Vita di San Francesco
-Legenda maior
(Letture cristiane del secondo millennio) [Con sovraccoperta stampata]EAN 9788831535663
La Legenda maior di Bonaventura, che divenne ministro generale dei frati minori nel 1257 a qualche decennio dalla morte di Francesco (1226), venne pensata e trasmessa come l’unica narrazione delle vicende storiche e spirituali del santo di Assisi. Rispetto all’attuale collocazione nelle fonti francescane, essa godeva di una sua autonomia, come se da sola fosse in grado d’illuminare la complessa figura del santo. A questo ruolo viene richiamata con il vol. tramite l’ampia Introduzione a cura di Pietro Massa e una ricca serie di indici.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2009 n. 18
(http://www.ilregno.it)
Il volume con il testo della Vita di San Francesco curato da P. Messa costituisce un’ulteriore prova della vivacità degli studi e dell’interesse legato a quest’opera agiografi ca e al suo autore. Fa seguito al libro del confratello F. URIBE, Il Francesco di Bonaventura. Lettura della “Leggenda Maggiore” del 2003. L’idea di fondo dell’Autore è di considerare e d’interpretare la Legenda Maior come un’opera autonoma rispetto alle altre fonti francescane; di ciò il lettore è avvisato già nell’introduzione ai capitoli successivi: «[…] anche per la Legenda Maior sarebbe opportuno tornare a una lettura che colga l’opera per come essa è nata, indipendentemente da ciò che è diventata e da come sia stata collocata all’interno dell’ampio panorama costituito dalle fonti inerenti a Francesco d’Assisi» (p. 12).
Il concetto non è nuovo negli studi francescani di oggi, specialmente dopo la pubblicazione di R. MICHETTI, Vita Beati Francisci, uscita nel 2004. Vista l’impossibilità di rompere il “cerchio magico” della questione francescana, i ricercatori si sono rivolti ad analizzare le singole fonti come isole a sé stanti e in tale contesto affrontano il problema ermeneutico e filologico. È una tendenza contemporanea e si spera che non sia portata all’estremo, come nel caso della bramosa voglia e dell’ardente desiderio di ricostruire il Florilegio dei compagni, nonché della ricerca delle interdipendenze e delle influenze reciproche tra i biografi e le loro produzioni. L’Autore cerca un sano equilibrio tra le due metodologie di ricerca delle fonti francescane nelle 116 pagine offerte al lettore. L’introduzione al testo bonaventuriano consta di quattro capitoli.
Nel primo capitolo Messa avvicina le questioni tecniche dell’agiografi a bonaventuriana alle correnti dell’agiografi a medievale, specifi candola come una lettura teologica della storia. Giunge all’affermazione che: «Il problema del rapporto tra storia e teologia – nel nostro caso tra storia e agiografi a – finisce quindi per risolversi nella problematica che connette la storia con l’ermeneutica!» (p. 27). Comunque nasce spontanea la domanda: cos’è l’ermeneutica francescana? Nelle pagine successive (pp. 31-43) l’Autore illustra il percorso di un rapporto tra gli studi francescani e la scienza interpretativa, basandosi anzitutto sullo studio di Michetti.
Sembra che voglia assumere la stessa ottica metodologica nel caso della Legenda Maior e mostrarla come una giusta strada da percorrere. Il secondo capitolo affronta la problematica delle fonti dell’agiografi a bonaventuriana e quella della figura di Bonaventura quale agiografo di san Francesco. Entrambe erano già ampiamente documentate ed elaborate, e di ciò l’Autore offre una buona e ricca sintesi storico-critica. Si concentra invece sul tema della lettura teologica della vita di Francesco operata dal Dottore Serafico e scrive: «Quella di Bonaventura è dunque una lettura teologica di san Francesco analizzato come evento, e le prime fonti teologiche a cui si ispira sono le sue stesse opere, prima di tutte l’Itinerario della mente in Dio. […]
Bonaventura, come teologo, aveva a disposizione diverse fonti dirette, ma molte anche indirette, ossia conosciute solo tramite citazioni riportate da altri autori» (p. 68). Il contesto della Vita di San Francesco costituisce il contenuto del terzo capitolo, la frazione più lunga dell’introduzione (pp. 74-119). L’Autore presenta in maniera dettagliata le circostanze in cui nasce l’agiografi a: lo sviluppo dell’Ordine, il gioachimismo e le contese con il clero secolare per le questioni pastorali. Basandosi su fonti dell’epoca e sulle ricerche antecedenti lo studioso dischiude al lettore il panorama e il clima socio-religioso in cui Bonaventura è incaricato a scrivere una nuova biografi a – «Item ordinetur de legenda beati Francisci, ut de omnibus una bona compiletur» [Archivum Franciscanum Historicum 3 (1910) 76].
La situazione in cui il ministro generale compose il testo non fu di sicuro semplice, poiché dovette conciliare il dinamismo del Santo con la già formata struttura dell’Ordine, cercando di mantenere l’unità della famiglia francescana e presentare l’ideale del Fondatore come via possibile da seguire da parte di ogni frate per la propria santificazione. La prima frase del quarto capitolo riporta l’idea di fondo che l’Autore vuole promuovere: «Prima di tutto la Legenda maior va letta come un’opera unitaria, al contrario di quanto si è generalmente fatto nel tentativo di ricostruzione della memoria francescana, in cui si sono sezionate le biografi e francescane nell’intento di comprendere l’iter delle diverse narrazioni e interpretazioni dei singoli episodi.
Anche a proposito della Legenda maior – pur tenendo conto di alcuni studi come quelli di Uribe – si può far valere quanto scritto da Michetti in riferimento alla prima Vita di Tommaso da Celano» (p. 120). È un richiamo alla visione strutturale della leggenda, un aspetto a volte dimenticato o trascurato. Messa fa bene a ricordare in particolare la necessità di analizzare la struttura dello scritto agiografi co e a riportare le categorie nonché le nozioni tecniche dell’agiografi a medievale, servendosi del classico Manuale di agiologia di R. Gregoire. Per esempio, richiama l’interessantissimo rapporto tra storia e metastoria presente in ogni agiografi a, particolarmente nel nostro caso, dove la teologia di Bonaventura e la storia di Francesco si compenetrano. Pensiamo che la problematica, qui solo accennata dall’Autore, esiga un ulteriore approfondimento.
È da sperare che tale ottica e metodo portino ad una più esatta interpretazione, senza però indulgere ad esagerazioni o cedimenti a “mode ermeneutiche” nella già provata questione delle primitive fonti francescane. Ogni metodologia con la quale si affrontano gli scritti agiografi ci ha ruolo di servizio e non di dominio o esclusività e come tale deve essere usata per capire meglio l’agiografo e il suo protagonista, e di conseguenza il messaggio di santità lasciato ai posteri.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n. I-II/2010
http://www.seraphicum.org
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Giusi Portaluri, giusiportaluri@yahoo.it il 5 dicembre 2010 alle 19:33 ha scritto:
Mi occorreva tanto l'ausilio di questo prezioso testo, proprio adesso che tento di raccogliere con cura ed attenzione gli scritti di mia zia,Rita Portaluri, per realizzare un libro di suoi pensieri e riflessioni.Venuta a mancare pochi mesi fa, ha dedicato la sua vita all'OFS;operando nella sua terra, il Salento,Rita, ha ricoperto anche la carica di ministra regionale e tanto si è adoperata per la sua comunità che oggi piange ancora la sua somparsa.