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Racconti evangelici che i Vangeli non raccontano
(Immagini e parole) [Con risvolti di copertina]EAN 9788831549752
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DETTAGLI DI «Racconti evangelici che i Vangeli non raccontano»
Tipo
Libro
Titolo
Racconti evangelici che i Vangeli non raccontano
Autore
Giovanni Lajolo
Editore
Paoline Edizioni
EAN
9788831549752
Pagine
192
Data
marzo 2018
Peso
450 grammi
Altezza
24 cm
Larghezza
15,5 cm
Profondità
1,5 cm
Collana
Immagini e parole
E-BOOK «Racconti evangelici che i Vangeli non raccontano»
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Mario Cutuli il 24 novembre 2018 alle 11:53 ha scritto:
Sono quattordici, quelli «che i Vangeli non raccontano», come recita il sottotitolo di “Racconti evangelici”, il testo di Giovanni Lajolo, appena pubblicato dalle edizioni Paoline.
Quattordici, come il giorno del mese di nisan, il settimo mese del calendario ebraico, il giorno precedente le festività della Pasqua, dell’anno, non precisato dagli evangelisti, della morte di Gesù secondo Giovanni. O forse quattordici, come il numero delle stazioni della Via Crucis, o forse ancora come quello delle generazioni di cui parla la Bibbia dentro le quali troviamo re Davide, la terza delle quali registra i nomi di Maria, Giuseppe e Gesù. Ipotesi, nient’altro che ipotesi, per tentare di dare una cornice storica al lavoro del card. Giovanni Lajolo.
Come l’autore confessa, essi trovano la loro fonte nel Vangelo e nascono «per il soffio della fantasia, per il piacere della mente di vagare nell’ambiente umano, storico e religioso dei vangeli». Mirabilmente illustrati dal segno prestigioso di Franco Murer - artista ormai di fama mondiale - che, come ha precisato lo scrittore Giandomenico Mazzocato nella presentazione nella sede dell’Ateneo di Treviso, completano la narrazione conferendole una sua ben precisa identità.
Racconti non veri ma certamente verosimili, diversi rispetto al testo sacro e pur tuttavia «evangelici», non raccolti nel Vangelo, ma senz’altro del tutto fedeli al contesto storico di Gesù, come, quasi a giustificarsi, aggiunge l’autore è accaduto nell’arte figurativa cristiana nella quale i pittori sono stati trascinati dalla fantasia e dal genio creativo raccontando con le immagini scene evangeliche ritraendo l’ambiente e i costumi del tempo.
Racconti assai belli e non solo sotto l’aspetto puramente narrativo, ma soprattutto per l’intimo significato che sottende ad ognuno di essi dai quali emerge, forse con più evidenza l’umanità rispetto quanto siamo abituati a cogliere nelle vicende entro le quali Gesù è ritratto.
Un Gesù che scopre i sentimenti dell’uomo che, ieri come oggi, sono sempre uguali. Che non ama i formalismi, le convenzioni e i sottintesi e parla dritto al cuore di chi lo avvicina. Perciò i racconti che lo vedono protagonista sono, per così dire, vivi, “veri”, regalano a chi avrà la pazienza, ma prima ancora la curiosità di leggerli, quella speranza che gli uomini di ogni tempo inseguono.
E’ un Gesù vicino, quello che Lajolo racconta, a partire da quando, tra le braccia prima di Simeone e poi di Maria nella presentazione al tempio, la vegliarda Anna, con flebile ma gioiosa voce, innalza il suo cantico al germoglio della radice di Jesse o da quando, poco più che ragazzo, muove i primi passi nel tempio per istruire gli esterrefatti “dottori” o quando lo troviamo nella bottega di papà Giuseppe come un semplice, comune artigiano.
E’ un Gesù che fa della misericordia il suo stile, come nell’episodio di Betsheva, ricavato da quello della Maddalena o in quello della vedova povera, o per finire in quello del “Monte del precipizio”, nel quale funge da protagonista Maria che nella circostanza, temendo per la vita del Figlio, assume i connotati di donna del tremore, o quando muore sulla croce e Besai, figlio, di Azgad, ne annuncia la risurrezione.
E’ un Gesù, come accade nel racconto “Giuseppe, figlio di Eli”, che da “figlio” diventa maestro di Maria e Giuseppe, chiarendo il significato del sogno dei tre grappoli e della colomba che una notte turba il sonno del genitore.
Racconti che si leggono tutto di un fiato, che per il taglio volutamente semplice con cui Lajolo li tesse ci trasportano di colpo nella Palestina per ascoltare il Maestro, accanto a chi - i nomi dei personaggi che animano le singole narrazioni sono ereditati per lo più dall’Antico Testamento, soprattutto dai libri di Esdra e Neemia - ha avuto il privilegio di conoscerlo dal vivo.
Basterebbe soltanto questa motivazione per apprezzare il lavoro di Lojolo che nel prepararlo ha smesso i panni del biblista per assumete quelli del narratore altrettanto apprezzato. (Mario Cutuli)