ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
L'AUTORE E LE OPERE
Leonzio di Bisanzio è presentato in quasi tutti i manuali di teologia come il teologo bizantino del VI secolo autore della teoria dell'enhypostasía della natura umana di Cristo nella divina ipostasi del Logos. Tuttavia permane ancora ai nostri giorni il problema dell'identificazione di tale Leonzio, autore del corpus leontianum, in primo luogo perché le fonti patristiche contengono un intero catalogo di persone che nella prima metà del VI secolo portarono questo nome e, in secondo luogo, perché non abbiamo ancora un'edizione critica delle opere ascrivibili a questo autore.
Dal corpus leontianum sappiamo che egli fu monaco, asceta, eremita e denominato "abba Leonzio"; inoltre dal prologo al Contra Nestorianos et Eutychianos apprendiamo CI) alcuni suoi amici lo avevano esortato a porre per iscritto le dispute, che aveva svolto pubblicamente contro gli eretici, ma egli se ne era astenuto per due motivi: per non essere sufficientemente abile nella scrittura e per la mancanza di un'educazione profana. Ricaviamo altre notizie dall'esordio di una terza opera Contro i Nestoriani, dove l'autore afferma di essere stato da giovane membro di un thiasos di seguaci di Diodoro di Tarso e di Teodoro di Mopsuestia, che si fingevano sostenitori del concilio di Calcedonia, per irretire i più sprovveduti; in seguito per una speciale «grazia celeste» era riuscito a liberarsi dai denti di questi leoni e ad allontanarsi da loro grazie alla guida di alcuni «uomini ispirati»; niente altro ricaviamo dalle opere circa l'autore.
Venendo alle identificazioni proposte dagli studiosi, la più attestata è quella che associa Leonzio di Bisanzio con il monaco dello stesso nome menzionato in alcuni documenti dell'epoca di Giustiniano e nelle biografie degli asceti del VI secolo di Cirillo di Scitopoli. Stando alla testimonianza, contenuta nella Vita Sabae di Cirillo di Scitopoli, Leonzio di Bisanzio fu un monaco della Nuova Laura nei pressi di Gerusalemme, discepolo di Nonno e uno dei capi del partito origenista in Palestina; nel 531 accompagnò Saba a Costantinopoli in missione presso l'imperatore e là fu scoperto e condannato dal vecchio uomo di Dio, per aver rivelato le sue tendenze origeniste.
Fra il 537 e il 540 ritornò in Palestina e favorì Teodoro Askida e Domiziano di Ancyra, anche loro monaci palestinesi e capi del partito origenista, nella loro ascesa all'episcopato. Nel 540 fu a capo di una banda di monaci origenisti, che attaccarono con armi rudimentali la Grande Laura, e soltanto un'eclissi, dice Cirillo, li trattenne dal ridurre in rovine il monastero di S. Saba. Infine egli si adoperò presso Pietro, patriarca di Gerusalemme, affinché rompesse la comunione con il suo confratello Efrem di Amida, patriarca di Antiochia. Secondo Cirillo, Leonzio era già morto al tempo dell'editto dei Tre Capitoli da parte dell'imperatore Giustiniano. Dunque, Cirillo di Scitopoli rappresenta Leonzio come un forte attivista del partito origenista, tutto ingaggiato nella difesa e propagazione del suo gruppo, ma non dice nulla della sua attività di scrittore o teologo.