S. Caterina da Siena e stata nel corso della sua vita una interlocutrice privilegiata di Dio Padre: si pensi all'opera qui presentata. Una delle poche testimonianze di domande dirette a Dio da parte di un Santo.
Le edizioni cantagalli ripropongono questo volume all'attenzione dei lettori poiché il 1999, nel percorso di avvicinamento al grande giubileo del 2000, è l'anno di dio padre. Il "dialogo", quindi, può considerarsi uno strumento informativo su tale figura unico ed eccezionale.
L'opera ha come protagonisti da un lato l'Eterno Padre, e dall'altro l'umanità intera, rappresentata da Caterina stessa.
Bisogna dire che pochissimi santi hanno avuto il privilegio di dialogare con Dio Padre: quest'esperienza davvero singolare l'ha avuto la santa senese con un colloquio affettuoso e fervente da parte sia di Caterina che dell' Eterno Padre, che amorevolmente risolve i molti quesiti che la assillano.
INTRODUZIONE ALLA TERZA EDIZIONE
La prima edizione di quest'opera nella redazione aggiornata, ossia in lingua italiana moderna, risale al 1937. Fu curata con intelligenza e con amore dal P. Angiolo Puccetti, il quale fu sempre animato dalla convinzione profonda, che il valore del contenuto nell'opera cateriniana è molto superiore allo splendore arcaico della forma.
Non avremmo intrapreso questa terza edizione, se non fossimo convinti anche noi della medesima idea. Ma nel frattempo molte cose sono intervenute nella vita postuma di Caterina e nella valorizzazione del suo pensiero e delle sue opere. Nel 1939 la Santa è stata proclamata. con S. Francesco d'Assisi, Patrona d'Italia; e nel 1970 il suo nome è stato inserito nell'albo di Dottori della Chiesa universale.
Quest'ultimo avvenimento ha richiamato l'attenzione dei devoti e degli studiosi soprattutto sul suo pensiero e sulle eventuali fonti di esso. Le sue opere sono state ristampate più volte in questi ultimi decenni, così da essere davvero accessibili a tutti gli italiani, Accessibili però nel senso che tutti possono facilmente acquistarle; me per la massa dei lettori, sprovveduti di una specifica cultura letteraria, le comuni edizioni sono così ardue, da scoraggiare una lettura continuativa e spiritualmente vantaggiosa.
Ecco perché rimane tuttora valida l'impresa del P. Puccetti. che ha ridotto un testo classico della nostra letteratura trecentesca in un italiano scorrevole e moderno, non privo di quel garbo toscano che era congeniale allo stesso "traduttore" . Noi ci siamo limitati ad apportare ben pochi ritocchi all'originale, ossia alla prima edizione ricordata. Molti invece sono gli errori che abbiamo riscontrato nella seconda, stampata con troppa precipitazione nel 1970 e ormai anch'essa esaurita.
Ci siamo sobbarcati volentieri a questa fatica nella speranza di giovare alle anime che desiderano un contatto diretto con l'Opera di Caterina. Quando nel 1970, in occasione del dottorato a lei conferito, venne alla luce la bella e organica antologia cateriniana, pubblicata dalle Edizioni Vincenziane di Roma, Il Messaggio di S. Caterina Dottore della Chiesa, che aveva l'ambizione di raccogliere "tutto il pensiero della vergine senese esposto con le sue parole ridotte in forma moderna" , pensammo che questo desiderio dei fedeli fosse ormai soddisfatto. Ma a distanza di anni abbiamo dovuto constatare che la suddetta compilazione, sempre valida in sé e utilissima, non incontra il gusto e l'attesa del gran pubblico. Si preferiscono le opere della Santa nella loro integrità.
E poiché l'opera cateriniana per eccellenza è il Dialogo, in quanto costituisce la sintesi del suo pensiero e il testo base della sua laurea a "Dottore della Chiesa", abbiamo rivolto l'attenzione all'edizione Puccetti-Cantagalli, cercando di mettere a profitto i risultati più validi degli studi recenti, per una ristampa aggiornata; la quale, tra l'altro, vorrebbe essere un contributo alla celebrazione ormai imminente del VI centenario del beato transito di Caterina.
Per capire il valore dell'opera e per collocarla nel tempo e nello spazio, basterà leggere la prefazione del P. Angiolo Puccetti, che riportiamo nella sua integrità, con qualche nota proprio indispensabile.
In queste poche pagine introduttive ci limiteremo a spiegare il perché della nuova divisione del testo; poiché proprio sotto questo aspetto si sono registrate delle grosse novità nelle ultime edizioni.
UNITÀ E DIVISIONE DEL DIALOGO
Rileggendo il testo, senza la divisione in capitoli e in trattati, precisamente come uscì dalle labbra estatiche di Caterina e dalla penna veloce dei suoi segretari, ciò che emerge è la perfetta unità dell'Opera. Unità che è assicurata anzitutto dalla perfetta coerenza di un unico soggetto che descrive la propria irrepetibile esperienza. Notiamo inoltre che tale coerenza è saldamente ancorata nella dottrina della fede cattolica, sviluppata e armonizzata secondo la teologia agostinianotomistica.
Questo impianto dottrinale, evidente già a prima vista, risulta ancora più solido a un approfondito esame delle affermazioni singole, del contesto, dei presupposti e delle intenzioni di fondo. Il teocentrismo poderoso di Agostino e di Tommaso è evidente nella presenza stessa ubiquitaria dell'Interlocutore: il Dialogo si svolge quasi come un monologo dell'Eterno Padre, principio e fine di tutte le cose. E il discorso muove sempre dal presupposto che tutto parte da Dio per tornare a Lui. Anzi, per l'esattezza, tutto procede dal Padre per il Figlio e con l'opera dello Spirito Santo.
Da parte di Caterina c'è un unico movente di fondo: l'ansia di unirsi a Dio "con affetto d'amore". Tale unione però non viene mai descritta secondo gli schemi nella teologia negativa, ossia come "con un ignoto". Caterina infatti è la mistica della luce, della verità, della conoscenza. Aspira a meglio conoscere per più amare, trovando pieno appagamento nella rivelazione della "dolce Verità", ossia del mistero della salvezza.
Pur mancando la preminenza della carità tra le buone disposizioni che occorrono per corrispondere alle iniziative divine, insiste a vedere il Cristo come Verità incarnata: Ponte tra cielo e terra, egli è "il tramezzatore" che permette di salire fino al cielo. Senza perdersi in speculazioni astratte, la Santa vede l'opera della salvezza nella sua attuazione concreta, che implica la istituzione e la vita sacramentaria della Chiesa: Chiesa che è concepita come posto di ristoro incastonato nel Ponte, così da essere "esso Cristo".
Abbiamo così il programma concreto della Divina Provvidenza, che tende a condurre gli eletti, mediante l'obbedienza, a immergersi nella luce di Dio.
Tutta l'opera si regge e si articola intorno a poche idee forza, quali verità e misericordia, conoscimento e carità, perfezione e umiltà, libera volontà e obbedienza, morte e vita eterna, felicità e provvidenza. Gli elementi talora possono sembrare molteplici e disparati, soprattutto per la sovrapposizione di immagini e di allegorie; ma con un po' di attenzione si avverte che essi subiscono l'influsso di un solo campo magnetico con due poli di attrazione: da un lato l'anima privilegiata ammessa al colloquio con la Verità eterna, dall'altro i problemi d'interesse collettivo che si risolvono nel disegno della Divina Provvidenza.
Attorno al primo polo vediamo gravitare soprattutto una preoccupazione: la perfetta purità di cuore, assicurata dalla carità, dalla discrezione, dall'umiltà, dalla mansuetudine, dalle benignità verso il prossimo e dall'obbedienza. Attorno al secondo convergono la verità e la misericordia, l'economia della salvezza e il mistero della Chiesa, il ministero sacerdotale e l'escatologia. I due ordini di problemi, pur essendo enunciati distintamente in quella Prima Parte che noi abbiamo intitolato "Premesse e promesse", non dividono l'opera, perché si richiamano reciprocamente a ogni passo.
* * *
A prima vista questo impianto così unitario può dare all'Opera intera l'aspetto di un agglomerato straordinariamente denso, con ripetizioni frequenti e insufficienti articolazioni. Per usare un'immagine, diremo che si presenta come una galassia, in cui è ben difficile distinguere le singole costellazioni.
Così il testo dovette apparire ai discepoli immediati, ai quali Caterina lasciò l'incombenza di provvedere al suo libro, perché "se lo recassero alle mani" e ne facessero "quello che credevano che fosse più onore di Dio"' . Essi nel divulgare l'opera provvidero presto a dividere il testo in vari capitoli, indicandone il contenuto. Qua e là, trovando meglio definito l'argomento, indicarono persino dei trattati. A torto gli editori e stampatori tardivi videro in codeste indicazioni, talora soltanto marginali, una specie di divisione dell'Opera.
Possiamo dire invece che l'impresa di articolare e dividere organicamente il Dialogo della Divina Provvidenza è piuttosto recente. Essa risale appena all'inizio del nostro secolo. Fu tentata per la prima volta dal P. J. Hurtaud, domenicano francese, al quale va attribuito il merito di aver divulgato efficacemente l'opera cateriniana, e nella sua patria, e presso le persone colte delle altre nazioni capaci di esprimersi nella sua lingua.
Ma il suo tentativo di divisione, per quanto meritorio, fu poco felice. In questa seconda metà del secolo XX l'impresa è stata affrontata di nuovo dalla Prof. Giuliana Cavallini, la quale, a differenza del P. Hurtaud che aveva creduto di risolvere tutto puntando sui contenuti, ha posto in risalto la struttura formale del dialogo: petizione, risposta, ringraziament'.
Nella sua bella e accurata edizione vediamo così elencate dieci articolazioni: I - Proemio (cc. 1-2); II - dottrina della perfezione (cc. 3-12); III - dialogo (cc. 13-25); IV - dottrina del Ponte (cc. 26-87); V - dottrina delle lacrime (cc. 88-97); VI - dottrina della verità (cc. 98-109); VII - il corpo mistico della Chiesa (cc. 110-134); VIII - La Provvidenza (cc. 135-153); IX - l'obbedienza (cc. 154-165); X - Conclusione (cc. 166-167).
Tuttavia anche questa spartizione presenta dei lati deboli, sia rispetto al contenuto oggettivo del libro, sia rispetto alla sua struttura dialogica. Tanto per esemplificare, notiamo subito che il primo trattato, relativo alla dottrina della perfezione (cc. 3-12) non si chiude col ringraziamento. E, se badiamo ai contenuti, è doveroso riscontrare codesta dottrina in moltissimi altri capitoli dell'opera. Anzi, nel testo medesimo si dichiara di aver "compiuto questa parte", ossia "quel che bisogna a conservare e crescere la perfezione dell'anima", alla fine del capitolo 105.
E a proposito della "dottrina del Ponte", che la Cavallini racchiude nei capitoli 26-87, notiamo che dell'argomento Caterina aveva già parlato nel trattato precedente. Ma quel che più deve sorprendere chi accetta il suddetto criterio di divisione, è il fatto che al cap. 30 abbiamo un inno di lode e di ringraziamento alla divina misericordia, senza avvertire il bisogno di concludere un trattato. Eppure proprio nei capitoli che seguono del ponte non si parla quasi affatto (vedi capp. 31-50). Essi trattano invece dei peccatori, i quali navigano pericolosamente "per il fiume di sotto al ponte detto". Il ponte rimane solo in prospettiva, fino a che al capitolo 51 non se ne ripropone l'immagine, per descrivere in essa le tre potenze dell'anima (cc. 51-52) e i tre stati che essa attraversa nel cammino di perfezione (cc. 55-86).
Ma in questa seconda rata la dottrina del ponte ha contenuti del tutto diversi che nella prima; cosicché parlare di un unico trattato diventa piuttosto equivoco e artificioso.
In una breve presentazione non possiamo scendere ad altri particolari. Abbiamo soltanto voluto documentare la ragionevolezza della nostra perplessità, che ci ha indotti a imboccare una strada diversa nel compito che ci siamo assunti di facilitare al lettore comune la lettura dell'Opera.
* * *
La nostra edizione non ha pretese scientifiche, come ha gia spiegato il P. A. Puccetti nella prefazione. È stata concepita all'insegna della divulgazione più elementare. E in base a codesta indicheremo argomenti come affiorano dalla lettura accurata del testo, approfittando delle osservazioni e dei suggerimenti forniti dagli studiosi, ma non ci sentiamo legati a nessuno degli schemi precedenti. Le stesse quattro domande che costituiscono l'occasione del Dialogo, non sono sufficienti per la divisione interna dell'Opera; perché nello svolgimento si aggiungono molte altre domande; cosicché il libro suggerisce l'immagine di un fiume che lungo il suo corso viene alimentato dalle acque di numerosi affluenti.
Per ridurre l'intero contenuto entro uno scherma logico, a noi è sembrato opportuno dividere l'Opera in parti, prima ancora che in trattati.
NOTE E INDICI
A nostro avviso, non si può mai pretendere di riscontrare negli scritti di Caterina dipendenze letterarie dirette dalle opere dell'Aquinate. La stessa scuola elementare della Santa l'esclude. E' però innegabile una dipendenza indiretta dato l'ambiente domestico in cui essa è stata formata spiritualmente. Perciò i punti di contatto vanno rilevati e documentati, soprattutto su quei tempi o problemi in cui c'era discussione e discrepanza d'opinione tra i maestri delle varie scuole.
Troppo lungo invece sarebbe citare i testi analoghi che espongono semplicemente le comuni nozioni di catechismo.
Per aiutare la consultazione dell'opera abbiamo creduto opportuno ristampare in appendice l'«Indice dei nomi e delle cose notabili» già elaborato dal Gigli nel secolo XVIII e aggiornato nelle edizioni successive.
A lavoro ultimato ci accorgiamo che i trattati risultanti dalla nostra divisione sono dodici: quanti i mesi dell'anno. Ciò potrebbe suggerire l'idea, a qualche cateriniano, di dedicarsi alla meditazione del Dialogo entro l'intero arco dell'anno solare. Codesto esercizio sarebbe per noi una ricompensa più ambita e gradita di qualsiasi consenso da parte degli studiosi. Meglio ancora, se tale iniziativa arrivasse a conquistare collettivamente intere comunità religiose.
PREFAZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE
Con quest'opera di S. Caterina da Siena la collezione dei Classici Cristiani viene ad arricchirsi di un autentico capolavoro. Nessun modesto cultore di letteratura italiana ignora gli elogi di cui fu ricoperto questo scritto dagli storici e dai critici della nostra letteratura, da Tommaso a Papini. A noi però, come credenti, non può bastare lo splendore della forma: oltre la bellezza vi è la verità; sopra il dilettevole, vi è l'utile, il buono, il santo. Nell'ordine della Provvidenza, che ha assegnato una missione ai santi, riesce infinitamente più importante il contenuto dottrinale dei loro scritti. È l'anima loro che si manifesta come fiamma da una mistica fornace.
Sotto quest'aspetto il Dialogo della Divina Provvidenza è fino ad ora la migliore, anzi l'unica opera italiana di ascetica e di mistica, che possa degnamente competere coi trattati famosi di un S. Giovanni della Croce, di una s. Teresa, di un Ven. Luigi da Granata, di un Enrico Susone, di un Taulero, e della scuola Sulpiziana di Francia. Abbondano da noi gli scritti spirituali; ma sono o a carattere popolare, o limitati a qualche lato della dottrina, oppure rispecchiano troppo la persona dell'autore, oppure eccedono in brevità. S. Caterina li vince tutti per la sua completezza e profondità. Vi è un piano organico, sufficientemente sviluppato, da cui si può ricavare una visione ampia ed ordinata del problema spirituale.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
"Come l'anima per l'orazione si unisce a Dio, e come l'anima di Caterina, essendosi elevata in contemplazione, faceva a Dio quattro domande."
Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria Dolce
Elevandosi un'anima assillata da grandissimo desiderio verso l'onore di Dio e la salute delle anime, si esercitava per qualche tempo nella virtù, abituandosi ad abitare nella cella del conoscimento di sé, per meglio conoscere la bontà di Dio dentro se stessa; poiché dal conoscere segue l'amore, e l'anima amante cerca di progredire e di vestirsi della verità. In vero modo però l'anima gusta tanto questa verità e ne è tanto illuminata, quanto col mezzo dell'orazione umile e continua, fondata sulla conoscenza di sé e di Dio. infatti l'orazione, esercitando l'anima, la unisce a Dio e le fa seguire le vestigia di Cristo crocifisso; così Dio fa di essa un altro se stesso, per desiderio, affetto e unione d'amore.
Questo parve che dicesse Cristo, quando disse: «Chi m'amerà osserverà la mia parola, ed io mi manifesterò a lui, e sarà una cosa sola con me, ed io con lui»'. In più luoghi troviamo simili parole, per le quali possiamo vedere che egli è la Verità, e che l'anima, per affetto d'amore, diventa un altro Cristo.
E per vederlo più chiaramente, ricordo d'aver udito da una serva di Dio, elevata in orazione a grande altezza di mente, che Dio non nascondeva all'occhio del suo intelletto l'amore che aveva per i suoi servi, ma anzi lo manifestava; e tra le altre cose diceva: «Apri l'occhio dell'intelletto, mira in me, e vedrai la dignità e bellezza della mia creatura, che è dotata di ragione. Ma, oltre la bellezza che io ho data all'anima, creandola a mia immagine e somiglianza, riguarda coloro che sono vestiti del vestimento nuziale della carità, adornato di molte vere e reali virtù, per le quali sono uniti a me per amore. E però ti dico che se tu mi dimandassi: — Chi sono costoro?, risponderei: — Essi sono un altro Me, perché hanno perduta e annegata la loro volontà, e si sono vestiti, uniti e conformati con la mia». Così mi diceva il dolce ed amoroso Verbo.
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Maria Stella Longo Deichmann il 13 settembre 2010 alle 18:24 ha scritto:
Con questo libro Santa Caterina converte anche le anime indurite come i sassi! Che sia sempre benedetta Lei e Dio che le ha infuso la Sua sapienza perchè ci fosse sempre mamma e maestra e Lei, ubbidiente, non fece altro. Nonostante i secoli questa divina sapienza è sempre attuale e perfetta, tanto che è una vera disgrazia restarne "digiuni" e auguro a tutti di "cibarsene".
Dott. Manuel Sant il 15 agosto 2011 alle 15:53 ha scritto:
Opera di riferimento della spiritualità della Santa e di tutto il periodo in cui visse, nonostante la trasposizione in italiano corrente rimane comunque un testo di difficile approccio, ma di grande intensità spirituale.
Studente Guido Chiesa il 10 dicembre 2012 alle 14:17 ha scritto:
Cari amici,
Al momento ho letto soltanto le prime 122 pagine, ma mi sento già di poter dire che se io dovessi andare su un isola deserta portandomi dietro soltanto un libro sceglierei questo. E' chiarissimo, facilissimo, denso di consigli fondamentali per la salvezza. Non ultimo, sono le rivelazioni di Dio e Santa Caterina è dottore della Chiesa, quindi non rischi di sbagliare strada. Compratelo tutti e non sarete delusi.
Studente Massimo Spadoni il 13 giugno 2014 alle 12:48 ha scritto:
Non ci sono parole per descrivere la grandiosità di questo volume. Vi esorto a leggerlo per capire meglio quanto Dio ci ama e regalatelo per far convertire anche i più duri di cuore. Capolavoro.
Catechista Martina Bimbi il 4 agosto 2020 alle 23:26 ha scritto:
Libro molto impegnativo, potremmo non essere pronti a leggerlo!
Don PARROCCHIA S. Paolo il 13 dicembre 2020 alle 16:01 ha scritto:
PER CONOSCERE LA SANTA E' INDISPENSABILE