Volontà, libertà e autenticità in Bernard Lonergan
(Ai crocevia)EAN 9788861243422
L’A. cerca «di delineare un percorso teoretico centrato sul soggetto esistenziale» (183), muovendosi nel solco della proposta metodologica di B.J.F. Lonergan SJ (1904-1984). Lo fa esponendo dapprima dettagliatamente il pensiero di Lonergan nelle prime due Parti del volume. In concreto, la Parte prima (Analisi conoscitiva e metafisica di Lonergan [9-67]) è dedicata alla gnoseo-metodologia del filosofo e teologo canadese; la Parte seconda (La fondazione della possibilita dell’etica, [69-123]) è invece dedicata all’etica). Si approda, infine, ad una Parte terza (Lo sviluppo umano integrato, [125-182]), che inserisce il pensatore esplorato «nel più ampio contesto teologico di ricerca contemporanea» (163) e, per quanto riguarda la teologia fondamentale, lo assimila alla caratterizzazione che, di questa disciplina, ha dato H. Verweyen (cf 177, n. 47). In definitiva, ad avviso dell’A., «la proposta lonerganiana si inserisce […] nel più ampio dibattito contemporaneo filosofico, teologico e finanche scientifico con un recupero del realismo critico» (184).
Il percorso del volume è chiaro e lineare, come ben mostrano le periodiche sintesi nel procedere delle pagine. In primo luogo, quindi, si procede ad una ricostruzione storico-culturale della biografia intellettuale di Lonergan, un pensatore molto frequentato dagli studiosi anglofoni ma, purtroppo, non molto presente nell’area italiana, sebbene abbia insegnato per diversi anni teologia all’Università Gregoriana. In secondo luogo, si propone un esame della peculiare teoria conoscitiva del metodologo e teologo (ma anche filosofo ed economista) canadese, «che consente di stabilire la centralità del soggetto conoscente, del suo processo di auto-appropriazione, delle attività del processo cognitivo che conducono il soggetto stesso alla scoperta della metafisica dell’essere proporzionato all’umano conoscere e alla successiva formulazione delle domande alle quali poter trovare risposte cognitivamente elaborate» (191), compresa «la domanda sull’essere trascendente» (106), ovvero sull’itinerarium mentis in Deum. In merito a questo punto, Cibelli si dichiara convinto che i recenti studi neuroscientifici – soprattutto di B. Libet (cf 161) – su emozioni e sentimenti rappresentino una sorta di conferma empirica all’analisi lonerganiana sul dinamismo intenzionale della coscienza nel suo procedere (cf 153, n. 99). Inoltre, viene effettuata l’analisi critica della fon dazione lonerganiana della possibilità di un’etica, che appare «fondata sulla decisione responsabile del soggetto, conseguente a giudizi di fatto e di valore» (192); in merito, estendendo il principio dell’isomorfismo tra le strutture che definiscono il conoscere ed il conosciuto, Cibelli è ugualmente convinto che Lonergan riesca a caratterizzare l’etica come un ambito fondato sui giudizi di valore (cf 89, n. 36).
E veniamo a qualche aspetto specifico delle tre ricche e documentate Parti del volume in esame.
Nella Prima, dedicata all’analisi conoscitiva e metafisica degli scritti di Lonergan (sia in originale, sia, se disponibili, nella versione italiana), lo studioso canadese viene caratterizzato, in sintesi, come un pensatore che, nell’alveo della tradizione medievale e scolastica, si ritaglia un suo specifico ruolo, centrato sul «controllo metodologico » (cf 16) della teoria conoscitiva umana (in primo piano, tuttavia, non sono più i principi primi della logica tradizionale, quanto il «dinamismo intenzionale della coscienza» [cf 39]). Tale controllo, a sua volta, appare funzionale all’elaborazione di un metodo che, in definitiva, si configura come un “metodo generalizzato”, cioè applicabile a tutte le scienze, sia dello spirito che della natura, comprese le discipline teologiche. La teologia, pur nell’articolazione delle sue varie parti o discipline, viene da Lonergan concepita, infatti, come «un’unità dinamica di parti interdipendenti», che il monumentale Method (edito nel 1972) identificherà esattamente in otto “specialità” (quattro per la theologia in oratione obliqua e quattro per la theologia in oratione recta). In tal modo, in Insight (edito nel 1957) – come in una sorta di primo capitolo di un’impresa più vasta, che approderà agli sviluppi di Method) –, Lonergan esamina la cosiddetta intellezione (Cibelli accoglie questa nuova proposta di traduzione di S. Muratore e N. Spaccapelo che appare nella nuova traduzione di Insight del 2007). Insight, tuttavia, in quanto intellezione, è sia attività conoscitiva che conoscenza, miranti entrambe a rispondere alle seguenti famose domande connesse: «Che cosa sto facendo quando conosco? Perché il fare questo è conoscere? Che cosa conosco quando faccio questo?» (49). L’uso di un metodo, detto anche “genetico”, permetterebbe appunto di comprendere «lo sviluppo degli schemi di ricorrenza che avvengono a livello organico, psichico e intellettuale» nel dinamismo intenzionale umano (53, n. 54), fino a ritrovare che, nel processo del comprendere, un “metodo empirico” viene dal soggetto applicato, non soltanto ai dati di senso (come sostenevano l’empirismo e il metodo scientifico moderno), ma anche ai “dati di coscienza” (cf 53, n. 53), con la conseguenza che si darebbe altresì un “metodo empirico generalizzato”. In tal modo, «lo studio del processo cognitivo diviene – chiosa Cibelli – la base filosofica sulla quale innestare la proposta metodologica» (59), in vista di un “metodo trascendentale”, applicabile, tra l’altro, anche alla teologia, come diversi decenni dopo leggeremo formalmente in Method.
Nella seconda Parte del volume, l’esame di Cibelli, condotto anch’esso su una selezionata bibliografia primaria e secondaria (cf 197-210), riguarda la fondazione, in Lonergan, della possibilità di un’etica: fase, questa, successiva alla fondazione della possibilità della metafisica. Gli oggettivi influssi dell’esistenzialismo e della fenomenologia (in particolare di M. Scheler e D. von Hildebrand) conducono il canadese alla significativa proposta “dell’autenticità esistenziale”. L’etica risulta fondata da Lonergan dopo «una previa elaborazione di alcune nozioni quali, ad esempio, il bene, la volontà, il valore e la libertà» (79), riformulate, però, a debita distanza «dalla visione kantiana e da visioni freudiane» (87). In definitiva, «come i principi della metafisica, così anche i principi etici sono insiti nella struttura del nostro stesso conoscere» (91) che, tuttavia, non è chiuso nei limiti della pura ragione, bensì aperto al trascendente, come si può verificare soprattutto nella formulazione della domanda su Dio, allorché «la mente umana è spinta ad oltrepassare una metafisica latente verso il compimento di una metafisica esplicita, attraverso la quale può sollevare la domanda esplicita circa l’esistenza del formalmente incondizionato » (109). Tale incondizionato viene fatto, da Lonergan, coincidere con il Dio ricercato nella tradizione tomista, non senza l’approdo alla controversa problematica della “giustificazione” del male incolpevole (che Lonergan cerca di risolvere, distinguendo tra male fisico, male morale e peccato fondamentale [cf 111]).
Si giunge così alla terza Parte del bel volume, nella quale Cibelli, guidato da buoni maestri come S. Muratore e C. Taddei Ferretti, mostra come «sia possibile un’integrazione più alta del vivere umano» (127) di volontà, libertà e autenticità; ma, in particolare (cf 163-193), cerca di collocare la proposta metodologica di Lonergan nello sforzo contemporaneo per portare la teologia cattolica all’altezza del suo tempo, soprattutto nel suo versante teologico-fondamentale.
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 2/2014
(http://www.rassegnaditeologia.it)
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