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Descrizione
"Ci vuole una svolta". Sembra questo il ritornello che rimbalza un po' ovunque fra le pieghe a volte lacerate della nostra complicata vita associata. Di fronte a questa esigenza, ai giovani si continua a chiedere di "rigare dritto". A loro, reputati immacolati per via anagrafica, non c'è alcuna "svolta" da chiedere. Il giovane è considerato un'appendice dell'ordine sociale. La "svolta" chiama all'appello quelli che possono contare, che hanno raggiunto quelle capacità umane e quella maturità che possono consentire loro di opporsi alla decadenza dei tempi attuali con la forza morale del proprio vissuto. Tutto questo lascerebbe fuori i giovani, ai quali va richiesto innanzitutto di non scompaginare la realtà con propri colpi di testa. In una parola, qualsiasi siano i criteri con i quali volgiamo verso l'avvenire, ai giovani si deve chiedere di adeguarsi, di mettersi in fila. Ma è proprio così? Questo libro vuole provare a rimuovere questi ed altri pregiudizi attorno alla condizione giovanile. Di più, cercherà di indicare la gioventù come una risorsa necessaria per il cambiamento, e questo proprio attraverso quei tratti che spesso vengono reputati acerbi, incostanti, immaturi.
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Non si tratta di uno dei tanti libri sulla condizione giovanile nel nostro paese: il vol. parla invece di come la nostra società interpreta la giovinezza. Spesso lo sguardo sui ragazzi è negativo, soprattutto in merito al loro rapporto con la politica, rispetto alla quale essi vengono giudicati disinteressati ma anche inadatti. In realtà, l'a., sociologo, ci mostra che: molti dei pregiudizi sui giovani sono affetti da un «cronocentrismo» che fa vedere il proprio tempo come il migliore, l'ingenuità dei giovani sarebbe in realtà una caratteristica positiva in politica, molti fenomeni storici importanti derivano dai giovani e la loro attuale disaffezione verso la politica deriva dal clima nel quale sono cresciuti.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 20
(http://www.ilregno.it)
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