INTRODUZIONE
LUOGO E DATA DI COMPOSIZIONE DELLE OMELIE SU MATTEO
L'antiocheno Giovanni Crisostomo i svolse un'intensa attività esegetica che lo portò a commentare, soprattutto in forma di omelie, testi sia dell'Antico Testamento, sia soprattutto del Nuovo. A partire dalla ordinazione presbiterale nel 386, Giovanni si dedica con energia instancabile e viva partecipazione al compito della predicazione che ha per oggetto in modo particolare la Scrittura, fonte primaria della sua ispirazione.
Le 90 omelie su Matteo sono uno dei frutti più notevoli di questa formidabile attività di predicatore. Esse furono pronunciate verosimilmente ad Antiochia, durante il presbiterato del nostro autore, come si deduce, ad es., da un passo dell'omelia 7, 7, dove egli fa riferimento alla «nostra città» 2 che per prima si è fregiata del nome dei cristiani; si tratta evidentemente di Antiochia, ove, secondo la testimonianza di At 11, 26, per la prima volta i discepoli di Gesù furono appunto chiamati "cristiani". Un'altra allusione ad Antiochia si può ricavare dall'omelia 66, 3, in cui Crisostomo, ritornando sull'esortazione all'elemosina e rammaricandosi degli scarsi risultati ottenuti finora, traccia un quadro, per così dire statistico, della composizione sociale della popolazione della città, costituita da un dieci per cento di ricchi, un dieci per cento di poveri e per il resto da coloro Che sono in una posizione intermedia. Dal tono del discorso, che dimostra unag rande consuetudine con questa città, si trae la conclusione che essa siaproprio Antiochia. in base a un passo dell'omelia 82, 6, in cui il nostro autore si rivolge con molta autorità e determinazione ai diaconi, invitandoli a vigilare perché non si accosti all'Eucarestia nessuno che ne sia indegno, si è voluto argomentare che Crisostomo fosse vescovo quando ha pronunciato questo discorso. In realtà tale suo fermo atteggiamento denota piuttosto l'autorevolezza di cui egli godeva nella locale comunità cristiana.
È difficile precisare la data di composizione di queste omelie, fermo restando il fatto che comunque esse dovrebbero essere anteriori alla consacrazione di Crisostomo come vescovo di Costantino-poli nel febbraio del 398 e certamente posteriori alla sua ordinazione sacerdotale. La data maggiormente accreditata è quella del 390 4. Nell'omelia 88, 4 il nostro autore, parlando della polemica nei confronti di giudei. pagani ed eretici, ricorda di aver parlato molto su questo argomento in altri libri; si potrebbe forse vedere un riferimento alle omelie pronunciate contro anomei e giudei negli anni 386-387: per cui qualche tempo dopo di queste andrebbero collocate omelie su Matteo. Si tratta però di un accenno molto vago e al¬quanto generico. Occorre poi rilevare che Girolamo, nella prefazione del suo Commento a Matteo, scritto nel 398 e su cui torneremo ti, tra le fonti non cita le omelie crisostomiane su Matteo. Si _ tener presente comunque che la sua conoscenza di Crisostomo piuttosto limitata, se nell'opera biografica Gli uomini illustri, el 393, afferma di aver letto, tra i molti scritti di Crisosoltanto il trattato sul sacerdozio, che appare ad ogni modo evidente è che questo pondero-omiletico sul vangelo di Matteo, per la padronanza e la sicurezza con cui sono svolti i vari argomenti — da quello strettamente esegetico a quello parenetico, morale e di controversia nei confronti di avversari di vario genere —, appartiene al periodo in cui l'attività pastorale e letteraria di Giovanni Crisostomo mostra di aver raggiunto un livello di notevole maturità. A volte egli raccorda esplicitamente un'omelia all'altra, riannodando i fili del discorso come nel caso dell'omelia 52, 3 in cui, riprendendo e ampliando la tematica relativa all'elemosina, ricorda quanto aveva detto tre giorni prima, riferendosi all'omelia 49, 4-5 e indicando una precisa scansione temporale che consente, almeno in questa circostanza, di seguire l'andamento della sua predicazione secondo un piano consequenziale.
ASPETTI ESEGETICI
Il nostro autore, secondo il consueto schema delle sue omelie esegetiche, dedica normalmente la prima parte di esse alla spiegazione del testo evangelico, riservando la parte rimanente dell'omelia ad uno sviluppo più o meno ampio dell'esortazione morale 6. Crisostomo commenta pressoché integralmente il testo di Matteo, con qualche omissione, come ad es. l'episodio del Cireneo, presente in Mt 27, 32, che non è oggetto di specifica esegesi. Nel riportare i singoli passi di Matteo, fa a volte uso di varianti che contengono lezioni abbastanza eterogenee; ad esse si dedicherà particolare attenzione nelle note di commento.
Come si è accennato in precedenza, Girolamo, nella prefazione al suo Commento a Matteo, menziona vari autori, greci e latini, che hanno affrontato l'esegesi di tale vangelo; tra le fonti greche ricorda Origene, Teofilo di Antiochia, Ippolito, Teodoro di Eraclea, Apollinare di Laodicea, Didimo.
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ASSOCIAZIONE COMUNITA' DI SANT'EGIDIO LIGURIA il 5 ottobre 2011 alle 15:34 ha scritto:
Un classico della letteratura patristica, queste omelie al Vangelo di Matteo del grande predicatore antiocheno sono una lettura fondamentale per chiunque voglia approfondire la spiritualità delle origini del cristianesimo, ma anche uno strumento utile per i sacerdoti e chiunque ricopra responsabilità pastorali.
Dott. Giusi Presutti il 14 ottobre 2020 alle 21:42 ha scritto:
Un libro da leggere per capire bene il pensiero di Matteo.