Citazione spirituale

La mistica parola per parola


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EAN 9788851404277

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Descrizione
Tipo Libro Titolo La mistica parola per parola Editore Ancora EAN 9788851404277 Pagine 416 Data 2007 Peso 550 grammi Dimensioni 14 x 21 cm Collana Grandi opere
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il 26 giugno 2018 alle 16:13 ha scritto:

Un libro davvero molto utile e molto affascinante. Ovviamente non va letto come un altro libro, dall'inizio alla fine, ma come un dizionario, dove si lege le pagine che più si desiderano o che servono. In genere, quando si parla di «mistica», si pensa ad una «comunicazione soprannaturale» oppure a «stati particolari di unione» con Dio, risultato di un dono eccezionale che Dio farebbe a qualcuno, irrompendo nella vita spirituale di un'anima che si trova colta come di sorpresa, in condizione di passività; comunemente, l'aggettivo «mistico» suggerisce fenomeni straordinari, quali visioni, audizioni o rivelazioni divine, ovvero qualcosa di molto distante dalla razionalità e che facilmente i suoi detrattori sistemano nell'ambito del sentimentalismo religioso, se non addirittura in quello della superstizione. Invece non è certo questa l'accezione con cui si considera il termine ed il lessico Mistico con l'analisi di cinquecento voci, da «abbandono a/di Dio» a «Zita da Lucca» - rappresenta una chiara sintesi di ciò che i curatori insegnano da decenni a proposito del significato più genuino di «mistica», proprio del mondo cristiano. Volendo riassumere in poche frasi, potremmo intendere la mistica come l'esperienza interiore che per eccellenza coinvolge tutto l'uomo, anche la ragione nel suo vertice supremo. In sostanza, il mistico è quell'uomo che, spinto da un profondo desiderio di conoscere ciò che più e solo conta alla fine, cioè Dio e l'anima (come dice Agostino, all'inizio dei Soliloqui), intraprende un cammino di distacco da sé, dall'egoità, dalla propria volontà: cammino che è indicato come via obbligata dal Vangelo (“chi vuole seguirmi, rinunci prima a se stesso”), ma anche di autori che non sospetteremmo presenti in un elenco di «mistici». Potrebbe sembrare l'indicazione verso una tradizionale via ascetica di rinuncia a cose e passioni, ma così non è: il vero distacco da sé non si ottiene con le opere (che rischiano di ingigantire ulteriormente l'io, nutrendo l'orgoglio), bensì con la conoscenza; è l'intelligenza che ci mostra continuamente i nostri limiti, il nostro essere ineluttabilmente sottomessi alla necessità, al determinismo che ci fa quello che siamo. Certo che il distacco è anche operazione morale (prevede quindi l'esercizio delle virtù), ma è allo stesso modo operazione intellettuale: il mettere ordine nei nostri pensieri, il capire perché nutriamo certe tendenze, perché ci comportiamo in un certo modo e accettare il fatto di essere determinati, ci rende padroni, sovrani, liberi.
Chi si distacca da sé, trova già qui e ora, in questo sempre tormentato presente, la pace, la serenità, la libertà, quella che cristianamente viene chiamata la «salvezza». Niente di «straordinario», ovvero niente di arbitrario (perché Dio, infatti, donerebbe certi «stati» a alcuni e a altri no?); bensì un'esperienza che chiunque, in quanto creatura umana, razionale e spirituale (a qualsiasi tradizione religiosa appartenga, o non appartenga), può raggiungere. Prova ne sia che già gli antichi filosofi, attingendo alla sola forza dell'intelligenza, avevano additato all'uomo un cammino simile.
Si può concludere che solo col distacco si entra nel regno della libertà, ovvero della grazia, e si compie l'esperienza della «unitas spiritus», in cui scompare ogni alterità tra Dio e uomo (e ciò rappresenta l'apice e l'inizio, allo stesso tempo, di ogni vita mistica).