosè storico e spiega come la sua persona sia diventata nei racconti biblici il punto di cristallizzazione dell’identità ebraica, identità che dovette affermarsi contro le potenze egemoniche degli assiri, dei babilonesi, dei persiani e dei greci.
INTRODUZIONE
L'attualità dei racconti relativi a Mosè contenuti nella Bibbia ebraica:
Mosè come figura emblematica di moralità e di libertà nella letteratura del xx secolo
Nel 1942 Thomas Mann, allora in esilio in America, fu invitato a collaborare a un libro intitolato The Ten Commandments. Ten Short Novels of Hitler's War Against the Moral Code [I dieci comandamenti. Dieci brevi racconti sulla guerra di Hitler contro il codice morale], libro nel quale dieci noti autori avrebbero commentato, uno ciascuno, tali comandamenti. Thomas Mann scelse di commentare il primo comandamento e diede al suo racconto il titolo Thou Shalt Have No Others Gods before Me [Non avrai altri dèi di fronte a me], racconto che fu poi pubblicato in tedesco con il titolo Das Gesetz [La legge]. Tale libro sui dieci comandamenti doveva diventare un'accusa letteraria contro il disprezzo della dignità umana e della legge morale universale da parte del nazismo. Al centro del racconto di Thomas Mann troneggia Mosè che, lungo il cammino dei figli d'Israele dall'Egitto al monte di Dio, educa il popolo alla moralità e al senso di umanità. Nel discorso conclusivo da lui rivolto al suo popolo, che Thomas Mann cita alla lettera in una trasmissione radiofonica del 25 aprile 1943 indirizzata a uditori tedeschi, egli allude a un colloquio avuto da Hitler con Hermann Rauschning nel 1933, colloquio nel corso del quale Hitler avrebbe detto:
Verrà il giorno nel quale rizzerò le tavole di una nuova legge contro questi comandamenti. E la storia riconoscerà nel nostro movimento la grande battaglia per la liberazione dell'umanità, per la liberazione dalla maledizione del Sinai... Contro di questo noi combattiamo: contro lo spirito masochistico dell'autolesionismo, contro la maledizione della cosiddetta morale, di cui si è fatto un idolo per proteggere i deboli di fronte ai forti, di fronte alla legge eterna della lotta, di fronte alla grande legge della natura divina. Contro i cosiddetti dieci comandamenti noi combattiamo.
Invece, in Thomas Mann, Mosè rivolge al popolo di Israele questa esortazione conclusiva:
Nella pietra del monte io ho scolpito l'abbiccì della condotta umana. Ma esso deve essere scolpito anche nella tua carne e nel tuo sangue, Israele, sì che chiunque trasgredisca anche una sola parola dei dieci comandamenti abbia segretamente terrore davanti a sé e davanti a Dio e senta il gelo attorno al suo cuore, essendo uscito dai limiti imposti da Dio... Ma maledizione all'uomo, che si leva e dice: «Essi non hanno più valore». Maledizione a colui che vi insegna: «Orsù, voi siete liberi! Mentite, uccidete e rubate, fornicate, stuprate e consegnate padre e madre al coltello, perché questo è ciò che si conviene all'uomo. Lodate il mio nome, perché io vi annuncio la libertà».
Per quale potere il Mosè biblico diventa ancora, dopo tremila anni, il personaggio emblematico straordinario della lotta contro la perdita della moralità e della dignità umana? Il suo segreto è racchiuso nei racconti biblici dei libri di Mosè della Bibbia ebraica. Anche tali libri, denominati nel canone della Bibbia ebraica la Tôrah, la 'Legge', hanno alle spalle una storia letteraria di oltre un mezzo millennio, storia nel corso della quale il popolo d'Israele si accertò in continuazione, mediante i racconti relativi a Mosè, della propria identità nel confronto con le potenze egemoniche degli assiri, dei babilonesi e dei persiani. I racconti del cammino, che Mosè avrebbe percorso con il popolo dall'Egitto sino alla soglia della terra promessa, contengono una teologia politica, a proposito della quale il filosofo ebreo della religione Martin Buber disse nel 1944: Mosè è il creatore di un programma del «rifiuto di un eterno faraonismo da parte di un gruppo di ebrei che va dall'Egitto verso la libertà». Per Martin Buber Mosè è, quale personaggio storico della seconda metà del II millennio, autore di questo programma della liberazione dall'onnipotenza dello stato. Ma che cosa sappiamo del Mosè storico, che nelle tre religioni mondiali del giudaismo, del cristianesimo e dell'islam è ricordato come fondatore di una religione, e che anche al di fuori delle comunità religiose appare tutt'oggi, strettamente collegato come in Thomas Mann con i dieci comandamenti, un personaggio centrale della storia della cultura, un campione di moralità e di senso di umanità, ed è percepito come una fonte dei diritti dell'uomo di fronte all'arbitrio statale? Sulla figura storica di quest'uomo c'è poco da dire scientificamente. Tanto più chiaro è in compenso il processo storico letterario, che lo fece diventare un personaggio centrale della storia di tre religioni mondiali monoteiste. Uno sguardo alle linee fondamentali del racconto di Mosè contenuto nei libri omonimi, nel Pentateuco (`Cinque libri') della Bibbia ebraica, ci permetterà di seguire tale processo.