«Stabilirci nell'amore di Dio...». Meditazioni sul Vangelo di Giovanni
(Sapientia) [Libro in brossura]EAN 9788871052779
«La lettura diretta dei testi di Charles de Foucauld offre al lettore l’opportunità di una conoscenza più completa della vicenda di questo beato, vissuto tra l’Ottocento e il Novecento. Soprattutto in Italia, rispetto alla Francia, egli è conosciuto più attraverso le famiglie nate dalla sua spiritualità, che a partire dai suoi scritti». Così, Antonella Fraccaro delle Discepole del Vangelo, congregazione che si ispira al messaggio spirituale di Charles de Foucauld, introduce l’opera “Stabilirci nell’amore di Dio”, Meditazioni sul vangelo di Giovanni, Glossa, Milano 2009 (pp. 472, € 30,00). Lo studio, realizzato con un notevole rigore scientifico, potrebbe essere ritenuto una novità. Infatti, una delle principali difficoltà per il lettore di lingua italiana in genere – e lo studente in particolare – è la quasi impossibilità di accedere agli scritti di de Foucauld(1).
Si consideri che la pubblicazione integrale (in francese) degli scritti spirituali di de Foucauld (1858-1916) ha avuto inizio solo nel 1973 ed è terminata nel 2002(2). Prima di allora erano state pubblicate solo antologie o raccolte di scritti spirituali(3). Tale materiale, formato da corrispondenza, regole di vita cristiana, resoconti di ricognizioni geografiche, approfondimenti culturali e linguistici, diari e meditazioni spirituali, rimane un consistente patrimonio spirituale che va esplorato, per conoscere in modo più preciso e obiettivo l’Autore e la sua proposta di vita spirituale. Citando i criteri metodologici di A. Montanari, il curatore continua: «Sono necessari degli strumenti che permettono di offrire il testo nella sua forma autentica ed oggettiva. Dunque, la critica e l’analisi testuale non possono essere escluse da una storia della spiritualità. Una parola, infatti, “si dice” attraverso un testo e un linguaggio che richiede di essere analizzato con una molteplicità di tecniche e di metodi, che permettano di ritrovare la voce di chi l’ha pronunciata» (IX). Prendendo in esame gli scritti di Charles de Foucauld gli studiosi hanno dato un posto privilegiato alle Meditazioni sui santi vangeli e alla corrispondenza. In esse emerge l’amore appassionato dell’Autore per la persona di Gesù, il suo “beneamato fratello e Signore”.
La Chiesa, con la beatificazione avvenuta nel 2005, ha aggiunto al suo patrimonio spirituale anche il messaggio dell’Eremita del Sahara. «L’accostamento di testi scritti di Charles de Foucauld – prosegue la Fraccaro –, in particolare delle meditazioni sul vangelo di Giovanni, potrà favorire, dunque, una maggiore conoscenza dell’Autore e della sua proposta spirituale». (IX). Le 97 Meditazioni sul vangelo di Giovanni abbracciano l’intero evangelo, vengono presentate in lingua italiana con a fronte l’originale in francese. Il testo è preceduto da una lunga presentazione che, oltre a illustrare rapidamente la personalità di de Foucauld, tenta di ricostruire la genesi dell’opera. Tale impostazione favorisce anche una lettura approfondita e critica delle singole meditazioni. Non è fuori luogo se aggiungiamo che nessuno degli scritti spirituali di Charles era destinato ad essere pubblicato. Le sue meditazioni rispondevano al consiglio dell’abbé Huvelin – suo padre spirituale – ed a un’esigenza personale di scrivere ciò che gli dettava il cuore.
Alcune annotazioni storiche pertinenti
L’attenzione, in generale, ai vangeli, durante la fine del 1800, si sviluppa in seguito al rinnovamento degli studi biblici, sotto il pontificato di Leone XIII. Questo rinnovamento è incoraggiato in Francia e in Germania da mons. Meignan(4) e da mons. M. d’Hulst(5).
L’iniziativa più importante in questo ambito è l’apertura dell’École Biblique de Jérusalem nel 1890. Lo stesso papa celebra, nella Providentissimus Deus (1893), la Sacra Scrittura, richiamando coloro che, nel corso del tempo, da essa avevano attinto in modo significativo. La vicenda spirituale di Charles de Foucauld, a partire dalla conversione (1886), è impregnata dalla Parola di Dio. L’approccio biblico, in generale, ed evangelico, in specie, è stato realizzato soprattutto durante il soggiorno a Nazareth tra il 1897 ed il 1900. Nel periodo sahariano (1901-1916) concentrerà la sua attenzione alla stesura di regolamenti e opere linguistiche. L’incontro “personale” con Gesù a Nazareth avviene mediante l’insediamento nel Nazareth geografico e nella Parola letta, amata, contemplata, realizzata. Aveva intuito – da cristiano non prete in pieno Ottocento – la necessità di leggere la Scrittura nella sua totalità; ne è prova l’insieme di meditazioni sul libro della Genesi, i Profeti e i Salmi(6).
Uno dei pregi di A. Fraccaro è la presentazione di Charles de Foucauld quale discepolo e appassionato imitatore della vita di Gesù di Nazareth, che vive con la docilità di chi ascolta e obbedisce con un “cuore da bambino” unito alla necessità di nutrire la propria fede con lo studio dei testi a carattere scientifico. Infatti, lei riporta l’elenco dei libri che furono trovati nella biblioteca di Tamanrasset (dove fu ucciso de Foucauld nel 1916), dei quali ci interessano i seguenti: Méditations sur l'Évangile di Jacques Bénigne Bossuet, La religion primitive d'Israël, una Méditation sur la vie de Jésus, La Bible et les découvertes modernes en Palestine, en Égypte et en Assyrie di Fulcran Vigouroux, La vie de N.-S. Jésus Christ di Constant Fouard, La passion suivant l'Évangile, il Manuel Biblique, probabilmente di Bacuez e Vigouroux, del 1879, Les paraboles, l'Etude sur les religions sémitiques di Albert-Marie Lagrange, Le nouveau testament di Vigouroux, l’opera di Alfred Weber, Les Saints Évangiles de Notre Seigneur Jésus-Christ, ou les quatre Évangiles en un seul, Verdun (1903) e un Commentaire critique et moral sur l'Évangile. (XXVIII-XXIX).
“Stabilirsi nell’amore di Dio”
Ogni volta che ci si cimenta nell’approfondimento della vita e opera di Charles de Foucauld è di capitale importanza ricordare che «le meditazioni sui vangeli che egli ci ha lasciato vanno opportunamente rilette alla luce del suo percorso spirituale.
Di esso possiamo individuare tre periodi: il primo, caratterizzato dalla ricerca di Dio; il secondo, rappresentato dall’incontro con Gesù di Nazareth e dalla sua assidua frequentazione; il terzo costituito dall’impegno di de Foucauld a servire l’annuncio evangelico». (XI). Al termine dell’introduzione leggiamo: «Accostare Charles de Foucauld attraverso il suo approccio al vangelo significa accostare la sua vicenda da un punto prospettico specifico e, per certi aspetti, determinante. La sua relazione con il vangelo, infatti, ha trasformato e qualificato notevolmente la sua vita in generale e la sua vita cristiana in particolare». ( XCIII). Condividiamo con A. Fraccaro a proposito della descrizione dell’itinerario spirituale del beato quando afferma che Charles de Foucauld scrive le meditazioni sul vangelo di Giovanni probabilmente mentre è a Gerusalemme, nella fase, cioè di maturazione della scelta del sacerdozio. Tale coincidenza è significativa. De Foucauld definisce la sua prospettiva vocazionale nel ministero sacerdotale mentre sta meditando sul vangelo di Giovanni, che invita con insistenza a “rimanere” (dal greco menéin) nell’amore del Padre. Leggiamo una lettera che Charles de Foucauld scrisse a Huvelin, da Nazareth, il 1 giugno 1900, dove descrive le decisioni prese dopo lunga riflessione:
1) Devo chiedere l’abito d’eremita, nonostante l’attaccamento al mio caro camiciotto, poiché non è vero che non si possa imitare Gesù ugualmente bene sotto l’abito religioso come sotto quello laico.
2) Devo chiedere di stabilire in Galilea, se Dio mi aiuterà, una piccola associazione consacrata all’imitazione della vita nascosta di Gesù, alla povertà, al raccoglimento, al lavoro, all’adorazione perpetua del SS. Sacramento; se Dio viene glorificato dalla mia imitazione della vita nascosta di Gesù, lo sarà ancor più quando parecchi si voteranno a tale imitazione.
3) Devo chiedere gli ordini sacri, nonostante la mia indegnità, poiché la celebrazione di una sola messa vale infinitamente di più di tutte le altre opere che potrei compiere(7).
«Il sacerdozio, di lì a poco, lo avrebbe portato a vivere pienamente la volontà di Dio nell’imitazione di Gesù e nell’amore ai più abbandonati come egli desiderava. Questo ministero si rivela, dunque, la forma di vita propizia per imparare a stabilirsi nell’amore divino, quale modalità di sequela di Gesù e quale espressione missionaria». (L). La prospettiva di stabilirsi nell’amore di Dio, o di essere da Lui stabiliti nel suo amore, ritorna continuamente in tutte le Meditazioni sul vangelo di Giovanni. Charles de Foucauld con una certa insistenza spiega che mentre gli altri vangeli preparano ad amare Dio, il quarto conduce il credente a stabilirsi nell’amore, a radicarsi in esso. Il curatore di cui ci stiamo occupando si preoccupa di far emergere con chiarezza come la vocazione al sacerdozio ministeriale di Charles de Foucauld è un aspetto maturato dopo tre anni di intensa preghiera. Tuttavia, la proposta che egli fa – indirettamente scrivendo le Meditazioni – non è, in primis, una chiamata alla vita sacerdotale: «Alcune tematiche, che richiamano il tema principale, ritornano con una sorprendente insistenza.
Esse concorrono, insieme, ad offrire al lettore le principali modalità per vivere la propria vita cristiana, quando egli si lascia condurre dalla Parola evangelica. Si pensi, per esempio, al tema principale della bontà di Dio, introdotto pressoché in ogni meditazione con l’espressione: Que vous êtes bon, “come siete buono”, oppure al tema dell’obbedienza, continuamente richiamato nel corso delle Meditazioni, insieme alla necessità di fare la volontà di Dio, di stabilirsi nell’amore divino, nel sacrifico di sé e nell’accoglienza della sofferenza». (LII).
Imitare Gesù di Nazareth
Ci troviamo nella parte centrale dello studio di A. Fraccaro e nel cuore del messaggio spirituale di Charles de Foucauld il quale ribadisce costantemente che la sua vocazione è Nazareth, e Nazareth per lui è Prends, pour objectif la vie de Nazareth, en tout et pour tout, dans sa simplicité e sa largeur(8), vita di intimità con Dio e con i fratelli “come Gesù a Nazareth”.
Charles de Foucauld individua la dinamica dell’imitazione, nel vangelo di Giovanni, come una sorta di inclusione. Essa, infatti, apre e chiude il vangelo stesso, nell’esortazione iniziale di Gesù ai discepoli «venite e vedete», cioè imitatemi (M/429) e nell’invito finale rivolto a Pietro «tu, seguimi», imitami (M/524). Charles de Foucauld riconosce nell’imitazione una chiamata di Dio, una missione: essere simili a Gesù, per riprodurre la sua stessa vita, le sue stesse opere, per essere sue fedeli immagini. (LXXIX).
Ci sembra pertinente riportare alcune note riguardanti l’attuale esegesi biblica per rinforzare lo studio di A. Fraccaro e comprendere la profondità spirituale raggiunta da de Foucauld e la ricchezza di alcune sue intuizioni:
In Gv troviamo la ricorrenza Nazareth/Nazareno all’inizio e alla fine del Vangelo, dall’incontro con i primi discepoli all’iscrizione apposta da Pilato sulla croce. [...] “Da Nazareth viene qualcosa di buono?”. Le battute tra Filippo e Natanaele fanno seguito al primo incontro di una coppia di discepoli con Gesù, che era già stato caratterizzato dalla ricerca della “dimora” del Maestro e dalla “permanenza in quella dimora” (Gv 1,35-51). [...] Il rimando alla provenienza è uno dei motivi guida di Gv che in questo modo introduce il credente a prendere “dimora” con il Figlio nella casa del Padre e a vivere della “comunione di amore” che c’è tra il Padre e il Figlio (Gv 14,2). L’oscura provenienza da un nascosto villaggio della Galilea diventa così, implicitamente, lo spazio attraverso il quale portare il discepolo nella dimora del Padre e offrire la comunione di vita che unisce il Padre al Figlio che ha mandato(9).
«L’amore perfetto è frutto dell’imitazione perfetta e conduce alla perfetta somiglianza con Gesù. Questa perfezione dell’amore però è il continuo riferimento all’amore di Dio, il continuo impegno ad amare secondo l’amore divino (M/504). Ciò è possibile invocando il Signore, perché solo la grazia di Dio permette agli uomini di amare secondo la sua logica di amore (M/508)». (LXXX).
Il valore del sacrificio
Altro tema ricorrente nelle Meditazioni sul vangelo di Giovanni è l’importanza di mortificarsi, di vivere il sacrificio, di entrare nella sofferenza, per partecipare alla vita di Gesù, che è stata una vita di sofferenza e di sacrifici. Già la prima meditazione a commento di Gv 1,1-36, in merito alla pericope “ecco l’Agnello di Dio”, esorta a essere “vittime” come Gesù, secondo il suo esempio e a esserlo per amore di Dio e del prossimo.
La sofferenza, come l’obbedienza alla volontà di Dio, è considerata la condizione sine qua non per vivere dell’amore di Dio(10), secondo la logica di Gv 12,9-24 per cui «se il chicco di frumento non muore, non porta nulla» (M/428). È necessario accogliere la sofferenza, fino a morire, per portare frutto. Con questa parola il Signore esorta in modo forte e deciso a morire mediante mortificazioni e sofferenze, per morire agli amori non divini, altrimenti risulterà impossibile portare frutto per la vita degli uomini. La meditazione su Gv 19,29-30 sintetizza gli aspetti risalenti della pietà di de Foucauld: “Tutto è consumato”.
Tutto è consumato, perché ci avete donato tutto, la vostra umanità e la vostra divinità, durante 33 anni di esistenza, di esempi e di lezioni [...] Amiamo Gesù che ci ha tanto amato, che ha tanto sofferto per il nostro bene, per riscattarci e per santificarci, santificarci portandoci ad amarlo: sia con la certezza del suo amore per noi dimostrato in un modo così cruento; sia con l’allenamento a una vita di sacrifici e di sofferenze, alla quale ci attira l’esempio di un Dio e che è necessario per stabilirci nell’amore poiché il sacrificio dispone all’amore svuotando il cuore dell’affetto per tutto ciò che non è Dio solo, e perfeziona l’amore fornendogli il mezzo per donare, donare incessantemente al Beneamato, poiché i sacrifici non sono se non tanti doni, offerte fatte dalla sposa alla Sposo. (333). Fare del bene, come ha fatto Gesù, che ha accettato di arrivare ad essere “morente per la sofferenza”, è condizione essenziale per santificare gli uomini. In altre parole, che Gesù abbia accolto la sofferenza con tutto se stesso, rende la sofferenza stessa “cara e preziosa”. Per de Foucauld questa sofferenza diventa addirittura desiderabile, proprio perché è stata accolta da Gesù. L’accoglienza della sofferenza da parte del Figlio di Dio è testimonianza significativa per i credenti; ad essi è chiesto di condividere la sorte degli uomini, come ha fatto Gesù. (LXXXV).
Gli sviluppi successivi sull’intera vicenda di Charles de Foucauld hanno portato alla formulazione del concetto di “spirito di immolazione”, ossia il dono della propria vita per la salvezza del mondo, sull’esempio del Crocifisso-risorto segno perenne di contraddizione. Lo studio di A. Fraccaro potrebbe essere stimolante per diverse esigenze cristiane, ad esempio potrebbe arricchire la vita spirituale, in questo anno sacerdotale, dei presbiteri e di chi aspira al sacerdozio; aiuterebbe la vita di preghiera e contemplazione del mistero pasquale di ogni battezzato; tuttavia, non possiamo nascondere il carattere scientifico che coinvolge soprattutto la vita accademica vista come una delle espressioni della carità. Ci piace concludere con queste parole di Lorizio: «La forma intellettuale della carità svolge un importante ruolo di mediazione tra il pensiero e il vissuto, fra la carità oggetto di speculazione teosofica e l’esercizio di essa nella concretezza dell’esistenza. Questo ruolo di mediazione risulta imprescindibile se non si vuole che la carità temporale diventi mero assistenzialismo e la martyrìa si offra in forme di fanatismo»(11).
Tratto dalla rivista Firmana n. 50/2010
(http://www.teologiamarche.it)
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(1) La Fraccaro nel 2005 ha conseguito la Licenza in Teologia spirituale presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano. Per le Edizioni Glossa ha pubblicato la tesi «Questa piccola vita di Nazareth che sono venuto a cercare». La “vita cristiana” nei testi di fondazione di Charles de Foucauld, 2006. Ha curato anche il “Direttorio dei Fratelli e Sorelle del Sacro Cuore di Gesù di Charles de Foucauld”, cfr. Amorevole contemplazione e apostolato fecondo, Glossa, 2008. Attualmente è iscritta al Dottorato nella stessa Facoltà.
(2) Gli scritti spirituali di Charles de Foucauld sono stati tradotti solo in parte e pubblicati da Città Nuova negli anni Settanta. Le poche copie stampate sono difficilmente rintracciabili.
(3) Cfr. C. Foucauld (de), Écrits spirituels, J. De Gigord, Paris 1951; Oeuvres spirituelles. Antologie, Seuil, Paris 1958, 1980; tr. it., Opere spirituali, Paoline, Roma 1984.
(4) Guillaume René Meignan (1827-1896). Divenuto arcivescovo di Tours fu nominato cardinale da Leone XIII. Diede un significativo impulso allo studio dei testi evangelici.
(5) Maurice d’Hulst (1841-1896). Fondò e fu primo rettore dell’Institut Catholique de Paris (1875).
(6) Cfr. C. Foucauld (de), Qui peut Resiter a Dieu. Méditations sur l'Ecriture Sainte 1896-1898, Nouvelle Cité, Paris 1980; tr. it., Chi può resistere a Dio?, Città Nuova, Roma 1980.
(7) C. Foucauld (de) – H. Huvelin, Corrispondenza inedita, Borla, Torino 1965, 143-144.
(8) C. Foucauld (de), Carnets de Tamanrasset (1905-1916), Nouvelle Cité, Paris 1986, 46.
(9) A. Andreozzi, La missione di Gesù a Nazareth. Spunti di cristologia implicita neotestamentaria, in “Mistero” e “Misteri”. Dall'esperienza religiosa all'esperienza cristiana. Le chiavi di un percorso, (a cura di) E. Brancozzi, Cittadella, Assisi 2009, 95-96.
(10) In una meditazione risalente al periodo di Nazareth Charles de Foucauld scrive: «“Scese con loro, e andò a Nazaret, ed era loro sottomesso”. “Scese”, sprofondò, si umiliò, fu una vita di umiltà: Dio, apparivi uomo; uomo, costituivi l’ultimo degli uomini: fu una vita di abiezione, scendesti fino all’ultimo tra gli ultimi posti; scendesti con loro, per vivervi della loro vita, della vita dei poveri operai, vivendo del loro lavoro; la tua vita fu come la loro povertà e la loro fatica; erano oscuri, vivesti nell’ombra della loro oscurità; andasti a Nazaret piccola città sperduta, nascosta nella montagna, da cui “niente usciva di buono” dicevano, era il ritiro, l’allontanamento dal mondo e dalle capitali, vivesti in questo ritiro. Eri loro “sottomesso”, sottomesso come un figlio lo è a suo padre, a sua madre, era una vita di sottomissione, di sottomissione filiale, ubbidivi in tutto ciò che ubbidisce un buon figlio: se un desiderio dei tuoi genitori non era secondo la vocazione divina che avevi, non lo compivi, ubbidivi “a Dio piuttosto che agli uomini” come quando restasti tre giorni a Gerusalemme». C. Foucauld (de), La vita nascosta. Ritiri in terra santa (1897-1900), Città Nuova, Roma 1974, 51.
(11) G. Lorizio, Le frontiere dell'amore. Saggi di teologia fondamentale, Lateran University Press, Città del Vaticano 2009, 158.
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