INTRODUZIONE
LA TRADIZIONE MARTIRIALE NELLA FAMIGLIA DI BASILIO (330-378)
Essa principia sin dai tempi di Gregorio il Taumaturgo (sec. III): la sua eredità spirituale e dottrinale era pervenuta a Basilio per il tramite della nonna paterna Macrina senior, che ne era stata attenta e devota discepola. Durante la persecuzione di Decio (249-251) Gregorio aveva consigliato ai suoi fedeli, dandone lui stesso l'esempio, di fuggire sui monti; ma al suo ritorno «istituì dappertutto presso la popolazione, in aggiunta al culto divino, alcuni festeggiamenti in onore dei martiri che avevano combattuto per la fede: e così i corpi dei martiri erano portati chi in un luogo chi in un altro, e i cristiani, riunendosi ogni anno nel giorno anniversario, trovavano motivo di gioia celebrando la festa in onore dei martiri». Comportamento responsabile seguito anche da Macrina senior e il marito, nonni paterni di Basilio, l quali, subita la confisca dei beni per la loro professione cristiana durante la persecuzione Massimino Daia (t 313), per sette anni trovarono rifugio nelle foreste del Ponto, dove possedevano estese proprietà avite Gregorio Nazianzo (ca. 330-390) li definirà «martiri viventi... (perché) convinti e preparati a subire volentieri tutte le prove per le quali Cristo suole incoronare gli imitatori della lotta che egli sostenne per noi». Invece «era stato ucciso per aver provocato lira dell'imperatore» il nonno materno di Basilio, un alto funzionario.
Della pietà martiriale di Emmelia, figlia, dunque, di un martire e madre di Basilio, si sa attraverso la testimonianza del figlio Gregorio di Nissa (335/340 - dopo 394) che provvide a far traslare nella proprietà avita fra Annisa e Mora nel Ponto reliquie dei 40 soldati di Sebaste, inaugurandone nella regione, oltre che in famiglia, il culto con una solenne celebrazione, cui prese parte lo stesso Gregorio. Che afferma, con qualche esagerazione, la presenza di «innumerevoli altari» in Cappadocia nella seconda metà del IV secolo si può credere che i martyria veri e propri fossero in numero proporzionalmente elevato.
IL CULTO PER LE RELIQUIE
Un aspetto notevole della pietà basiliana è pertanto quello del culto per i resti mortali dei campioni della fede. La restituzione a Basilio dell'omelia sul salmo 115 permette di cogliere alle radici di questa pietà un'ampia e articolata probatio scritturistica, librata tra Antico e Nuovo Testamento, con spunti esegetici, certo, non ignoti alla tradizione. In particolare egli ricorda che «allorché la morte avveniva sotto la legge giudaica i cadaveri erano dichiarati abominevoli (cf. Lv 11, 11),. (ora invece) allorquando c'è la morte per Cristo, preziose sono considerate le reliquie dei suoi santi. Prima d'ora era comandato a sacerdoti e nazarei: Non contaminatevi con alcun cadavere (cf. Lv 21, 1.11; 11, 43; Nm 19, 11-16; Ag 2, 13), e: Se qualcuno toccherà un morto sarà impuro fino al tramonto e Laverà i suoi vestiti (Lv 11, 39.40). Ora, al contrario, chi tocca le ossa del martire riceve una certa qual partecipazione alla sua santità dalla grazia che risiede nel corpo. Ecco perché preziosa dinanzi al Signore è la morte dei suoi santi (Sal 115, 6)» 9. L'equazione scritturistica fra morte preziosa per Cristo e reliquie preziose del martire appare un tentativo, comprensibile e riuscito, di giustificare e avallare scritturisticamente una pietà e una devozione largamente diffuse e radicate nelle comunità ecclesiali.