EAN 9788864115184
Lo scrittore pluripremiato, nonché commentatore della CNN, Eric Metaxas racconta, al termine di questo voluminoso libro, nella sezione dedicata ai “Ringraziamenti”, che ha sentito parlare per la prima volta di Dietrich Bonhoeffer in occasione della sua conversione al cristianesimo, avvenuta nel 1988. È stata di quel periodo la lettura di Sequela, uno dei lavori più conosciuti del teologo tedesco, e da allora l’Autore ha coltivato il desiderio di raccontare ad un pubblico più vasto la storia di Bonhoeffer. Ecco arrivare nel maggio 2012 la traduzione italiana del nostro testo, pubblicato negli Stati Uniti nel 2010. Il libro è stato un vero e proprio best-seller nel campo della editoria cristiana ed ha ricevuto ottime recensioni, sia dalla stampa laica che cristiana, alcune delle quali riportate nella quarta di copertina.
Quella di Bonhoeffer è senz’altro una figura attualissima, per la quale ancora oggi si scrivono libri che analizzano il suo pensiero, partendo da differenti prospettive. Potrebbe sorprendere la pubblicazione di questa monumentale bibliografia, dal momento che esiste quella dell’amico e parente E. Bethge (datata 1966), che ha gettato le fondamenta di tutto quanto è stato scritto o detto di lì in poi sul teologo luterano.
Metaxas ha proceduto ad un’attenta analisi della persona Bonhoeffer, tenendo presente quattro titoli, come recita il sottotitolo nella lingua originale, che non compaiono in italiano: pastore, martire, profeta, spia. Il titolo in inglese recita, infatti, così: Bonhoeffer. Pastor, Martyr, Prophet, Spy; non c’è alcun riferimento diretto al “teologo”, come invece recita il sottotitolo in italiano. Questo permette di comprendere il tipo di analisi svolta dal nostro Autore ed i suoi limiti. Il libro è formato da 31 capitoli, un Prologo, qualche nota di carattere esplicativo, una ventina di foto che ritraggono Bonhoeffer, familiari ed amici e una bibliografia relativa a quanto effettivamente consultato per la stesura del libro.
L’Autore parte dal matrimonio dei genitori Paula e Karl Bonhoeffer (I capitolo), per poi prendere in considerazione i momenti salienti della vita del Nostro. Lo stile di Metaxas è senz’altro accattivante, romanzato, senza però aggiunte fantastiche, e immediato. Fa anche uso di un linguaggio figurato, forse per rendere più facilmente accessibile la lettura, che resta pur sempre impegnativa. Quando, ad esempio, racconta dell’esperienza di Bonhoeffer come studente a Berlino (dove imperava la teologia liberale) e del suo personale incontro con la teologia dialettica barthiana, l’Autore esprime il disagio che si era creato nei seguenti termini: «Seeberg non era d’accordo, e dopo aver letto il saggio si agitò: era come se uno spavaldo galletto barthiano si fosse infiltrato nel suo pollaio» (88); sempre sullo stesso tema, leggiamo: «grazie alla sua apertura intellettuale Bonhoeffer imparò a pensare come una volpe e a rispettare il modo in cui pensavano le volpi, anche se stava dalla parte dei porcospini» (86).
I limiti di questo immenso lavoro emergono quando l’Autore presenta gli scritti di Bonhoeffer. Quando si tratta delle opere accademiche emerge tutta la difficoltà anche soltanto nel tratteggiare il tema di carattere socio-teologico (Sanctorum communio) e filosofico (Atto ed essere). Metaxas, nel presentare l’idea di Bonhoeffer secondo la quale la teologia inizia e finisce con la fede in Cristo e senza questa rivelazione non può esserci verità, si esprime nel modo seguente: «così il filosofo, e con lui il teologo che opera sulla base di presupposti filosofici, si mordono la coda e rimangono a guardare il proprio ombelico» (119). Con questa immagine termina la brevissima presentazione di Atto ed essere (appena due paginette).
Il registro cambia quando l’Autore presenta la figura del pastore: Metaxas, tralasciando (quasi) il periodo della docenza, si sofferma sull’aspetto pastorale (e quindi i Sermoni, le Conferenze e le Catechesi); il linguaggio torna scorrevole e viene evidenziata la grande statura umana e le indubbie capacità relazionali di Bonhoeffer. Il periodo storico in cui vive il pastore luterano è messo ben in evidenza; d’altra parte, per gli anni del nazionalsocialismo in Germania, Bonhoeffer ha rappresentato un’importante testimonianza riguardo la resistenza e la non omologazione della chiesa al regime. Sequela costituisce, in quei difficili anni, un’autentica testimonianza di fede cristiana e pertanto un testo militante contro l’ingiustizia del nazionalsocialismo. Ciò emerge dalla lettura di questa biografia.
Il libro procede su questi binari, anche se non manca qualche giudizio di valore espresso qua e là, senza un vero fondamento scientifico. Quando, ad esempio, presenta Etica, che l’Autore definisce la “magnum opus” di Bonhoeffer, ricorda che, sebbene non sia stata terminata, «la si può considerare, insieme a Sequela e Vita comune, sostanzialmente completa» (576). Appare evidente che Metaxas non si sia abbastanza documentato al riguardo. Etica raccoglie, intreccia e sintetizza le diverse problematiche, che appaiono negli scritti precedenti del teologo, e apre quelle prospettive che saranno poi l’oggetto delle riflessioni di Tegel: l’autonomia del mondo, l’abbandono dell’ipotesi di lavoro Dio, il cristianesimo non religioso, l’interpretazione non religiosa dei concetti biblici. Per questo l’Etica può essere considerata a ragione la Lebenswerk di Bonhoeffer, come egli stesso lascia intendere nella lettera scritta a Bethge del 15 dicembre 1943, ed è sempre il Nostro che scrive del suo disagio per il fatto di averla lasciata incompleta.
L’ultima parte del lavoro, quella relativa al periodo della prigionia, mostra un certo affaticamento. La lettura diventa meno scorrevole, perché l’Autore riporta molti passi delle Lettere e altri scritti dal carcere. La scelta è avvenuta in sintonia con l’impostazione del libro stesso, per cui si tratta di passi che evidenziano la profonda relazione intessuta da Bonhoeffer con i familiari, gli amici, la fidanzata Maria e la coerenza di una testimonianza spinta fino alle estreme conseguenze. Viene concesso un po’ di spazio anche ad alcune intuizioni teologiche del Nostro, ma rappresentano sempre un aspetto marginale rispetto all’impostazione del lavoro.
Altro aspetto interessante, che aiuta a comprendere la scelta di rivolgersi ad una fascia anche di non addetti, è la scelta di alcuni titoli dati ai capitoli e ad alcuni paragrafi. Si tratta di espressioni all’apparenza non pertinenti, ma che possono suscitare curiosità nel lettore, che non è addentro al periodo storico in esame e si avvicina per la prima volta al pastore evangelico.
Il lavoro, pur con i limiti evidenziati, non tradisce la veridicità di un pensiero e di un agire, il cui messaggio può varcare le soglie della fede cristiana e proporsi ad un mondo, che, parafrasando Bonhoeffer, va avanti senza Dio inteso come ipotesi di lavoro morale, politica, scientifica o come ipotesi di lavoro filosofica e religiosa.
Tratto dalla rivista Lateranum n.3/2014
(http://www.pul.it)