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Cattolicesimo. Storia e dottrina (BTC 133)
(Biblioteca di teologia contemporanea)EAN 9788839904331
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Tipo
Libro
Titolo
Cattolicesimo. Storia e dottrina (BTC 133)
Autori
O'Collins Gerald, Farrugia Mario
Traduttore
Volpe G.
Editore
Queriniana Edizioni
EAN
9788839904331
Pagine
440
Data
gennaio 2006
Peso
600 grammi
Altezza
23 cm
Larghezza
16 cm
Collana
Biblioteca di teologia contemporanea
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Recensioni di riviste specialistiche su «Cattolicesimo. Storia e dottrina (BTC 133)»
Recensione di Ermanno Roberto Tura della rivista Studia Patavina
Il bel volume scritto dai due docenti gesuiti dell’Università Gregoriana non è dedicato in prima intenzione agli studiosi ma piuttosto agli studenti (romani e inglesi della Oxford University) per far loro conoscere quello che dovrebbero sapere iniziando (ma in realtà anche concludendo) il corso teologico. Lo scopo esplicito degli autori è suffragato dall’osservazione dell’eminente studioso Adolf von Harnak, che all’inizio del Novecento deplorava l’ignoranza della maggior parte dei diplomati non cattolici a proposito del cattolicesimo quasi si trattasse di «una terra incognita» (p. 7). Questa terra incognita può essere almeno parzialmente sconosciuta anche a studenti romano-cattolici dei collegi e delle università e i due gesuiti sperano di offrire nelle loro 430 pagine una va-lida guida per attraversare e conoscere sufficientemente la terra del cattolicesimo, tenendo conto so-prattutto della storia che nella vita della chiesa cattolica ha sempre avuto un ruolo centrale. Il sottotitolo dell’originale inglese edito nel 2003 lo dice più chiaramente: The Story of Catholic Christianity.
Coerentemente i due primi capitoli ripercorrono passo passo, con stile sintetico narrativo, le vicende dei due millenni, quasi a prospettare la tela di fondo. Prima di Costantino, alla luce del Nuovo Testamento, si esamina lo slancio missionario e il progressivo configurarsi del cattolicesimo almeno negli indizi e si aggiungono i protagonisti del pensiero e dell’atteggiamento cattolico, sof-fermandosi sui cinque scrittori che plasmarono il linguaggio della fede cattolica e i suoi nuclei luminosi. Da Costantino a Leone Magno si gioisce per il rovesciamento della legislazione imperiale, volta a favore della missionarietà cristiana nell’impero romano a Ovest e a Est nel Mediterraneo, accompagnata dalle luci e dalle ombre delle interminabili controversie trinitarie e cristologiche, del monachesimo che su spinta papale si spinge a Nord oltre le Alpi e dei pellegrinaggi che sfociano nel Medioevo. Con l’Oriente cristiano la prima grave rottura porta la data convenzionale del 6 luglio 1054.
I secondi mille anni cristiani registrano, prima di Colombo, una fede che si esprime nell’architettura, pittura e musica; una fede che trova sostegno negli Ordini religiosi e nei movimenti spirituali capaci di sostenere e rettificare le devozioni popolari (rosario, via Crucis, presepio…); una fede che trova esplicitazione scolastica nelle Università europee con le facoltà teologiche: il tutto senza dimenticare le piaghe della Chiesa che affronta la lotta delle investiture, soffre la serie di antipapi, organizza le persecuzioni verso ebrei ed eretici. Da Cristoforo Colombo a Giovanni Paolo II si può notare il deciso spostamento dell’Europa verso Ovest con la conquista delle Americhe da parte spagnola e portoghese, ma senza dimenticare l’Oriente di Matteo Ricci e Francesco Saverio. La mappa religiosa dell’Europa cambia radicalmente con la Riforma protestante e il concilio di Trento, con lo shock della rivoluzione americana e francese, con la sfida dell’illuminismo e il Vaticano I. Altra svolta registra il ventesimo secolo con le due guerre mondiali e la crisi del missili a Cuba nel 1962, con i cambiamenti radicali del cattolicesimo sull’onda del Vaticano II.
Già nei primi due capitoli si può notare l’onestà degli autori nell’attenta rilettura dei fatti storici (cf., ad esempio, i rilievi a p. 50 sulla popolazione rurale, a p. 90 sui riti cinesi e a p. 98 sulle vittime delle vicende religiose inglesi) e nel collegamento con fatti recenti; come pure la tendenza tipicamente cattolica latina a privilegiare il pensiero di s. Agostino. La lettura del bel volume è già disturbata da qualche errore di stampa, come a p. 32 da quel Caro cardis salutis che vorrebbe ap-partenere a Tertulliano e a p. 54 da quel «lombardi» che prende il posto di longobardi.
Dopo le prime cento pagine, il terzo capitolo affronta, nella luce della ‘Dei Verbum’, il fondamentale rapporto tra la rivelazione divina nelle sue tre qualità: sacramentale, salvifica, e cristocentrica, la tradizione come atto e come contenuto, e la scrittura biblica in ordine a cogliere la verità salvifica che è innanzitutto una persona. Il quarto capitolo introduce al mistero del Dio tripersonale e del Figlio incarnato ripercorrendo il filo storico della fede giudaica e mettendo a fuoco la tipicità del Dio cristiano anche nei lunghi sviluppi post-neotestamentari, con opportune puntualizzazioni sullo Spirito Santo e sul Figlio incarnato.
La condizione umana creata e segnata dal peccato costituisce oggetto di studio nel quinto capitolo: la creazione vi appare come la prima parola di Dio che porta all’esistenza e sostiene ogni cosa in una relazione fondamentale fra Creatore e creatura. L’uomo assume la dignità di amministratore e cooperatore di Dio nel custodire la ‘nostra casa’. Ma tale dignità è oscurata dal peccato nella storia, peccato originale ereditato e peccato personale deliberato, su cui profeti e uomini saggi prima e poi il Nuovo Testamento e oltre (specie nella chiesa afro-romana di Agostino) hanno offerto attente considerazioni.
La vita della grazia e la speranza della gloria sono argomento del sesto capitolo. La dottrina cattolica sulla grazia emerge da due grandi controversie: la crisi pelagiana e la crisi protestante, che tuttavia non fanno dimenticare la riflessione orientale della deificazione e la teologia medioevale dell’immagine. La Riforma, per salvare la sovrana libertà di Dio, sfocia in un radicale pessimismo sull’uomo che solo nella Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione del 31 ottobre 1999 troverà un linguaggio per la reciproca comprensione e un consenso condizionato tra cattolici e luterani. La speranza della gloria viene riproposta in chiave cristocentrica: Cristo come il compimento atteso, nella luce del Vaticano II (LG 51 e GS 32). Nei precedenti secoli del secondo millennio l’attenzione dall’Éschatos (venuta del Signore Gesú) si era spostata agli éschata o ‘cose ultime’ (morte, giudizio, inferno e paradiso, con qualche cenno alla questione del purgatorio).
Sessanta pagine sintetiche, poco dopo la metà del libro (pp. 249-313), sono dedicate ai sacramenti, ben collegati con la fede sulla linea della costituzione liturgica n. 59. I sacramenti della iniziazione lasciano particolare spazio di trattazione all’eucaristia negli aspetti attuali di presenza, sacrificio e partecipazione, come i sacramenti dei malati lo offrono alla penitenza, mentre i sacra-menti a servizio della comunione lo distribuiscono equamente tra ordine sacro e matrimonio. L’ecclesiologia cattolica con la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo viene precisata nell’ottavo capitolo, che riprende l’andamento storico, esauriente seppur rapido, con particolare messa a fuoco dei due concili Vaticani per concludere sulla chiesa come comunione e come missione.
Non poteva mancare un capitolo, il nono, riguardante la vita e l’insegnamento morale cattolico segnalante in particolare le convinzioni morali tipicamente cattoliche (ma non esclusive del cattolicesimo: cf. p. 379), come il rispetto per la vita, l’ordine sessuale, la verità e la giustizia, la cura per i bisognosi, la dignità e i diritti umani, con un appello alla formazione della coscienza biblicamente raffigurata in un ‘cuore nuovo’. È il penultimo capitolo a enumerare le caratteristiche fondamentali del cattolicesimo, incentrato su Gesú (e Maria), sul mistero dell’incarnazione che invita ad apprezzare insieme il materiale e lo spirituale, sullo schema mentale dell’et/et (sia/sia). L’ultimo capitolo ricorda ai credenti le sfide attuali per una chiesa cattolica che si inoltra nel terzo millennio, oltre le sfide ecologiche, politiche e sociali che sono comuni con tutti gli uomini. Almeno quattro aree vanno ricordate e a analizzate per un ripensamento: l’esigenza di una conversione continua a Gesú Cristo; l’eccessiva centralizzazione romana che suggerisce un decentramento, il ministero dei laici e delle donne, il dialogo e la missione della chiesa per un cattolicesimo veramente cattolico nello sforzo di inculturazione.
A conclusione si può affermare che l’offerta dei due gesuiti coglie il bersaglio: il volume è leggibile con frutto anche da chi inizia ad interessarsi della teologia. I frequenti riferimenti all’attualità ne favoriscono la comprensione; senza dire che anche a un docente di teologia riesce u-tile rileggere una sintesi che si appoggia alla storia. A chi firma questa segnalazione è particolar-mente piaciuto nel volume il clima di rispettosa attenzione verso chi la pensa diversamente. Il riconoscere che parecchi valori sono convissuti da noi cattolici con fratelli di altre confessioni e da uomini di buona volontà fa parte della nostra tradizione sintetizzata in slogan come quello medioevale talora citato da Y. Congar: ‘Securus iudicat orbis’. Nei corsi e ricorsi della storia spesso contraddittoria trovarsi in grande e buona compagnia è un consensus che assicura la correttezza della strada su cui si cammina. Anche per questo va detto un grazie ai due gesuiti e all’editrice Queriniana che ha inserito la loro fatica nella prestigiosa collana ‘Biblioteca di teologia contemporanea’.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2006, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Coerentemente i due primi capitoli ripercorrono passo passo, con stile sintetico narrativo, le vicende dei due millenni, quasi a prospettare la tela di fondo. Prima di Costantino, alla luce del Nuovo Testamento, si esamina lo slancio missionario e il progressivo configurarsi del cattolicesimo almeno negli indizi e si aggiungono i protagonisti del pensiero e dell’atteggiamento cattolico, sof-fermandosi sui cinque scrittori che plasmarono il linguaggio della fede cattolica e i suoi nuclei luminosi. Da Costantino a Leone Magno si gioisce per il rovesciamento della legislazione imperiale, volta a favore della missionarietà cristiana nell’impero romano a Ovest e a Est nel Mediterraneo, accompagnata dalle luci e dalle ombre delle interminabili controversie trinitarie e cristologiche, del monachesimo che su spinta papale si spinge a Nord oltre le Alpi e dei pellegrinaggi che sfociano nel Medioevo. Con l’Oriente cristiano la prima grave rottura porta la data convenzionale del 6 luglio 1054.
I secondi mille anni cristiani registrano, prima di Colombo, una fede che si esprime nell’architettura, pittura e musica; una fede che trova sostegno negli Ordini religiosi e nei movimenti spirituali capaci di sostenere e rettificare le devozioni popolari (rosario, via Crucis, presepio…); una fede che trova esplicitazione scolastica nelle Università europee con le facoltà teologiche: il tutto senza dimenticare le piaghe della Chiesa che affronta la lotta delle investiture, soffre la serie di antipapi, organizza le persecuzioni verso ebrei ed eretici. Da Cristoforo Colombo a Giovanni Paolo II si può notare il deciso spostamento dell’Europa verso Ovest con la conquista delle Americhe da parte spagnola e portoghese, ma senza dimenticare l’Oriente di Matteo Ricci e Francesco Saverio. La mappa religiosa dell’Europa cambia radicalmente con la Riforma protestante e il concilio di Trento, con lo shock della rivoluzione americana e francese, con la sfida dell’illuminismo e il Vaticano I. Altra svolta registra il ventesimo secolo con le due guerre mondiali e la crisi del missili a Cuba nel 1962, con i cambiamenti radicali del cattolicesimo sull’onda del Vaticano II.
Già nei primi due capitoli si può notare l’onestà degli autori nell’attenta rilettura dei fatti storici (cf., ad esempio, i rilievi a p. 50 sulla popolazione rurale, a p. 90 sui riti cinesi e a p. 98 sulle vittime delle vicende religiose inglesi) e nel collegamento con fatti recenti; come pure la tendenza tipicamente cattolica latina a privilegiare il pensiero di s. Agostino. La lettura del bel volume è già disturbata da qualche errore di stampa, come a p. 32 da quel Caro cardis salutis che vorrebbe ap-partenere a Tertulliano e a p. 54 da quel «lombardi» che prende il posto di longobardi.
Dopo le prime cento pagine, il terzo capitolo affronta, nella luce della ‘Dei Verbum’, il fondamentale rapporto tra la rivelazione divina nelle sue tre qualità: sacramentale, salvifica, e cristocentrica, la tradizione come atto e come contenuto, e la scrittura biblica in ordine a cogliere la verità salvifica che è innanzitutto una persona. Il quarto capitolo introduce al mistero del Dio tripersonale e del Figlio incarnato ripercorrendo il filo storico della fede giudaica e mettendo a fuoco la tipicità del Dio cristiano anche nei lunghi sviluppi post-neotestamentari, con opportune puntualizzazioni sullo Spirito Santo e sul Figlio incarnato.
La condizione umana creata e segnata dal peccato costituisce oggetto di studio nel quinto capitolo: la creazione vi appare come la prima parola di Dio che porta all’esistenza e sostiene ogni cosa in una relazione fondamentale fra Creatore e creatura. L’uomo assume la dignità di amministratore e cooperatore di Dio nel custodire la ‘nostra casa’. Ma tale dignità è oscurata dal peccato nella storia, peccato originale ereditato e peccato personale deliberato, su cui profeti e uomini saggi prima e poi il Nuovo Testamento e oltre (specie nella chiesa afro-romana di Agostino) hanno offerto attente considerazioni.
La vita della grazia e la speranza della gloria sono argomento del sesto capitolo. La dottrina cattolica sulla grazia emerge da due grandi controversie: la crisi pelagiana e la crisi protestante, che tuttavia non fanno dimenticare la riflessione orientale della deificazione e la teologia medioevale dell’immagine. La Riforma, per salvare la sovrana libertà di Dio, sfocia in un radicale pessimismo sull’uomo che solo nella Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione del 31 ottobre 1999 troverà un linguaggio per la reciproca comprensione e un consenso condizionato tra cattolici e luterani. La speranza della gloria viene riproposta in chiave cristocentrica: Cristo come il compimento atteso, nella luce del Vaticano II (LG 51 e GS 32). Nei precedenti secoli del secondo millennio l’attenzione dall’Éschatos (venuta del Signore Gesú) si era spostata agli éschata o ‘cose ultime’ (morte, giudizio, inferno e paradiso, con qualche cenno alla questione del purgatorio).
Sessanta pagine sintetiche, poco dopo la metà del libro (pp. 249-313), sono dedicate ai sacramenti, ben collegati con la fede sulla linea della costituzione liturgica n. 59. I sacramenti della iniziazione lasciano particolare spazio di trattazione all’eucaristia negli aspetti attuali di presenza, sacrificio e partecipazione, come i sacramenti dei malati lo offrono alla penitenza, mentre i sacra-menti a servizio della comunione lo distribuiscono equamente tra ordine sacro e matrimonio. L’ecclesiologia cattolica con la missione della Chiesa nel mondo contemporaneo viene precisata nell’ottavo capitolo, che riprende l’andamento storico, esauriente seppur rapido, con particolare messa a fuoco dei due concili Vaticani per concludere sulla chiesa come comunione e come missione.
Non poteva mancare un capitolo, il nono, riguardante la vita e l’insegnamento morale cattolico segnalante in particolare le convinzioni morali tipicamente cattoliche (ma non esclusive del cattolicesimo: cf. p. 379), come il rispetto per la vita, l’ordine sessuale, la verità e la giustizia, la cura per i bisognosi, la dignità e i diritti umani, con un appello alla formazione della coscienza biblicamente raffigurata in un ‘cuore nuovo’. È il penultimo capitolo a enumerare le caratteristiche fondamentali del cattolicesimo, incentrato su Gesú (e Maria), sul mistero dell’incarnazione che invita ad apprezzare insieme il materiale e lo spirituale, sullo schema mentale dell’et/et (sia/sia). L’ultimo capitolo ricorda ai credenti le sfide attuali per una chiesa cattolica che si inoltra nel terzo millennio, oltre le sfide ecologiche, politiche e sociali che sono comuni con tutti gli uomini. Almeno quattro aree vanno ricordate e a analizzate per un ripensamento: l’esigenza di una conversione continua a Gesú Cristo; l’eccessiva centralizzazione romana che suggerisce un decentramento, il ministero dei laici e delle donne, il dialogo e la missione della chiesa per un cattolicesimo veramente cattolico nello sforzo di inculturazione.
A conclusione si può affermare che l’offerta dei due gesuiti coglie il bersaglio: il volume è leggibile con frutto anche da chi inizia ad interessarsi della teologia. I frequenti riferimenti all’attualità ne favoriscono la comprensione; senza dire che anche a un docente di teologia riesce u-tile rileggere una sintesi che si appoggia alla storia. A chi firma questa segnalazione è particolar-mente piaciuto nel volume il clima di rispettosa attenzione verso chi la pensa diversamente. Il riconoscere che parecchi valori sono convissuti da noi cattolici con fratelli di altre confessioni e da uomini di buona volontà fa parte della nostra tradizione sintetizzata in slogan come quello medioevale talora citato da Y. Congar: ‘Securus iudicat orbis’. Nei corsi e ricorsi della storia spesso contraddittoria trovarsi in grande e buona compagnia è un consensus che assicura la correttezza della strada su cui si cammina. Anche per questo va detto un grazie ai due gesuiti e all’editrice Queriniana che ha inserito la loro fatica nella prestigiosa collana ‘Biblioteca di teologia contemporanea’.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2006, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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