L'uomo e la filosofia
(La Dialettica)EAN 9788838240966
Nel 2008 le Edizioni Studium avevano arricchito il panorama delle pubblicazioni italiane riguardanti l'opera di Gabriel Marcel col volume Fede e realtà. Osservazioni sulla irreligione contemporanea, curato da Enrico Piscione, un libro costituito da tre saggi. Nei primi due il filosofo francese era impegnato a confutare la dignità filosofica di una posizione teoretica secondo cui è più ragionevole un atteggiamento di rifiuto della fede che una pensata apertura alla dimensione del mistero. Nel terzo saggio, di nostro interesse per entrare in argomento, Marcel analizzava l'opera di Peter Wust con una particolare attenzione al concetto di pietà . Riferendosi al pensiero di Peter Wust, il filosofo parigino faceva notare che questo non debba essere interpretato in senso fideistico. Il fideista, per Wust stesso, deve essere equiparato, nel suo ``credere'', non alla ingenua fede dei bambini, ma a quella di un disperato che dispera della povera ragione umana, di uno ``gnostico decaduto'' che si dedica in realtà ad un movimento della coscienza che ha in sé un che di luciferino e che si ferma ad una riflessione segnata dall'abisso della superficialità.
La pietà , secondo Marcel che legge Wust, recupera il senso fondamentale della religione come legame, coinvolgendo il credente in una coesione che mantiene le giuste distanze e allo stesso tempo avvicina. Sono osservazioni sulla Dialettica dello spirito wustiana già indicative dell'attenzione del pensatore di Colonia alla dimensione di mistero del sentimento religioso, da preservare per tenere salda l'autenticità di quest'ultimo: «[...] ciò che egli ci domanda, mi sembra, è di abbandonare una volta per tutte un certo tipo di esigenze, anche quella che egli chiama lo gnosticismo assoluto, e di rinunciare conseguentemente all'idea di un sapere ultimo e capace di dispiegarsi in un tutto organico, che si rivela incompatibile con i caratteri fondamentali dell'Essere. E' in ciò , almeno a mio avviso, proprio in questa nozione o più esattamente in questo presentimento del valore metafisico tipico dell'umiltà , che consiste l'apporto forse più originale di Wust alla filosofia contemporanea» (Fede e realtà , cit., p. 80).
Con tali premesse, ci si può accostare a questa prima traduzione italiana dell'opera di Peter Wust Der Mensch und die Philosophie, opera postuma che sembra rivelarsi come il più significativo contributo dell'itinerario teoretico del pensatore di Colonia. Ad essa non si può muovere quell'accusa di fideismo che era stata, invece, rivolta al testo più noto Incertezza e rischio, lontana, come abbiamo visto sulla scorta delle osservazioni marceliana, dallo spirito profondo delle riflessioni di Wust. Il progresso della nuova prospettiva qui presentata consiste nella scoperta della reflexio e della devotio.
Lungi dall'opporsi l'un l'altra, esse, nella speculazione del filosofo tedesco, si ``co-appartengono'', generando una permanente e vitale dialettica. La novità teoretica de L'uomo e la filosofia, così, consiste nell'intravedere in quest'ultima una profonda connessione tra la sfera della conoscenza e quella della volontà , per cui dai dati gnoseologici si apre il passaggio all'esperienza religiosa e a quella della pieghiera: «Se un tale passaggio presenta delle innegabili difficoltà esse però non dipendono dall'individuo ma dalla stessa natura umana, fragile e caratterizzata da una insecuritas di fondo che non impedisce tuttavia al singolo, nell'esperienza dell'amore, della preghiera e della totale donazione di sé , di attingere il mistero dell'essere» (Introduzione, p. 18). In questo volume troviamo acute osservazioni sul pensiero di Heidegger, Kierkegaard, Jaspers, Kant, Platone e sant'Agostino, ma anche - di primaria importanza per comprendere al meglio lo stesso titolo del libro - interessanti riflessioni sul pensiero filosofico in quanto tale: «Il sapere della filosofia, certamente, non può essere posto sullo stesso piano di quello che abbiamo già conosciuto considerando la sapienza della vita in generale. Il sapere della filoso fia, infatti, è un sapere che con metodo mira a realizzare un rapporto logicamente costruito tra i contenuti presi in esame.
Anche in quanto sapere che procede metodicamente, esso, però , deve essere determinato e ricevere la sua forma dalla saggezza della vita. Il connubio tra scienza e saggezza in filosofia si rivela soprattutto nel fatto che lo spirito di tale sapere viene trasformato fin nella più intima profondità» (p. 46). Ne scaturisce una serena considerazione sull'esercizio della moderazione nel pensiero, data, appunto, dalla saggezza di non cadere né in un superficiale ottimismo della ragione né in un pessimismo disperato, in una criticità esasperata, in uno scetticismo radicale o addirittura nel nichilismo (cfr. pp. 47 e ss.). La filosofia è , al tempo stesso, nel pensiero di Wust espresso nel volume, la scienza «più elevata e la più pericolosa» (p. 37). Essa, infatti, può condurre l'uomo ad uno stato di pace nella verità, o rendere inquieta la ragione nell'incertezza del dubbio, conducendola nell'«oscurità di un nichilismo [...] demoniaco».
Ma questo «carattere dialettico della filosofia», questa sua essenza duplice, in realtà , non è che l'emanazione di una caratteristica antropologica dell'uomo stesso. Questi, infatti, proprio in quanto è dotato di spirito è, al contrario dell'animale, un «essere spaccato», diviso, lacerato: un essere che «non è mai del tutto a proprio agio nella natura», da cui, anzi, si sente rifiutato e che lo consegna ad una condizione «senza patria e senza pace» (p. 72). L'uomo, così, se da un lato vuole risolutamente pervenire ad un punto fermo e fisso, dall'altro è spinto da una continua tensione, insita nel suo stesso essere uomo, a superare tale punto, in direzione dell'infinito. E' in questa dialettica, da Wust così acutamente espressa, che risiede l'inesauribilità dell'esistenza umana.
Tratto dalla rivista "Sapienza. Rivista di Filosofia e di Teologia" n. 2/2010
(http://www.edi.na.it)
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