Libro di preghiera liturgica e personale ereditato da Israele, il Salterio è stato e continua ad essere nella storia della Chiesa, dopo i Vangeli, il testo sacro più letto, più commentato e più pregato. Il "Commento ai Salmi" di Eusebio di Cesarea si colloca ad un bivio nella storia della sua esegesi: profondamente influenzato infatti dal genio di Origene, Eusebio prende a modello la lettura allegorica origeniana del Salterio, ma contemporaneamente si apre ad un'interpretazione tipologica e letterale, inserita in un attento quadro storico. Proprio per la cura che dedica all'accostamento filologico al testo, è dunque un lavoro "all'avanguardia" rispetto al suo tempo e costituisce ancora oggi una solida base alla lettura dei Salmi.
PREMESSA AL LIBRO TERZO
Il commento al Libro Terzo dei salmi è preceduto da una lunga premessa dove Eusebio offre per il gruppo dei primi undici salmi, tutti di Asaf, uno sguardo d'insieme, una sintesi della loro tematica principale, forse perché risulti meglio delineata la profezia affidata a questo salmista.
Questa sezione del commento fa parte di ciò che abbiamo ricevuto in tradizione diretta, ed è pertanto tutta di Eusebio.
In questi salmi di Asaf il profeta è quasi sempre mostrato supplice, sgomento e pieno di dolore di fronte a ciò che vede del futuro del suo popolo. Cerca scampo nella preghiera e nella confessione, che insegna anche agli altri, in particolare ad Iditun, profeta come lui e più di lui smarrito sia per ciò che vede egli stesso, sia per ciò che gli annuncia Asaf Sono quindi salmi quasi tutti dolorosi, nei quali Eusebio vede l'eterno dramma dello scontro tra empi e uomini religiosi, ma anche il dramma dei peccati di Israele denunciati dai profeti, elencati qui dal salmo 77, e il dilemma angoscioso del suo rifiuto del Cristo. Squarci positivi mostrano la pace e la salvezza del giusto e il fiorire della Chiesa delle genti, di ognuno che ha creduto. Li fede, il riconoscimento del Cristo e la vita secondo pietà, sono la beatitudine della Chiesa e dell'uomo pio, anche tra le prove.
Ma la pace del giusto la si vede continuamente minacciata dal problema mai risolto del successo dell'empio. Tutto questo porta quindi la riflessione al giudizio di Dio. Quali sono i giudizi di Dio nella storia.? Come si sono manifestati e come si manifestano?
I salmi di Asaf sono dunque mediamente letti con un taglio drammatico. Del resto questo filone che evidenzia il dramma del giusto o del povero, perseguitato dall'ateo malvagio, nell'apparente indifferenza di Dio, è un tema che percorre tutto il Salterio, e che molti hanno sottolineato in tempi moderni.
Seguono quattro salmi (83-84 e 86-87) dei figli di profeti che già erano presenti nel Libro Secondo, profezie dei misteri di Cristo, dei supremi misteri dell'incarnazione e della morte, ma anche delle sue opere, o comunque di ciò che ci è sua incarnazione e passione.
Il libro termina con il salmo 88, che è di Etham. Eusebio lo ritiene posto molto opportunamente dopo quelli dei figli di Core, perché tutto il salmo verte sulla meravigliosa promessa di Dio di donare il Messia proprio tramite Davide, al quale lo ha promesso. Dunque il salmo profetizza come si sarebbe incarnato il Verbo di Dio. La parte finale del salmo — dove dal tono pieno di gioia e stupore, si passa improvvisamente a un annuncio di ripudio da parte di Dio e di sofferenze — Eusebio la vede in modo duplice: è, sì, l'annuncio della passione del Servo del Signore, ma è anche la profezia della dolorosa fine del regno di Davide. Per Davide le promesse di bene non hanno avuto quella durata eterna che si poteva sperare dal salmo, ma la loro breve durata ha voluto essere un'immagine della realtà non materiale di queste promesse che dovevano ricapitolarsi tutte, nella pienezza della loro verità spirituale, nel Cristo.
Si nota l'insistenza sulle dottrine che gli premono, tinte di arianesimo. Per esempio, al v. 10 del salmo 83: 0 Dio nostro protettore guarda, volgi lo sguardo al volto del tuo Cristo, Eusebio commenta: «Si affretti l'avvento del Dio Verbo al suo Cristo, proveniente dal seme di Davide, da cui ha preso carne». E al salmo 86, che profetizza l'incarnazione, specifica che la Parola, «parlando dell'uomo qui generato, nella città di Dio, allude all'uomo del nostro Salvatore. Dicendo che la è nato il Signore stesso, indica il dimorare del Dio Verbo in lui. Come infatti Sion, essendo città di Dio, è il luogo dell'Uomo nato in essa, così l'Uomo stesso è come luogo e ricettacolo del Dio Verbo in lui nato, come in un santuari o un tempio, o piuttosto come in un'effige e un ricettacolo della sua divinità in lui. E ovviamente si resta in questa linea dottrinale anche nel salmo 88, che pure è profezia dell'incarnarsi del Verbo dal seme di Davide.
LIBRO TERZO DEL SALTERIO
(Salmi 72-88)
PREMESSA: CONTENUTO DEI SALMI CHE PORTANO L'ISCRIZIONE Di ASAF
I salmi con l'iscrizione: Di Asaf, sono in numero di dodici. e di questi uno è separato dalla serie degli altri undici e si trova collocato prima del salmo 50. Infatti, il salmo 49 porta l'iscrizione: Di Asaf, e ne abbiamo mostrato il motivo, così come lo vedevamo. nel corso del commento a quel salmo.
Il primo dei salmi di Asaf che ci accingiamo a trattare, presenta il profeta pieno di stupore per la longanimità del buonissimo Iddio, la sua tolleranza nei confronti degli empi e il perdono che dona ai peccatori. Profondamente colpito da tutto ciò, accusa se stesso di essere stato pusillanime, di avere quasi vacillato e di aver lasciato sbandare i passi dell'anima, vedendo il successo di uomini empi e atei. Tuttavia, pur essendosi scoraggiato in un primo momento, più avanti predice la loro rovina, dicendo: Li hai abbattuti mentre si innalzavano. Come, improvvisamente, si sono ridotti alla desolazione? Sono venuti meno, sono periti per la loro sconsideratezza, e tutto ciò che segue.