ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Per poter presentare convenientemente l'opera di Isacco di Ninive, occorrerebbe poterla leggere tutta su un testo sicuro, mentre in buona parte è ancora inedita. Occorrerebbe un poderoso lavoro di analisi degli scritti finora accessibili ed anche questo è ancora da fare, o almeno è stato fatto finora solo in modo parziale e incipiente. Infine, i limiti del presente lavoro consentono solo qualche breve considerazione sulla persona, sull'opera e sugli influssi dell'opera. Avremo particolare riguardo al posto della Sacra Scrittura nel pensiero di Isacco.
In che misura Isacco dipende dalla Parola di Dio nella formazione del suo pensiero e nel contenuto del suo magistero?
Non potremo rispondere esaurientemente alla domanda, ma vorremmo almeno dare un piccolo contributo alla risposta e stimolare l'attenzione del lettore su questo punto, che a noi sembra fornire la chiave per una comprensione esatta del nostro autore.
Chi è Isacco?
Le notizie biografiche di cui siamo in possesso sorto assai scarse, gli scritti sono una mole considerevole, in gran parte, come l' abbiamo detto, ancora inedita. Il dato più sicuro ed emergente di questa storia è paradossale: una vita nascosta, di cui non si sa quasi nulla, e insieme l'irradiazione stupenda di un magistero che scavalca i secoli, le aree culturali e linguistiche e i confini delle confessione cristiane.
Questo è un fatto importante, che apre molti problemi, ma che contiene anche una prima e risposta alla nostra domanda. Il paradosso di Isacco è il paradosso cristiano: l'umiliazione volontaria e la gloria del Signore (cf.111, 81)i, il suo mistero di morte e di risurrezione nel quale il Battesimo immerge e inizialmente trasfigura ogni battezzato. Isacco è il frutto maturo e luminoso di questo cammino, che inizia col Battesimo, poiché «ogni bene ci è stato dato per mezzo del Battesimo e della Fede» (I, 49.50), e culmina nell'ebbrezza dello Spirito, quando, dopo molte suppliche e fatiche, si è spenta nel cuore ogni attrattiva di peccato ed ogni cura terrena. Allora finalmente lo Spirito Santo può infondere la sua dolcezza e le sue energie, ed ecco che l'uomo incomincia a muoversi per impulsi divini, consapevolmente «folle di quella follia di cui fu rimproverato l'Apostolo» (IV, 100,- XXXV, 287).
Isacco, dunque, è il frutto maturo della grazia battesimale, l'uomo trasfigurato a immagine del suo Signore, dopo aver percorso le sue vie. In vita, Isacco consapevolmente ha fuggito gli onori e la gloria; per questo, come lui stesso insegna, «dal luogo del suo nascondimento e sorta per lui una gloria immensa ed ha proclamato ad ogni uomo le meraviglie della sua umiltà» (V, 117). In questo paradosso ci pare di riconoscere l'unità profonda della vita e del magistero di Isacco, come pure la spiegazione dell'enorme influsso che i suoi scritti hanno esercitato e continuano ad esercitare in tutte le Chiese.
Isacco «non insegna quello che ha appreso con le orecchie o dall'inchiostro», Isacco sa quello che dice per averne fatto esperienza e a questo sapere profondo dell'esperienza si appella per stimolare il lettore ad intendere o per aprirlo alla speranza (cf. IV, 87.88.99, ecc.). Perciò la sua parola è così persuasiva.
Il magistero di Isacco, come la sua esperienza, è totale, si applica a tutto l'uomo: natura, energie, storia, peccato, grazia. Isacco illumina i meccanismi profondi del cuore, la sua salute e la sua malattia, il gioco delle passioni e i movimenti divini di cui è capace la sua natura, una volta guarita dalle passioni (cf. III, 61).
Come uno che ne goda il possesso e che voglia condividerlo, Isacco trascina il lettore a sperare la consumazione dell'itinerario battesimale, lo guida alla scoperta delle meraviglie che Dio opera nel cuore di colui che crede e si abbandona. E questa scoperta sarò piena di stupore e di gioia umilissima e grata.
Ma non basta. In questo abisso profondo che è il cuore dell'uomo, Isacco contempla l'operazione di Dio, la natura creata, l'incursione del Nemico, la lotta, l'aiuto degli Angeli, la caduta, il pianto per il peccato. la conversione... Di nuovo, la visione di Isacco è totale. abbraccia tutto l'essere creato, tutti gli esseri, tutte le creature, le contempla nella loro natura, nei loro movimenti, nel loro fine, in rapporto all'uomo e con l'uomo in rapporto al loro Creatore e Signore.