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Descrizione
"Dietro il silenzio delle vittime si nasconde la paura. Dietro i loro sguardi si nasconde la sofferenza quotidiana. Dietro questo silenzio si nasconde il dolore di ogni singola persona. Dietro il silenzio dei carnefici si nasconde la paura, diversa da quella che provano le vittime, poiché dietro il loro silenzio si nasconde il timore per la verità e la giustizia. Ho visto i traumi dei carnefici. Al solo pensiero, ne provo vergogna. Come vittima, non so se ho il diritto di commuovermi per la loro sofferenza, di cui sono gli unici responsabili." Yolande Mukagasana "Una parte della popolazione rwandese è stata privata della propria umanità. Non si trattava di uno dei tanti massacri. C'era stato un genocidio. Si parla di 500 mila, 800 mila, un milione di vittime? Era venuto il momento di restituire ai rwandesi la loro umanità, e cioè di ricomporre i volti del terzo genocidio del secolo scorso. Per gli uomini, donne e bambini che siamo andati a trovare, sia vittime che carnefici, il tempo si era fermato. La parola aveva quindi ancora la sua immediatezza. Mentre loro si confidavano a Yolande, io e la mia Hasselblad, era come se non esistessimo. È grazie a lei, alla sua presenza di sopravvissuta, che sono riuscito a mettermi di fronte al genocidio; lei mi ha invitato a sentire le profonde ferite della disperazione, la sofferenza di ogni istante, il dolore di aver perso tutto ciò che si amava, il senso di colpa per essere rimasto in vita. Una miriade di sentimenti che non avrei mai captato, senza la sua presenza. I ritratti che presento sono dei volti che parlano del loro vissuto di ieri e di oggi." Alain Kazinierakis
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DETTAGLI DI «Le ferite del silenzio. Testimonianze sul genocidio del Rwanda»
Recensioni di riviste specialistiche su «Le ferite del silenzio. Testimonianze sul genocidio del Rwanda»
Un libro toccante che raccoglie fotografie e testimonianze sul genocidio in Ruanda del 1994, un grave episodio che rischia di essere dimenticato. Le immagini dei volti, in bianco e nero, scattate dal fotografo A. Kazinierakis, di alcuni sopravvissuti alla strage e di altri in carcere accusati di omicidio, scandiscono le varie interviste condotte nel 1999 dall’a., Yolande Mukagasana, anche lei sopravvissuta al genocidio, durante il quale perse marito e figli. Dalla Postfazione: «Il dialogo che Yolande è riuscita a imporre ai carnefici è di una grande profondità umana. La sua forza sta nel fatto che non recita la parte di un personaggio neutrale (…). Il suo scopo è piuttosto quello di gridare delle verità scomode».
Tratto dalla rivista Il Regno n. 16/2008
(http://www.ilregno.it)
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