SOMMARIO
Editoriale
221 Istituti superiori di Scienze religisoe: hanno ancora senso?
Andrea Toniolo
focus Teologia e scienze religiose. Nodi da sciogliere
229 Breve ricognizione storico-genetica della nascita degli Istituti superiori di Scienze religiose in Italia
Gaudenzio Zambon
241 La specificità delle Scienze religiose in rapporto alla Teologia
Alberto Cozzi
255 Il corso di laurea magistrale interateneo in Scienze delle religioni (Università di Padova-Ca’ Foscari Università di Venezia)
Chiara Cremonesi
261 La Religionspädagogik nel mondo germanofono
Alexander Notdurfter
269 Formazione teologica in dialogo
Leonardo Paris
279 Centocinquant’anni dopo. Sul ritorno delle teologie nelle università italiane (1871-2021)
Alberto Melloni
287 La collocazione degli studi storico-religiosi nelle università italiane. Una vicenda complessa. Dialogo con Paolo Bettiolo
Giovanni Trabucco (a cura)
Agorà
297 A venticinque anni dalla Fides et ratio: un bilancio prospettico e propositivo
Lorenzo Magarelli
311 Soumission et usage de la raison. Razionalità sapienziale e fede cristiana in Blaise Pascal
Alberto Peratoner
Temi e discussioni
325 Riscoprire la vocazione all’ascolto. Provocazioni dalla teologia e dalla prassi pastorale
Assunta Steccanella
339 La Sacra Scrittura in Teologia pastorale. Precisazioni interdisciplinari e una loro attuazione
Giovanni Giuffrida
353 Il ruolo della Bibbia nella prassi catechistica
Carlo Broccardo
Recensioni
367 Kasper W.-Augustin G. (curr.), Percorsi di fraternità. Per raccogliere la sfida dell’enciclica Fratelli tutti (G. Zambon)
370 Thomasset A., Un’etica teologica delle virtú sociali. Giustizia, solidarietà, compassione, ospitalità, speranza (G. Bozza)
372 Zago G. (cur.), Le discipline filosofiche e pedagogiche a Padova tra positivismo e umanesimo (L. Sandonà)
375 Flournoy T., La psicologia della religione. Principi, ricerche, prospettive (G. Pavan)
377 Toso M., Dimensione sociale della fede. Sintesi di Dottrina sociale della chiesa (G. Bozza)
380 Ciancio C.-Goisis G.-Possenti V.-Totaro F. (curr.), Persona: centralità e prospettive (G. Piaia)
382 Ghisleri L.-Poma I. (curr.), Il sacro e la polis. Intersezioni simboliche (R. Tommasi)
385 Borghi E.-Buzzi F., Coscienza, riconoscenza e azione. Per cercare di essere umani (G. Bozza)
388 Hamidovi D., L’insostenibile divinità degli angeli. Saggio storico (A. Magoga)
390 Raterio Vescovo di Verona e di Liegi, Le lettere (D. Fiocco)
393 Bertazzo L.-Ceschia M., Un mistico vedere. «Vita et Revelationes» della beghina viennese Agnes Blannbekin († 1315) (A. Ramina)
396 Cazzulani G.-Como G.-Dalle Fratte S.-Luppi L. (curr.), Lo Spirito, le brecce e la danza. Introduzione alla spiritualità cristiana (A. Ramina)
Segnalazioni
1. FILOSOFIA
399 Scilironi C., San Paolo filosofo (M. Barcaro)
401 Guanzini I., Filosofia della gioia. Una cura per le malinconie del presente (G. Osto)
2. STORIA DEL CRISTIANESIMI
2.1 Biblico
402 Cline E.H., Archeologia biblica. Una breve introduzione (C. Broccardo)
2.2 Patristico e medievale
403 Prandi E., Santa Eurosia. Un culto agrario dai Pirenei spagnoli alla Pianura Padana (G. Piaia)
3. TEOLOGIA
406 Ruggeri G., Abbi cura di me. Fine corsa della formazione. Inediti modi, luoghi, tempi nella chiesa che verrà (L. Voltolin)
408 Riva G.-Ruggeri G., Parole al capolinea. Come il digitale sta cambiando identità, relazioni, religione (L. Voltolin)
408 Ruggeri G., Teologia digitale. Internet come cultura e pensiero per-formante nell’insegnamento teologico. Prassi esperienziale (G. Giuffrida)
410 Bergamo M., L’anatomia dell’anima. Da François de Sales a Fénelon (A. Ramina)
413 libri ricevuti
EDITORIALE
Istituti superiori di Scienze religiose: hanno ancora senso?
Andrea Toniolo
«La chiesa “ha bisogno di crescere nell’interpretazione della Parola rivelata e nella comprensione della verità”, senza che ciò implichi l’imposizione di un unico modo di esprimerla. Perché “le diverse linee di pensiero filosofico, teologico e pastorale, se si lasciano armonizzare dallo Spirito nel rispetto e nell’amore, possono far crescere anche la chiesa”. Questa crescita armoniosa conserverà la dottrina cristiana piú efficacemente di qualsiasi meccanismo di controllo».
Sono alcuni passaggi della lettera che papa Francesco ha indirizzato al nuovo prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede, Víctor Manuel Fernández, nominato il 1° luglio 2023. Il mandato è quello di un cambio di stile nel custodire la fede e nel crescere nella comprensione della fede, e chiama in causa la questione strutturale delle condizioni della “scienza della fede”, che possiamo ricondurre a due, spesso in tensione, rinvenibili nel passaggio citato: la libertà di ricerca nel campo della fede – senza la quale non può crescere la comprensione e l’espressione della tradizione credente – e il servizio alla verità del vangelo. L’auspicio fa eco a quanto espresso nel programma di rinnovamento di Veritatis gaudium: la teologia non è chiamata semplicemente a trasferire conoscenze bibliche o dogmatiche, ma ha il compito di «concepire, disegnare e realizzare sistemi di rappresentazione della religione cristiana capace di entrare in profondità in sistemi culturali diversi» (n. 5).
Nel contesto italiano, tale compito teologico – entrare in dialogo profondo con i vari sistemi culturali – si attua soprattutto attraverso le istituzioni accademiche esistenti, articolate in due percorsi: Teologia e Scienze religiose. La strutturazione di tali percorsi è oggetto di dibattito da alcuni anni, per tanti motivi, tra cui la revisione dell’architettura delle discipline, la poca rilevanza della teologia nello spazio pubblico, l’incerta sostenibilità e sensatezza accademica di due binari quasi paralleli.
In Italia, fuori Roma (che costituisce una situazione a sé stante a motivo delle pontificie università), esistono attualmente piú di ottanta centri teologici, di cui otto sono le sedi delle Facoltà teologiche regionali, e di cui 43 sono Istituti superiori di Scienze religiose (Issr). Gli studenti sono piú di diecimila, la maggior parte dei quali (piú di seimila) appartiene agli Issr e sono laici. Questi semplici dati fanno emergere fin da subito gli aspetti positivi e peculiari della teologia in Italia, come anche le criticità. Tra gli aspetti positivi segnalo il legame con la realtà locale ecclesiale (la presenza capillare nel territorio e il grande interesse per la teologia da parte dei laici), la buona qualità didattica dei docenti, la solidità dell’indirizzo pedagogico-didattico. La peculiarità della teologia italiana è a mio avviso la sua forte connotazione pastorale, ovvero il suo legame con le esigenze delle chiese, che ha permesso di formare pastori e laici non in modo “accademico” astratto, autoreferenziale, ma molto attento all’esperienza della fede.
Mi permetto però di segnalare, sempre sinteticamente, anche due criticità di fondo, il doppio binario e la debolezza della ricerca.
Il rapporto tra percorso teologico e di scienze religiose viene percepito come un doppione, insostenibile dal punto di vista istituzionale (docenti, economia, studenti) e segnato dall’indeterminatezza delle scienze religiose. L’incerta natura delle scienze religiose è come una spada di Damocle che pende fin dal sorgere degli istituti, anche se raccoglie la maggioranza degli studenti. Gli Issr reggono grazie allo sbocco professionale dell’insegnamento della religione, ma hanno realizzato in parte o quasi nulla il progetto iniziale, ovvero dare vita a lauree magistrali differenziate in vista di competenze da spendersi per il mondo pastorale o laico: arte, bioetica, mediazioni interculturale, ministerialità pastorali. Paradossalmente, anche l’indirizzo pastorale stenta a reggere.
La questione del doppio binario sta diventando un tema dominante nel dibattito italiano. Ci si rende conto che non può reggere e certamente si dovrà andare verso il suo superamento. Per evitare, tuttavia, di buttare via il bambino con l’acqua sporca, bisogna riflettere su due implicazioni importanti.
La prima riguarda la natura specifica delle “scienze religiose” nel contesto teologico italiano. Possiamo semplicemente abbandonarle, riducendole a qualche corso di pedagogia e didattica (per gli insegnanti di religione)? Possiamo lasciare che le scienze religiose o religious studies siano appannaggio solo dell’università laica? Possono avere una collocazione specifica anche in ambito teologico? Su questo dobbiamo confessare che in Italia nonostante ormai l’esistenza pluridecennale degli Issr non abbiamo sviluppato una buona riflessione in questo ambito, gestendo a volte gli Issr come dei fratelli minori della teologia.
Seconda implicazione: l’eventuale creazione di un percorso triennale unico con due licenze (Teologia e Scienze religiose) chiede una coraggiosa rivisitazione della mappa territoriale dei nostri istituti. Altrimenti ci sarà una implosione delle stesse facoltà teologiche, data la diminuzione degli studenti, dei docenti preti e delle risorse economiche.
Bisognerebbe risolvere anche l’equivocità terminologica e strutturale interna ai titoli canonici: esistono due tipi di baccalaureato in Teologia; le licenze in Teologia non hanno una chiara collocazione; non esiste la possibilità di un dottorato in Scienze religiose.
La seconda criticità del sistema italiano, strettamente connessa con la precedente, è la debolezza della ricerca, pena l’irrilevanza o insignificanza nello spazio pubblico della fede. Pur avendo già evidenziato come elemento positivo la connotazione pastorale della teologia in Italia, ritengo che la sfida della “re-inculturazione” o meglio di un nuovo incontro del cristianesimo con la cultura dell’Occidente, chieda un maggior investimento sulla ricerca, in ambiti che sono propri delle scienze religiose, e riguardano la fenomenologia del sacro, lo studio comparato delle diverse esperienze religiose, il confronto con le spiritualità di altri continenti che incrociano sempre di piú la ritualità occidentale.
La debolezza appena evocata è accentuata anche dalla frammentazione delle istituzioni accademiche. Oltre alle questioni del doppio binario e della ricerca, gli altri ambiti, a mio avviso, chiamati in causa nella rivisitazione della teologia sono: la ratio degli studi da riformulare alla luce dei quattro criteri di Veritatis gaudium (soprattutto quello della inter e trans-disciplinarità forte), il riconoscimento civile dei titoli, a livello di profilo e di procedura, la solidità istituzionale delle nostre facoltà dal punto di vista accademico ed economico, la valorizzazione, anche professionale, delle competenze teologiche e di scienze religiose, sia nel mondo ecclesiale che in quello laico. […]