ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Alcuni codici manoscritti — che vanno dal secolo IX al secolo XII — ci hanno tramandato una storia della provincia d'Africa attribuendola a un vescovo di nome Vittore. Il titolo e l'autore di quest'opera — non menzionati da nessuno degli antichi scrittori, nemmeno da Gennadio e dagli altri autori di De viris illustribus o dai Calendari ecclesiastici — sono indivati, ma in maniera diversa, solo negli incipit e negli explicit che nei manoscritti sono posti all'inizio e alla fine del prologo e tra i singoli libri dell'opera. Dalla recensione di questi incipit ed ex licet sembra che il titolo dell'opera nell'archetipo fosse quello di Historia persecutionis africanae provinciae temporum Geiserici et Hunerici regis Vandalorum, ma probabilmente la seconda parte di questo titolo non risale all'originale, ma è dovuta a una posteriore necessità di indicare il tempo in cui si svolsero gli avvenimenti narrati nell'opera.
1. L'autore
L'autore ci è noto dalla sola tradizione manoscritta dell'opera, nel cui archetipo era indicato come sanctus Victor episcopus patriae Vitensis. Molto si è discusso sull'identificazione di questo Vittore, autore dell'opera e vescovo, col vescovo Victor Vitensis, elencato nella Notitia provinciarum et civitatum Africae nella sezione riservata ai vescovi della Bizacena: Victor Vitensis non occurit. Questa identificazione contrasta con le notizie che l'autore fornisce di se stesso nel corso della narrazione, dalle quali risulta che egli non poté essere vescovo di Vita in quel tempo, perché durante quegli avvenimenti egli apparteneva al clero di Cartagine, dove appare presente e operante fino alla persecuzione del 484. Infatti, egli è a Cartagine il 18 giugno del 480 o del 481, quando Vitarit legge l'editto con cui Unirico autorizzava l'ordinazione di un nuovo vescovo di Cartagine (II,5); è a Cartagine nel 482, quando un fedele racconta ad Eugenio, alla sua presenza, la visione rivelatrice della futura persecuzione (II, 18); è a Cartagine al momento in cui la carovana degli esiliati s'avvia verso il deserto, ed è tra quelli che intervengono per evitare l'esilio al vescovo Felice d'Abbira (Il, 27); è a Cartagine quando Eugenio, il 20 maggio 483, riceve l'editto di convocazione della conferenza dei vescovi (II, 40); è ancora a Cartagine durante la persecuzione accesasi dopo il fallimento della conferenza (III, 49).
È vero che la presenza a Cartagine di Vittore, testimoniata dai passi sopra indicati, potrebbe essere occasionale, come è stato osservato da quelli che identificano il Vittore autore dell'Historia col vescovo di Vita della Notitia; ma stupirebbe che egli, essendo vescovo di Vita, fosse stato per tanti anni a Cartagine lontano dalla sua Chiesa; e d'altra parte parecchi indizi', e soprattutto la familiarità che Vittore aveva con Eugenio 8 rivelano la continuità della sua presenza a Cartagine.