Indice
B ernardeth Caero Bustillos – Luca Ferracci
Daniel Franklin Pilario – Michelle Becka,
Editoriale: Guerra e pace
Abstracts
I. Guerra e pace
1. Inquadrare guerra e pace
1.1 Burkhard Liebsch, La guerra come anacronismo
e come minaccia apparentemente inevitabile
1.2 Sarah Louise MacMillen, Guerra e religione:
alienazione ed espiazione
I/ Erich Fromm su pace e guerra
II/ Utopia: la guerra come ricerca dell’unità?
III/ Definire la pace
IV/ Conclusione
1.3 Bernhard Koch, Guerra giusta e pace giusta
I/ Introduzione
II/ Guerra giusta
III/ La pace giusta
IV/ L’éthos della nonviolenza
1.4 Mary Ellen O’Connell, Credere nella guerra
I/ L’ascesa della teoria realista e il suo impatto
II/ Il ristabilimento della pace come scopo del diritto
III/ Conclusione
2. Tradizioni teologiche
2.1 John Baptist Antony, Shlôm nei suoi aspetti biblici
Introduzione
I/ Contesto
II/ Alcune considerazioni metodologiche
III/ Comprensioni bibliche della pace
IV/ Alcune implicazioni per la costruzione della pace
Conclusione
2.2 Fabio Ruggiero, I padri della chiesa
di fronte alla guerra
I/ Introduzione
II/ Dalla letteratura subapostolica alla prima apologetica
III/ Clemente Alessandrino, Ippolito e Origene
IV/ L’Africa romana del III secolo
V/ La svolta costantiniana
VI/ Ambrogio e Agostino
VII/ Conclusione
2.3 Eli S. McCarthy, Nonviolenza attiva
durante la guerra. Implicazioni teologiche
I/ Introduzione
II/ Esempi di grande impatto durante la guerra
III/ Implicazioni teologiche
3. Esperienze
3.1 Francisco de Roux, Tra il dolore della guerra a pezzi
e la sfida della comunità mondiale
I/ «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9)
II/ La ricerca della verità
III/ Una nuova situazione per la chiesa
IV/ Discernimento tra costruire
o lasciar distruggere la comunità mondiale
3.2 Elias O. Opongo, Conflitti africani e interventi di pace.
Alla ricerca di una pace sostenibile
Introduzione
I/ Analisi contestuale dei conflitti africani
II/ Strategie di intervento nei conflitti africani
e relative implicazioni teologiche
3.3 A lejandro Castillo Morga, Nonviolenza e resistenza
nel popolo chatino di Zenzontepec, in Messico
I/ Il popolo chatino
II/ Nonviolenza e resistenza nella teologia politica
III/ «Vale più la vita di una persona che un pezzo di terra»
II. Forum teologico
Catherine E. Clifford, Continuare a recepire
la “gerarchia” delle verità
Editoriale
Guerra e pace
Le persone desiderano la pace e anche noi, come persone di fede, ci adoperiamo per ottenerla. Immagini bibliche, teologie, teorie filosofiche e utopie si interrogano sul concetto di pace. Non è da meno lo shlôm del Primo Testamento che ci promette una vita di relazione giusta e realizzata, in comunità con gli altri e sotto la protezione di Dio. Le idee contemporanee provenienti da tutto il mondo, come il buen vivir, alimentano queste concezioni e le sviluppano ulteriormente. Già nell’idea biblica di pace, quest’ultima non è concepibile senza la giustizia, e queste posizioni sono state ulteriormente sviluppate. Pace e giustizia vanno di pari passo. Dovrebbero dare forma alle nostre società: questo è l’auspicio, questa la pretesa normativa. La realtà è spesso diversa, tuttavia. Pace e giustizia mancano, mentre guerra e conflitti armati sono assai presenti. Per la maggior parte delle persone in tutto il mondo i pericoli della guerra non sono mai stati lontani: i conflitti dentro gli stati e tra gli stati determinano il nostro mondo. Ci sono guerre, come per esempio in Afghanistan e nello Yemen, ci sono guerre civili in tanti Paesi (come la Siria, il Sud Sudan, la Libia, il Tigray, il Ciad, il Congo e la guerra ai Rohingya), guerre per la droga (come in Messico e nelle Filippine) e tanti altri conflitti armati nel XXI secolo. Una delle ultime guerre1, quella di aggressione
all’Ucraina, iniziata il 24 febbraio 2022, rappresenta un punto di svolta – non solo per gli europei – per almeno due aspetti: si tratta di una guerra nel cuore del Vecchio Continente e come tale prova che il progetto di pace dell’Europa non si regge su gambe così sicure come si credeva o si voleva credere; inoltre mostra, ancora una volta, l’instabilità dell’ordine internazionale: che valore ha un ordine politico se, alla fine, il vicino più potente può invadere quello più piccolo? E cosa comporta la presenza di questa guerra per il nostro pensiero e per la nostra convivenza? Come possiamo sostenere la speranza di pace senza che diventi cinica, come quando ignora la sofferenza delle persone? E cosa fa la differenza tra il livello individuale e quello strutturale? La pace e l’ideale della pacificazione si riflettono in molti modi sul piano teologico e la pace è la prospettiva guida di questo numero, nella convinzione che qualsiasi approccio alla guerra mira ad avvicinarsi alla pace. Tuttavia la guerra e i conflitti armati sono estremamente presenti nel nostro mondo: distruggono vite umane in modo permanente; ecco perché anch’essi sono al centro di questo numero, che riflette teologicamente sul fatto della guerra. Come possiamo affrontare l’esistenza della guerra e dei conflitti armati in quanto espressione più estrema dell’ingiustizia? Che cosa ci provoca la guerra? In quale maniera essa sfida il nostro pensiero teologico? I nostri contributi si sforzano di trovare risposte a queste domande. La tensione tra le possibili strade da seguire, che sono discusse in modo controverso in tutto il mondo, si riflette anche nei contributi. I quali non offrono ricette per un rapido raggiungimento della pace, ma mostrano che esistono diversi livelli di azione e diversi agenti: alcuni si concentrano sugli stati e sull’ordine internazionale, altri riflettono sulle possibilità della società civile come pure della chiesa. Le logiche e i modi di pensare sono associati anche a diversi soggetti: logica diplomatica o militare, riflessione morale, pensiero teologico o considerazioni in vista di interessi di gruppo. Alcuni si completano a vicenda, altri sono in tensione tra loro. Eppure, questi contributi sono la dimostrazione che anche di fronte alla guerra dobbiamo continuare a pensare e a lottare: per le vie di soluzione, per la comprensione, per un pensiero appropriato. È parte della visione di base di Concilium prendere in considerazione le prospettive di diverse regioni e imparare da esperienze e discorsi differenti. Le guerre e i conflitti armati sono ovunque, e le persone soffrono dappertutto. Eppure le cause, i discorsi e le strategie per fronteggiare tali conflitti sono diversi. In questo numero vogliamo presentarne e discuterne alcuni, chiedendoci cosa possiamo fare per opporci alla guerra. Cercheremo di affrontare il problema della guerra su tre livelli. In primo luogo, ricorrendo a un approccio interdisciplinare, ci chiederemo quali siano le strutture euristiche, cosa significhi oggi la guerra e quali narrazioni diano forma al discorso sulla guerra: come possiamo pensare di affrontare l’esistenza della guerra? In secondo luogo ci chiederemo quali tentativi di risposta offra la teologia, nel passato e nel presente: possiamo parlare di “guerra giusta” e cosa vorrebbe dire? Infine, ad un terzo livello, offriremo alcuni punti di vista (naturalmente ce ne sarebbero molti altri) su cosa significhi la guerra per la vita delle persone e su come la guerra e la violenza influenzino l’esistenza e la cultura: in che modo le persone la affrontano e come resistono? Come apertura, il filosofo tedesco Burkhard Liebsc h solleva la questione del fino a che punto, sullo sfondo della criminale guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, la guerra debba essere intesa come una minaccia che resta inevitabile. Egli prende sul serio il fatto che «uno possa minacciare di rovinare tutto in virtù di una decisione sovrana»; allo stesso tempo però mette in guardia dal cedere alla logica della guerra. Egli mostra come in guerra ogni politica fallisca e come anche il pensiero corra il rischio di sottomettersi alla guerra. Liebsch promuove inoltre un modo di pensare che neghi la guerra e sottolinea la necessità di una comprensione appropriata e attuale dello stato, secondo la quale lo stato deve riconoscere la violenza che è andata di pari passo con la sua storia e continua a emergere da essa. La sociologa statunitense Sarah Louis e MacMillen riflette sul rapporto tra guerra e religione e sostiene la tesi secondo la quale la religione è una causa importante della guerra. L’autrice ritiene, insieme a Erich Fromm, che in questi casi spesso c’è già una comprensione problematica della religione, sovente […]