INTRODUZIONE
1. CHIESA E STATO AL TEMPO DI ILARIO: LA POLITICA
RELIGIOSA DI COSTANZO
La controversia ariana suscitò, in Oriente prima, in Occidente poi, contrasti dottrinali, aspre polemiche, tumulti, violenze e interventi dei poteri pubblici.
Per cogliere le ragioni profonde che stanno alla base di questo conflitto divampato nel corso del IV secolo, per il quale sono in gioco non sottigliezze teologiche semplicemente, ma valori religiosi e interessi politici di importanza fondamentale, e comprendere la personalità e il ruolo svolto da Ilario, è opportuno individuare i tratti caratteristici del periodo, nel quale egli si colloca, definito dagli storiografi Tarda Antichità.
La civiltà della Spatantike possiede una struttura bipolare, cioè due principi intorno ai quali gravitano e si organizzano tutte le manifestazioni della vita individuale e associata: da una parte l'Impero, dall'altra la Chiesa.
Dal punto di vista politico viene attuata la riforma delle istituzioni pubbliche, economiche e sociali del inondo romano. con lo scopo di salvare l unita dell'Impero: le nuove strutture. impostate da Diocleziano e perfezionate dagli imperatori del IV secolo, sono caratterizzate da una pesante burocrazia, .la un regime poliziesco, da un diritto penale piuttosto barbaro da una fiscalità esosa e opprimente.
Dal Punto di vista religioso si compie un'importante rivoluzione che porta il problema di Dio al centro degli interessi umani e mette in primo piano i temi del soprannaturale, della fede e della salvezza.
Ma c'è da considerare anche un'altra realtà: da Costantino a Costanzo, a Valentiniano, con la sola parentesi di Giuliano l' Apostata, l'Impero si è fatto cristiano nella persona dei suoi imperatori.
Al tempo di Ilario, e in generale nel IV secolo, l'ideale imperatore cristiano, voluto da Dio per unire gli uomini nella pace e guidarli alla salvezza eterna, è diventato un ideale, vagheggiato con profonda convinzione: un'unica fede religiosa, un unico Dio, un unico imperatore, investito da Dio, appaiono come il miglior cemento dell'unità sociale e nazionale.
Questa teologia politica, formulata da Eusebio di Cesarea, ebbe il consenso e l'appoggio di Costantino e dei suoi successori, compreso Costanzo II, l'imperatore contro il quale si scaglierà Ilario. L'imperatore cristiano del IV secolo si considera vescovo esterno della Chiesa, strettamente e direttamente responsabile davanti a Dio della vita religiosa dei suoi sudditi: è lui che convocai Concili, nomina e depone i vescovi, pretende addirittura di definire la vera fede.
Ma, se da una parte gli imperatori, ai quali è del tutto estraneo il concetto di neutralità nei confronti della Chiesa, mostrano un vivo interesse per i problemi che si agitavano in quel tempo, intervenendo spesso con energia e vigore nel tentativo di risolverli, dall'altra si pone con urgenza la questione del retto rapporto tra Chiesa e .Stato e impone in maniera sempre più pressante una soluzione accettabile da entrambe le parti.
Anche perché si può osservare che tutte le correnti o i gruppi, che si formano all'interno della Chiesa in questo periodo, cercano di guadagnarsi il favore dell'imperatore, pure riguardo alle questioni teologiche, per far accettare, con il suo appoggio, le proprie convinzioni. E questo poteva accrescere in lui la coscienza della propria posizione particolare e dei propri diritti nei confronti della Chiesa.
Certamente una sintesi armoniosa del principio imperiale e del principio religioso è un ideale affascinante: ma che succede se l'imperatore diventa eretico, se la fede che egli difende non è la vera fede? Nel Concilio di Nicea, convocato da Costantino nel 325, viene formulata una chiara definizione dell'ortodossia, ma neanche tre anni dopo, lo stesso imperatore, ingannato, richiama dall'esilio Ario e in seguito metterà al bando Atanasio, come farà Costanzo con Ilario.
Fu proprio con quest'ultimo imperatore che il problema raggiunse una situazione estrema e insostenibile. A lui viene attribuita la frase: «Quel che voglio io deve valere come legge della Chiesa», che rispecchia esattamente la sua posizione di fronte al problema Stato-Chiesa.