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Descrizione
Nei primi trent'anni dell'Italia repubblicana, la costruzione di chiese è un fenomeno che s'intreccia con processi storici diversi: la ricostruzione, il boom economico, la conflittualità politica, la crescita delle città e delle periferie, ma soprattutto il rinnovamento ecclesiale che trova un nodo di svolta nel Concilio Vaticano II e nella sua prima recezione. In tale contesto, l'architettura delle chiese può essere considerata una fonte preziosa per lo studio delle comunità cristiane e della società civile: la storiografia si è però finora limitata a sottolineare il valore delle opere dei più noti "maestri" dell'architettura italiana. Il volume, che raccoglie due saggi di Carlo Tosco e Andrea Longhi, si propone d'indagare l'architettura di alcune chiese italiane nel proprio contesto, tentando di restituirne la densità del vissuto liturgico, comunitario e sociale. L'opera di alcuni progettisti chiave del dopoguerra (Quaroni, Michelucci, Muratori, Figini e Pollini, Gabetti e Isola, i fratelli Castiglioni) e gli interventi edilizi più rilevanti promossi dalla Chiesa italiana e dalle associazioni cattoliche vengono letti alla luce del pensiero di alcuni protagonisti della vita ecclesiale (da don Milani e don Mazzolari a Luigi Gedda e Carlo Carretto) e del magistero pontificio (da Pio XII a Paolo VI). Un'attenzione particolare ai percorsi di committenza e di realizzazione consente di mettere in luce aspetti poco indagati del rapporto tra Chiesa italiana e cultura architettonica, tra vita liturgica ed autocomprensione ecclesiologica delle comunità.
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Il dopoguerra ha visto progressivamente mutarsi il rapporto fra Chiesa e territorio. Da simbolo di riferimento e d’identità a manufatto più o meno pregevole, estraneo tuttavia al fattore tempo. I cantieri delle chiese hanno infatti il ritmo di ogni costruzione. Il mutamento ha portato a privilegiare il progetto, l’architetto e i riferimenti teologici piuttosto che le comunità cristiane che vi si trovano e la società civile in cui gli edifici sorgono. A questi aspetti si dedicano i due aa., tentando di ricostruire il contesto storico sociale e la densità del vissuto liturgico delle comunità. I nomi di alcuni progettisti chiave (Quaroni, Michelucci, Muratori, Gabelli, Castiglioni ecc.) si confrontano con quelli di noti animatori ecclesiali (Milani, Mazzolari, Gedda, Carretto) e con gli eventi civili ed ecclesiali dei decenni considerati. Quello che manca, ancora oggi, è l’approfondimento dell’aspetto celebrativo e comunitario.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2011 n. 6
(http://www.ilregno.it)
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Marco Zenari il 31 agosto 2017 alle 17:28 ha scritto:
Libro diviso in due parti. La prima, che ho trovato più interessante per quanto cercavo, è un percorso nell'architettura ecclesiastica italiana, mentre la seconda mostra il legame tra associazionismo e architettura nel nostro Paese.