Paolo e l'evangelo della misericordia
(Studi e ricerche. Sez. biblica)EAN 9788830815476
Il volume del professore Antonio Landi, docente di Sacra Scrittura nella Sezione S. Tommaso d’Aquino della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale in Napoli, incentrato sul tema della misericordia nell’epistolario paolino, presenta un numero di informazioni, approfondimenti e dettagli tali da richiedere una lettura attenta e seria. Già questa prima caratteristica fa di tale saggio un punto di riferimento della ricerca.
Il testo si divide in tre parti, dopo una breve introduzione che illustra il concetto di cui stiamo parlando. Paolo, testimone della misericordia di Dio è il titolo della prima sezione che fa riferimento all’esperienza diretta dell’apostolo nell’incontro con il Risorto. Il primo brano analizzato da Landi è di tradizione paolina, 1Tm 1,12-17, in cui la vicenda umana di Paolo assume un carattere paradigmatico. Egli afferma: «A differenza delle lettere autoriali, l’esemplarità paolina non è legata al ministero che egli svolge all’interno della comunità ecclesiale, quanto alla radicale svolta esistenziale che per Paolo ha rappresentato l’azione della misericordia divina» (p. 33). L’attenzione si sposta quindi su due testi delle lettere “autentiche” in cui ritorna il concetto di misericordia: 2Cor 4,1-2 e Fil 1,7-8, giungendo alla conclusione che: «Paolo è ben consapevole di essere stato scelto esclusivamente in base alla libera iniziativa di Dio» (p. 64). Grazia ed elezione sono due temi che torneranno nell’analisi del pensiero di Paolo.
Misericordia e salvezza nell’epistolario paolino è il titolo della seconda sezione del volume. Una volta chiarito il peso del concetto di misericordia per comprendere l’esperienza religiosa di Paolo, si passa ad analizzare il rapporto tra misericordia e salvezza, un tema decisamente scottante nella teologia cristiana degli ultimi 500 anni (almeno!). E qui sono i capitoli 9-11 della lettera ai Romani (guarda caso…) a essere al centro dell’indagine, perché nella riflessione di Paolo su Israele e Cristo rientrano i concetti fondamentali di salvezza, unicità dell’evento Cristo, elezione… Se siamo salvati in Cristo, come la mettiamo con le promesse di salvezza di Dio al popolo d’Israele, quando questo non crede? E, soprattutto, qual è il rapporto tra la misericordia di Dio e il concetto di elezione? L’autore qui esamina nel dettaglio le varie proposte esegetiche, convergendo sull’ipotesi di una salvezza escatologica d’Israele legata a un suo finale riconoscimento di Cristo (cf. p. 101). Per parafrasare Paolo, come Dio ha indurito il cuore del faraone, aprirà quello degli israeliti alla fine dei tempi! Per esplorare meglio il rapporto tra salvezza e misericordia divina, Landi esamina a questo punto i testi di Ef 2,1-10 e Tt 3,4-7: è decisamente apprezzabile questo leggere Paolo anche alla luce della tradizione che è emersa dalla sua teologia. E questi due testi ci aprono alla terza sezione: L’etica della misericordia. La salvezza gratuita di Dio lascia il credente inoperoso? È possibile un’etica nell’orizzonte di una teologia della grazia, nell’ottica di un Dio misericordioso? Un problema non da poco! Riassumo velocemente la dettagliata discussione che passa attraverso i testi di Rm 12,1-2.8 (che apre la sezione parenetica della lettera), Fil 2,1-4 (preludio all’inno cristologico), Col 3,12-17; Ef 4,32-5,2. La maggior parte delle occorrenze del vocabolario legato alla misericordia si trova nelle sezioni parenetiche delle lettere, un segno inequivocabile della volontà di fondare nella benevolenza divina un’etica della misericordia cristiana. Le conclusioni tirano le fila del discorso condotto dettagliatamente nelle pagine precedenti: la misericordia è parte integrante dell’evangelo paolino. Qui, ed è un dato molto interessante, viene fatta una breve disamina del concetto di misericordia nell’Antico Testamento, dove pure occupa uno spazio importante. In questo suo insegnamento Paolo è decisamente biblico. Tuttavia, scrive Landi: «l’originalità della riflessione paolina, tuttavia, consiste nella cristologizzazione della compassione divina» (p. 207) Una misericordia che ha il suo ambito privilegiato di vita nella dimensione comunitaria.
L’originalità del contributo che l’autore offre alla ricerca esegetica contemporanea è significativo: a noi che siamo adusi con le New Perspectives a evidenziare giustamente la continuità tra la teologia paolina e il giudaismo e il mediogiudaismo, il libro di Landi sembra porsi controcorrente, almeno in parte, perché si sforza di mettere in evidenza un elemento di fondamentale discontinuità col mediogiudaismo: il Dio di misericordia. Da questo punto di vista noi possiamo davvero dire che Paolo ha operato una profonda conversione! E non nel senso che è passato da una religione a un’altra: su questo ormai siamo bene in chiaro; ma passa a un approccio a Dio profondamente diverso, cioè da un Dio giudice (misericordioso solo in misura marginale), della Legge e della sua osservanza, al Dio della misericordia in senso assoluto. In questo la conversione è stata davvero radicale, non nel senso che questo lo porti fuori dal giudaismo del suo tempo, ma sicuramente lo porta a rifiutare quella versione del giudaismo, in cui era zelante, dove la misericordia di Dio non era che un elemento marginale della rappresentazione di Dio. Lo si vede bene in testi come 4Esdra, che rappresenta molto bene – a nostro parere – quello che poteva essere il Paolo pre-cristiano. Lì l’umanità viene rappresentata come una massa perditionis di cui solo una piccolissima parte si salva dal giudizio divino. Si potrebbe anche fare l’esempio del Testamento greco di Adamo in cui, sebbene la furia omicida di Abramo, che sterminerebbe senza pietà l’umanità peccatrice, venga fermata da un Dio che ama le sue creature, alla fine, al momento del giudizio la misericordia divina si manifesta solo quando i peccati di un essere umano sono pari alle sue opere buone: soltanto a quel punto, Dio interviene a salvarlo. L’orizzonte entro cui si colloca la riflessione sulla misericordia divina da parte di Paolo è ben più ampio anche di quello che emerge negli scritti di Qumran. È vero, infatti, che ad esempio nella Regola della Comunità troviamo sulla grazia e sulla giustificazione dell’empio affermazioni sicuramente forti, che si avvicinano molto al punto di vista dell’apostolo Paolo. Esse, però, sono indirizzate a un ambiente settario; la parola di grazia, infatti, si rivolge esclusivamente ai pochi membri della setta di Qumran, gli unici ad aver sperimentato un Dio misericordioso. Gli altri israeliti, come del resto l’intera umanità, sono tutti figli dell’angelo delle tenebre, quindi destinati alla perdizione. Non siamo dunque lontani, negli esiti, dal testo che abbiamo letto in 4Esdra perché, per una ragione o per l’altra, questa grazia si rivolge a un numero esiguo di persone. Se questa era la fede di Paolo prima di incontrare il risorto, alla luce dell’esame di Landi si capisce bene la radicalità della sua “conversione” …
Per concludere, dunque, crediamo che il presente volume ci guidi alla riscoperta della specificità del Dio dei seguaci di Gesù. Una provocazione interessante e stimolante per tutte le ragioni evidenziate sopra, soprattutto in un tempo come questo d’intenso dialogo ecumenico. In quest’anno di riflessione sui cinquecento anni della Riforma l’incontro è importante nella misura in cui noi riscopriamo le reciproche differenze. Il libro di Landi si richiama esplicitamente al Giubileo della misericordia indetto da papa Francesco, e non è un caso che il tema del Dio misericordioso, il Dio della grazia incondizionata sia stato il centro della teologia della Riforma protestante. Questa è la nostra specificità, questa è la nostra ricchezza. È bello che sia stata rivalutata proprio dal papa. Nel dialogo ecumenico, ogni famiglia cristiana porta la sua ricchezza spirituale e teologica. Così possiamo dare insieme piena espressione alla vitale varietà del cristianesimo, affinché sia di testimonianza al nostro tempo che ha un gran bisogno di udire la parola dell’Evangelo, che ci giuda al Dio della misericordia che trova piena rivelazione in Cristo Gesù.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 2-4/2017
(http://www.pftim.it)
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