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Lettere a Timoteo. Lettera a Tito
(I libri biblici) [Con sovraccoperta stampata]EAN 9788831529075
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DETTAGLI DI «Lettere a Timoteo. Lettera a Tito»
Tipo
Libro
Titolo
Lettere a Timoteo. Lettera a Tito
Autore
Iovino Paolo
A cura di
Paolo Iovino
Editore
Paoline Edizioni
EAN
9788831529075
Pagine
312
Data
novembre 2005
Peso
586 grammi
Altezza
23 cm
Larghezza
15,5 cm
Profondità
1,9 cm
Collana
I libri biblici
COMMENTI DEI LETTORI A «Lettere a Timoteo. Lettera a Tito»
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Recensioni di riviste specialistiche su «Lettere a Timoteo. Lettera a Tito»
Recensione di Tiziano Lorenzin della rivista Studia Patavina
Paolo Iovino, sacerdote della diocesi di Palermo, docente di esegesi di Nuovo Testamento presso la Facoltà Teologica di Sicilia in Palermo, ha già pubblicato lavori sulla letteratura paolina (in particolare sulla Lettera ai Tessalonicesi e ai Romani), ora ci offre questo commentario alle lettere pastorali. Già nella prefazione egli afferma di volersi distinguere dai numerosi e ben documentati commentari che aprono le loro introduzioni fissando l’attenzione sui temi tradizionali: denominazione degli scritti, destinatari e ruoli rispettivi di Timoteo e Tito, organizzazione della Chiesa, circostanze e date di composizione, autenticità, collegamenti letterari e tematici, teologia, genere letterario, struttura, messaggio: una trattazione dall’esterno e in qualche modo sganciata dal raccordo diretto con il testo e con l’impianto letterario.
Egli invece ritiene che le dette lettere per la specificità della loro configurazione storico-letteraria-tematica, impongano un diverso tipo di approccio, come una introduzione «dall’interno», una sorta di immersione globale nel testo e nel suo ambiente vitale. Perciò si propone non tanto di selezionare previamente le tematiche «introduttive», ma di farle emergere direttamente dal testo e dal vissuto delle Chiese. Queste tematiche sono tutte analizzate nell’ambito della trattazione, sia quelle storiche sia quelle letterarie e teologiche.
Utile mi sembra anche il breve excursus orientativo sull’orizzonte ermeneutico. L’autore delle lettere non può essere esclusivamente identificabile con il Paolo del suo settenario epistolare né con l’Apostolo lucano, ma è da scoprire e accogliere nell’identità nuova offerta dalle lettere pastorali, cioè un «mittente-modello» definito «araldo, apostolo e maestro». Parimenti i personaggi storici di Timoteo e Tito non possono essere descritti in base alla conoscenza storica che se ne ha aliunde, ma quali «attanti» delle lettere (nel linguaggio della semiotica gli attanti sono gli esseri o le cose che, a qualsiasi titolo e in qualsivoglia maniera, anche a titolo di semplici comparse e nella maniera più passiva, partecipano allo svolgimento di un’azione), e quindi nella duplice «correlazione»: in rapporto a Paolo mittente-modello e in rapporto alle loro Chiese. Le stesse chiese svolgono il ruolo di destinatario e di ambiente vitale delle lettere. Il messaggio che vi si ricava allora secondo Iovino non apparirà una riflessone teologica disincarnata e autonoma, ma come la parenesi viva di un «padre-maestro», che si fa carico delle istanze reali delle sue chiese, e quindi come risultante di una intensa correlazione fra i vari protagonisti-attanti.
L’autore pensa di poter dar una risposta alla problematica di fondo – paternità paolina o pseudopigrafia – attraverso approfondimenti esegetici sulla peculiarità del «linguaggio» delle lettere pastorali, in cui appaiono selezione, creazione di parole tematiche, focalizzazioni, ampliamenti e restringimenti di aree semantiche, silenzi e soste, aggregazioni e rotture.
Nella prima parte del volume, Iovino segue l’articolazione argomentativa del testo e individua nel suo stesso sviluppo priorità tematiche e modalità di trattazione. La 1Timoteo inizia con una pressante esortazione di Paolo: «partendo per la Macedonia, ti ho esortato rimanere a Efeso per ordinare a taluni di non insegnare dottrine diverse e di non aderire a favole e a genealogie interminabili, le quali favoriscono più vane discussioni che non il disegno di Dio, (che si attua) nella fede» (1Tm 1,3-4). Molto simile la Lettera a Tito. «Vi sono, infatti, soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione, molti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori, ai quali bisogna chiudere la bocca, perché sconvolgono intere famiglie, insegnando, a scopo di guadagno disonesto, quello che non si deve insegnare (Tt 1,10-11). Il medesimo invito a combattere la falsa dottrina, contraria al disegno di Dio che si attua nella fede, ricompare nella 2Timoteo, ma con riferimento allo stesso Paolo e alla testimonianza nelle catene da lui resa al Signore, a causa della lotta in difesa della sana dottrina: «ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani. Dio, infatti, non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di fortezza, di carità e di saggezza. Non vergognarti dunque della testimonianza del Signore nostro, né di me che sono prigioniero per lui; ma soffri con me per il vangelo, con la forza di Dio (1Tm 1,6-8).
Questo è l’iter seguito dall’autore del testo e questo è pure l’iter che Iovino intende seguire nella sua esegesi al testo nella seconda parte del volume: bisogna cioè cominciare ad affrontare il problema della falsa dottrina, per poter poi focalizzare quello della «sana dottrina», non perdendo mai di vista il ruolo del modello costante di riferimento, la testimonianza e il messaggio di Paolo.
Nella terza parte – aperture teologiche di 1-2Timoteo e Lettera a Tito – Iovino intende valorizzare l’implicita richiesta delle lettere pastorali. Esse hanno voluto indicare al credente un modo di vivere il suo «oggi» salvifico nella «casa di Dio», dove l’ha posto la scelta sovrana del volere divino. Egli deve fare costante memoria del «deposito» trasmesso dai padri, che egli deve custodire con fedeltà immutabile, contrastando con energia ogni possibile alterazione e tenendo presente la «bella testimonianza offerta da Cristo nel momento della sua passione e morte. Unito a Cristo il credente può vivere il suo tempo che intercorre tra le due epifanie del Signore nella carne e nella gloria. Il tempo del credente scorre nella «casa di Dio»: la chiesa della terza generazione cristiana, attraversata dalla prova della deviazione etico-dottrinale e inserita in un mondo culturale variegato, che pone già il problema di una difficile inculturazione.
Gia da questa semplice presentazione a grandi linee, si può intravedere la serietà del lavoro di Iovino, che può certamente servire da modello per studi analoghi della letteratura paolina.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2007, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Egli invece ritiene che le dette lettere per la specificità della loro configurazione storico-letteraria-tematica, impongano un diverso tipo di approccio, come una introduzione «dall’interno», una sorta di immersione globale nel testo e nel suo ambiente vitale. Perciò si propone non tanto di selezionare previamente le tematiche «introduttive», ma di farle emergere direttamente dal testo e dal vissuto delle Chiese. Queste tematiche sono tutte analizzate nell’ambito della trattazione, sia quelle storiche sia quelle letterarie e teologiche.
Utile mi sembra anche il breve excursus orientativo sull’orizzonte ermeneutico. L’autore delle lettere non può essere esclusivamente identificabile con il Paolo del suo settenario epistolare né con l’Apostolo lucano, ma è da scoprire e accogliere nell’identità nuova offerta dalle lettere pastorali, cioè un «mittente-modello» definito «araldo, apostolo e maestro». Parimenti i personaggi storici di Timoteo e Tito non possono essere descritti in base alla conoscenza storica che se ne ha aliunde, ma quali «attanti» delle lettere (nel linguaggio della semiotica gli attanti sono gli esseri o le cose che, a qualsiasi titolo e in qualsivoglia maniera, anche a titolo di semplici comparse e nella maniera più passiva, partecipano allo svolgimento di un’azione), e quindi nella duplice «correlazione»: in rapporto a Paolo mittente-modello e in rapporto alle loro Chiese. Le stesse chiese svolgono il ruolo di destinatario e di ambiente vitale delle lettere. Il messaggio che vi si ricava allora secondo Iovino non apparirà una riflessone teologica disincarnata e autonoma, ma come la parenesi viva di un «padre-maestro», che si fa carico delle istanze reali delle sue chiese, e quindi come risultante di una intensa correlazione fra i vari protagonisti-attanti.
L’autore pensa di poter dar una risposta alla problematica di fondo – paternità paolina o pseudopigrafia – attraverso approfondimenti esegetici sulla peculiarità del «linguaggio» delle lettere pastorali, in cui appaiono selezione, creazione di parole tematiche, focalizzazioni, ampliamenti e restringimenti di aree semantiche, silenzi e soste, aggregazioni e rotture.
Nella prima parte del volume, Iovino segue l’articolazione argomentativa del testo e individua nel suo stesso sviluppo priorità tematiche e modalità di trattazione. La 1Timoteo inizia con una pressante esortazione di Paolo: «partendo per la Macedonia, ti ho esortato rimanere a Efeso per ordinare a taluni di non insegnare dottrine diverse e di non aderire a favole e a genealogie interminabili, le quali favoriscono più vane discussioni che non il disegno di Dio, (che si attua) nella fede» (1Tm 1,3-4). Molto simile la Lettera a Tito. «Vi sono, infatti, soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione, molti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori, ai quali bisogna chiudere la bocca, perché sconvolgono intere famiglie, insegnando, a scopo di guadagno disonesto, quello che non si deve insegnare (Tt 1,10-11). Il medesimo invito a combattere la falsa dottrina, contraria al disegno di Dio che si attua nella fede, ricompare nella 2Timoteo, ma con riferimento allo stesso Paolo e alla testimonianza nelle catene da lui resa al Signore, a causa della lotta in difesa della sana dottrina: «ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani. Dio, infatti, non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di fortezza, di carità e di saggezza. Non vergognarti dunque della testimonianza del Signore nostro, né di me che sono prigioniero per lui; ma soffri con me per il vangelo, con la forza di Dio (1Tm 1,6-8).
Questo è l’iter seguito dall’autore del testo e questo è pure l’iter che Iovino intende seguire nella sua esegesi al testo nella seconda parte del volume: bisogna cioè cominciare ad affrontare il problema della falsa dottrina, per poter poi focalizzare quello della «sana dottrina», non perdendo mai di vista il ruolo del modello costante di riferimento, la testimonianza e il messaggio di Paolo.
Nella terza parte – aperture teologiche di 1-2Timoteo e Lettera a Tito – Iovino intende valorizzare l’implicita richiesta delle lettere pastorali. Esse hanno voluto indicare al credente un modo di vivere il suo «oggi» salvifico nella «casa di Dio», dove l’ha posto la scelta sovrana del volere divino. Egli deve fare costante memoria del «deposito» trasmesso dai padri, che egli deve custodire con fedeltà immutabile, contrastando con energia ogni possibile alterazione e tenendo presente la «bella testimonianza offerta da Cristo nel momento della sua passione e morte. Unito a Cristo il credente può vivere il suo tempo che intercorre tra le due epifanie del Signore nella carne e nella gloria. Il tempo del credente scorre nella «casa di Dio»: la chiesa della terza generazione cristiana, attraversata dalla prova della deviazione etico-dottrinale e inserita in un mondo culturale variegato, che pone già il problema di una difficile inculturazione.
Gia da questa semplice presentazione a grandi linee, si può intravedere la serietà del lavoro di Iovino, che può certamente servire da modello per studi analoghi della letteratura paolina.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2007, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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