Proverbi
(I libri biblici) [Con sovraccoperta stampata]EAN 9788831532655
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DETTAGLI DI «Proverbi»
Tipo
Libro
Titolo
Proverbi
Autore
Cimosa Mario
A cura di
Mario Cimosa
Editore
Paoline Edizioni
EAN
9788831532655
Pagine
392
Data
giugno 2007
Peso
684 grammi
Altezza
24 cm
Larghezza
16 cm
Profondità
2,6 cm
Collana
I libri biblici
COMMENTI DEI LETTORI A «Proverbi»
Recensioni di riviste specialistiche su «Proverbi»
Recensione di Tiziano Lorenzin della rivista Studia Patavina
Ancora un commentario nella prestigiosa collana delle Paoline «I Libri Biblici», diretta da Gianantonio Borgonovo e da Rinaldo Fabris e coordinata da Olimpia Cavallo. Mario Cimosa, sacerdote salesiano di Napoli, ordinario di scienze bibliche all’Università Pontificia Salesiana di Roma, direttore dell’Istituto di teologia pastorale della Facoltà di Teologia dell’UPS, deve essersi sentito a casa nel commentare questo libro, in cui troviamo i metodi e i contenuti della sapienza pedagogica dei genitori ebrei nei confronti dei figli. Tuttavia già dalle prime pagine si percepisce che l’autore si sente un po’ allo stretto nel seguire l’impostazione della collana, di commentare il testo ebraico masoretico. Ed è comprensibile. Scorrendo la sua bibliografia possiamo constatare quali siano le preferenze dei suoi studi: la Bibbia greca dei LXX.
Nella sezione introduttiva egli presenta un profilo letterario della sapienza biblica nei Proverbi nel secolo XX. I Proverbi non vengono più considerati come nel passato solo un modesto manuale di etica del postesilio quanto piuttosto come un esempio di corrente internazionale di pensiero e di letteratura sapienziale di grande antichità, che conserva tracce delle culture e delle religioni dei paesi vicini a Israele, anche se recentemente l’orientamento degli studiosi nell’approccio a questo libro sembra rivolto alla ricerca della possibilità che i Proverbi siano, almeno in parte, derivati dalla sapienza orale del popolo di Israele nella sua vita di tutti i giorni.
Secondo Cimosa, alcuni libri sapienziali, soprattutto i Proverbi – oltre a Siracide e a Sapienza – sembrano avere una chiara destinazione scolastica. E il loro scopo pedagogico sembra essere proprio quello di formare i giovani a un vero umanesimo, che potremmo definire «religioso»: un umanesimo che consiste nel comprendere il senso della vita umana, acquistare buon senso, prudenza, cautela, penetrazione, affabilità e pazienza, autocontrollo e ottimismo, fino ad arrivare, attraverso una riflessione sull’esperienza, a capire che «il principio della vera sapienza è il timore del Signore».
L’autore quindi si sofferma sulla forma sapienziale più significativa del libro, il «proverbio», sottolineandone gli aspetti stilistici, poetici e psicologici. Per quanto riguarda la datazione, dopo aver esposto le varie ipotesi, Cimosa propone la sua: il libro dei Proverbi è un libro unitario nella sua redazione attuale. Si tratta di un’ampia antologia di istruzioni, poemi e massime di due righe. Queste massime brevi erano diventate un sottogenere in Israele molto prima della fine del secolo VIII a. C., quando due raccolte di proverbi furono riunite dal re Ezechia (Pro 25,1). I capp. 1-9 introducono tutto il libro e tutte le altre raccolte, dando un contesto nuovo, familiare. È probabile che l’inno finale alla donna saggia e virtuosa di Pro 31,10-31 mostri quello che succede quando la sapienza prende forma nella vita umana. Un redattore finale, quello che ci ha offerto il libro attuale, ha organizzato le opposizioni principali e il sistema delle metafore dei primi capitoli valorizzando tutto il materiale, ossia le raccolte di Proverbi che aveva ricevuto dalla tradizione.
Dopo aver presentato la composizione e la struttura del libro attuale, Cimosa si sofferma sul suo tema preferito: lo stato del testo ebraico e la sua relazione con la versione greca dei LXX. Nel suo commentario egli segue il TM, pur essendo convinto che sarebbe più utile assumere la versione dei LXX, almeno come testo «alternativo», anche se tuttora non si può stabilire se più antico e più «storico».
Nella parte centrale del commentario, secondo il programma della collana, viene presentata la traduzione del testo ebraico, che si connota per un’attenzione speciale e un’analisi testuale parallela e complementare al testo dei LXX. La forma unitaria del libro è sottolineata dal commento esegetico non tanto dei singoli capitoli e versetti, ma di intere collezioni (La sapienza e le sue lezioni Pro 1-9; Prima «collezione salomonica» Pro 10,1-22,1-16; Trenta proverbi o le parole dei sapienti Pro 22,17-24,22; «Anche queste sono parole dei sapienti…» Pro 24,23-34; Seconda «collezione salomonica» Pro 25-29; Insegnamenti di Agur e proverbi numerici Pro 30,1-33; Le parole di Lemuel e la donna ideale Pro 31,1-31).
Nella terza parte, Cimosa presenta il messaggio teologico dei Proverbi, richiamando l’inserimento del libro nel canone e la storia della sua interpretazione partendo da Qumran fino agli orientamenti attuali. Sembra infatti che alcuni studiosi non siano più soddisfatti dei risultati raggiunti applicando il metodo storico-critico ai libri sapienziali in genere e al libro dei Proverbi in particolare, e stiano tentando altre vie legate più all’ermeneutica del libro che a quella dell’autore.
Il valore pedagogico dei Proverbi è sintetizzato da Cimosa stesso in questo modo: Il libro dei proverbi ci aiuta a vivere con sapienza in un mondo sempre più complesso e a cogliere i veri valori della vita. In conclusione, acquistare la sapienza è nello stesso tempo impegno e dono divino. Proverbi 2 lo indica in modo chiaro: «Se appunto invocherai l’intelligenza e chiamerai la saggezza, se la ricercherai come l’argento e per essa scaverai come per i tesori, allora comprenderai il timore del Signore e troverai la scienza di Dio, perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca esce scienza e prudenza» (Pro 2,3-6).
Per concludere, questo commentario va segnalato perché ben informato sulla letteratura recente sul libro dei Proverbi, ma anche perché – ed è questo mi sembra l’aspetto più originale – Cimosa s’impegna a sottolineare le riletture nella tradizione del testo all’interno delle comunità ebraiche di lingua greca.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2007, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Nella sezione introduttiva egli presenta un profilo letterario della sapienza biblica nei Proverbi nel secolo XX. I Proverbi non vengono più considerati come nel passato solo un modesto manuale di etica del postesilio quanto piuttosto come un esempio di corrente internazionale di pensiero e di letteratura sapienziale di grande antichità, che conserva tracce delle culture e delle religioni dei paesi vicini a Israele, anche se recentemente l’orientamento degli studiosi nell’approccio a questo libro sembra rivolto alla ricerca della possibilità che i Proverbi siano, almeno in parte, derivati dalla sapienza orale del popolo di Israele nella sua vita di tutti i giorni.
Secondo Cimosa, alcuni libri sapienziali, soprattutto i Proverbi – oltre a Siracide e a Sapienza – sembrano avere una chiara destinazione scolastica. E il loro scopo pedagogico sembra essere proprio quello di formare i giovani a un vero umanesimo, che potremmo definire «religioso»: un umanesimo che consiste nel comprendere il senso della vita umana, acquistare buon senso, prudenza, cautela, penetrazione, affabilità e pazienza, autocontrollo e ottimismo, fino ad arrivare, attraverso una riflessione sull’esperienza, a capire che «il principio della vera sapienza è il timore del Signore».
L’autore quindi si sofferma sulla forma sapienziale più significativa del libro, il «proverbio», sottolineandone gli aspetti stilistici, poetici e psicologici. Per quanto riguarda la datazione, dopo aver esposto le varie ipotesi, Cimosa propone la sua: il libro dei Proverbi è un libro unitario nella sua redazione attuale. Si tratta di un’ampia antologia di istruzioni, poemi e massime di due righe. Queste massime brevi erano diventate un sottogenere in Israele molto prima della fine del secolo VIII a. C., quando due raccolte di proverbi furono riunite dal re Ezechia (Pro 25,1). I capp. 1-9 introducono tutto il libro e tutte le altre raccolte, dando un contesto nuovo, familiare. È probabile che l’inno finale alla donna saggia e virtuosa di Pro 31,10-31 mostri quello che succede quando la sapienza prende forma nella vita umana. Un redattore finale, quello che ci ha offerto il libro attuale, ha organizzato le opposizioni principali e il sistema delle metafore dei primi capitoli valorizzando tutto il materiale, ossia le raccolte di Proverbi che aveva ricevuto dalla tradizione.
Dopo aver presentato la composizione e la struttura del libro attuale, Cimosa si sofferma sul suo tema preferito: lo stato del testo ebraico e la sua relazione con la versione greca dei LXX. Nel suo commentario egli segue il TM, pur essendo convinto che sarebbe più utile assumere la versione dei LXX, almeno come testo «alternativo», anche se tuttora non si può stabilire se più antico e più «storico».
Nella parte centrale del commentario, secondo il programma della collana, viene presentata la traduzione del testo ebraico, che si connota per un’attenzione speciale e un’analisi testuale parallela e complementare al testo dei LXX. La forma unitaria del libro è sottolineata dal commento esegetico non tanto dei singoli capitoli e versetti, ma di intere collezioni (La sapienza e le sue lezioni Pro 1-9; Prima «collezione salomonica» Pro 10,1-22,1-16; Trenta proverbi o le parole dei sapienti Pro 22,17-24,22; «Anche queste sono parole dei sapienti…» Pro 24,23-34; Seconda «collezione salomonica» Pro 25-29; Insegnamenti di Agur e proverbi numerici Pro 30,1-33; Le parole di Lemuel e la donna ideale Pro 31,1-31).
Nella terza parte, Cimosa presenta il messaggio teologico dei Proverbi, richiamando l’inserimento del libro nel canone e la storia della sua interpretazione partendo da Qumran fino agli orientamenti attuali. Sembra infatti che alcuni studiosi non siano più soddisfatti dei risultati raggiunti applicando il metodo storico-critico ai libri sapienziali in genere e al libro dei Proverbi in particolare, e stiano tentando altre vie legate più all’ermeneutica del libro che a quella dell’autore.
Il valore pedagogico dei Proverbi è sintetizzato da Cimosa stesso in questo modo: Il libro dei proverbi ci aiuta a vivere con sapienza in un mondo sempre più complesso e a cogliere i veri valori della vita. In conclusione, acquistare la sapienza è nello stesso tempo impegno e dono divino. Proverbi 2 lo indica in modo chiaro: «Se appunto invocherai l’intelligenza e chiamerai la saggezza, se la ricercherai come l’argento e per essa scaverai come per i tesori, allora comprenderai il timore del Signore e troverai la scienza di Dio, perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca esce scienza e prudenza» (Pro 2,3-6).
Per concludere, questo commentario va segnalato perché ben informato sulla letteratura recente sul libro dei Proverbi, ma anche perché – ed è questo mi sembra l’aspetto più originale – Cimosa s’impegna a sottolineare le riletture nella tradizione del testo all’interno delle comunità ebraiche di lingua greca.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2007, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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Valter Stortini il 11 febbraio 2021 alle 22:51 ha scritto:
approfondito, completo e funzionale