INTRODUZIONE
1. Vita
Gregorio nacque intorno al 540, a Roma, da famiglia senatoriale di profonda e vissuta fede cristiana. Ancora giovane, nel 573, fu nominato prefetto dell'Urbe, ma ben presto maturò in lui la vocazione monastica e lasciato il servizio nel mondo si ritirò nel suo palazzo al Celio, trasformato in monastero, dove visse sotto l'obbedienza di un abate finché il papa Pelagio ii, lo inviò come suo delegato presso la corte imperiale a Costantinopoli. Nel 586 fu richiamato a Roma dove poté riprendere la vita monastica applicandosi tutto alla meditazione della Scrittura e dei Padri. Quando nel 590 il papa Pelagio mori per la peste che infieriva a Roma, clero senato e popolo acclamarono pontefice Gregorio; egli resistette a lungo a questa nomina sollecitando perfino il veto imperiale contro la scelta popolare, ma a nulla valse la sua resistenza e il 3 settembre 590 fu consacrato vescovo.
Fin dal principio del suo pontificato, Gregorio fu il pastore che egli stesso delinea nella Regola Pastorale, il quale « non attenua la cura della vita interiore nelle occupazioni esterne, né tralascia di provvedere alle necessità esteriori per la sollecitudine del bene interiore » (II,1). Amministrò così il patrimonio della Chiesa veramente come cosa dei poveri. Sul piano propriamente politico, Gregorio difese Roma dagli invasori e condusse una sapiente opera diplomatica nei confronti dei Longobardi e delle altre popolazioni barbariche. Nel suo governo della Chiesa, lottò contro la simonia e l'immoralità del clero. Attraverso i monaci da lui inviati in Inghilterra, nel 596, operò con grande convinzione e terzacia l'evangelizzazione degli Anglosassoni.
Nel campo più proprio dell'attività del pastore, cioè la cura della formazione spirituale dei fedeli e della loro educazione alla preghiera, Gregorio richiamò in vigore alcuni esercizi di pietà fra cui le stazioni, ossia celebrazioni liturgiche che si tenevano in luoghi determinati, in occasione di ricorrenze di martiri o di altre feste importanti. Egli stesso vi prendeva parte tenendo anche l'omelia sul Vangelo letto. Riordinò e arricchì di orazioni il Sacramentario e l'Antifonario preesistenti e diede grande incremento alla Schola Cantorum, tale che poi, come è noto, il canto della Chiesa romana fu denominato da lui, gregoriano. Gregorio, che durante tutta la vita aveva molto sofferto di una salute cagionevolissima, morì il 12 marzo 604.
2. Opere
a) La Regola Pastorale; b) Le Omelie sui Vangeli; c) Commento al Cantico dei Cantici e al I Libro dei Re; d) I Dialoghi; e) Le lettere; II Commento al Libro di Giobbe o Scritti Morali; g) Le Omelie su Ezechiele.
3. La Regola Pastorale
Il Libro della Regola Pastorale fu composto da san Gregorio Magno all'inizio del suo pontificato (590-604) ed ebbe immediatamente grandissima fortuna. Il vescovo san Leandro di Siviglia lo diffuse nelle Chiese di Spagna; l'imperatore Maurizio lo fece subito tradurre in greco; in Inghilterra fu portato daiprimi evangelizzatori discepoli di Gregorio e fu poi tradotto in lingua sassone nel IX sec.; fu ugualmente conosciuto in Germania per opera di san Bonifacio, nell'VlII sec. Ma è soprattutto in Francia, all'epoca carolingia, che la Regola Pastorale riceve una consacrazione ufficiale attraverso le deliberazioni dei diversi concili di quella Chiesa. Dove si tratta della formazione del clero e della preparazione dei vescovi e dei preti, non solo si raccomanda, ma si ordina che la Regola Pastorale non sia ignorata: cosi l'Assemblea sinodale di Francoforte, nel 794. Al concilio di Tours, nell'813, si promulga che i vescovi devono studiare l'Evangelo e le lettere di san Paolo e, se è possibile, i Commentari dei santi Padri, i Canoni e il Libro della Regola Pastorale.
Al concilio di Magonza dello stesso anno, l'opera viene associata all'Evangelo e agli Atti degli Apostoli come testo base per la discussione dei prelati partecipanti. Inoltre, da un documento del IX sec., una lettera dell'arcivescovo di Reims, Hincmaro, si apprende che era uso per i vescovi prestare giuramento sul libro dei Canoni e sulla Regola Pastorale del santo Gregorio.
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Roberto Ronconi il 25 ottobre 2018 alle 10:00 ha scritto:
Conoscevo questo testo da decenni. Ne ho acquistato alcune copie per regalarle. Personalmente lo consiglierei ad ogni presbitero. E' una fonte di sapienza, da utilizzare. Se poi qualche persona laica vuol leggerlo, troverà bellissime sorprese.