Francesco e la Santa Chiesa romana
(Convivium assisiense. Sez. Itinera franciscana)EAN 9788830814431
Il nono volume della collana Itinera Franciscana propone il testo del noto studioso di francescanesimo don F. Accocca. In pochi mesi sono uscite due pubblicazioni che trattano dello stesso argomento, e cioè della relazione tra Francesco d’Assisi e la Chiesa romana. La prima è di M. P. Alberzoni del gennaio 2015, la seconda è il lavoro di Accrocca di aprile dello stesso anno. Una coincidenza fortunata, perché il lettore interessato alla problematica ha due prospettive del tema elaborate da ricercatori consumati e conosciuti per la serietà e l’oggettività dell’indagine scientifica, nonché per la passione che lega loro al Santo d’Assisi e al movimento francescano.
Il libro di Accrocca si snoda in quattro capitoli con una breve premessa, accompagnati dalla bibliografia e dall’indice analitico. Nelle righe della premessa l’A. rivela il filo guida della sua ricerca ed esposizione: “La tesi di fondo che domina il presente lavoro è che, nonostante le energie impiegate, il raggiungimento dell’obiettivo – vale a dire la conferma della forma vitae minoritica da parte di papa Onorio III nel novembre del 1223 – non estinse le inquietudini all’interno della familia francescana, che anzi perdurarono per tutta la vita di Francesco (prova ne è la stesura del Testamento con le affermazioni che contiene) e nei secoli a venire (l’ultimo capitolo del libro consente di farsi un’idea della storia contrastata che ne è seguita)” (p. 8). Un’impostazione metodologica che infatti permette all’A. di focalizzare gli aspetti fondamentali della convivenza tra il Santo e i suoi frati, nonché tra lui e la Chiesa romana, e quest’ultima con le sue precise esigenze giuridiche e pastorali. Al primo impatto con i capitoli del libro si può avere un’impressione di discontinuità, ma essa scompare quando si giunge alla fine, similmente quando si guarda un mosaico da due prospettive: vicina con i tasselli singoli in primo piano, e lontana con la visione completa dell’immagine. Tuttavia Accrocca sembra essere consapevole di questa difficoltà, poiché sull’ultima carta della pubblicazione, a modo di captatio benevolentiae dei testi agiografici, si esprime così: “Spero che tutti coloro che avranno la forza di leggere queste pagine fino in fondo, possano trarre da esse una qualche utilità” (p. 152).
Prima di passare in rassegna le singole parti del libro, bisogna sottolineare anche la loro puntuale e precisa divisione interna, che facilita l’orientamento, e la compiutezza dell’esposizione, con l’indicazione delle piste di studio e di temi suggerite nelle note a piè di pagina.
Il primo capitolo (p. 15-35) descrive il passaggio che compì il giovane mercante, dalla sua condotta e posizione tra la ricca gioventù assisana alla vita eremitica in povertà, servizio, preghiera ed elemosina. L’A., partendo dalle famose parole di Francesco nel Testamento – “Uscii dal secolo”, analizza i racconti inclusi nelle biografie di Tommaso da Celano e nelle fonti: Primordi o fondazione dell’Ordine (Anonimo perugino) e Leggenda dei tre compagni. Tale processo fu accompagnato dal, come lo chiama Accrocca, “passaggio” ecclesiale, con un ruolo importante del vescovo di Assisi – Guido. A questa figura storica è dedicato molto spazio, sia perché è stato provato che vi erano due omonimi vescovi Guido ad Assisi negli anni di Francesco, sia perché il rappresentante della gerarchia, come lo testimoniano le fonti agiografiche (Primordi, 3Comp, CAss), fu “confidente e guida” dell’Assisiate.
Il secondo passaggio ecclesiale di Francesco fu quello della conferma di vita in osservanza del Vangelo, quando “dopo aver trascorso due anni da solo, il Signore gli donò dei fratelli” (p. 35). L’A. offre in quelle pagine (p. 37-84) una dettagliata analisi delle fonti agiografiche francescane che parlano dell’incontro tra Francesco e il papa Innocenzo III. Esponendo ogni documento, Accrocca focalizza le prospettive e gli accenti posti dai biografi che raccontano l’evento. La lettura e l’analisi minuziosa dei brani infatti dimostra come cambiava la sensibilità e la “politica” agiografica nel proporre ai posteri questo fatto di vitale importanza per la nascita e la successiva esistenza nell’universo ecclesiale cattolico dei Penitenti d’Assisi – fratelli minori. Oltre alla solita serietà di presentazione delle fonti, un valore importante di queste pagine è costituito dall’esposizione degli eventi romani descritti anche dai biografi normalmente omessi, perché generalmente ritenuti solo gli epigoni di Tommaso da Celano, e cioè Enrico d’Avranches e Giuliano da Spira. Dopo la presentazione delle relazioni dalle biografie, Accrocca riassume i risultati della sua indagine in cinque punti, esponendo i fatti che possono essere individuati nel rivestimento della narrazione agiografica, e quindi storicamente probabili e attendibili. Giunge alla conclusione che: “L’accoglienza da parte di Innocenzo III, dev’essere dunque ridimensionata. […] Innocenzo III, in realtà, fu molto più prudente: non concesse nulla, riservandosi di esaminare la questione solo dopo aver preso coscienza di quelli che sarebbero stati i suoi sviluppi. Non volle sradicare subito quella nuova pianticella, che professava devozione e obbedienza alla Sede Romana […] La lasciò crescere, dunque, affiancandole figure che avrebbero potuto consigliarla ed esercitare su di essa la dovuta vigilanza” (p. 81, 84).
Il terzo capitolo del libro viene dedicato alla “difficile codificazione di un ideale” (p. 85-130), presentando le questioni vitali della vita di una nuova fraternità che dovevano essere stabilite e osservate. Infatti Accrocca focalizza i seguenti temi: l’obbedienza e l’ortodossia dottrinale, il capitolo dei frati, la Regola non bullata, il lavoro delle proprie mani come sostegno, le relazioni fraterne, la predicazione, la formazione della Regola bullata, con le sue linee portanti, redatta a più menti e mani (Francesco, Ugolino, ministri frati dotti), il Testamento, come segno di “una tensione non sopita” per tanti motivi e contenuto ivi incluso. Tutto il processo analitico fatto dall’A. serve per illustrare la difficoltà che ebbe Francesco nel dare una legge che abbracciasse il suo ideale, la sua sensibilità di osservare il Vangelo come la vera forma vitae dei frati minori. Non è casuale, afferma l’A., la doppia inclusione presente nel testo della Regola del 1223. Accrocca riporta la prima, sull’osservanza del Vangelo, che è comunemente accettata (Rb I,1 – Rb XII,4), e propone una seconda che esprime l’obbedienza al papa e alla Chiesa (Rb I,2 – Rb XII,4). È interessante notare che nella Rb XII,4 la successione dell’osservanza e dell’obbedienza è rovesciata paragonandola con la Rb I,1-2. Concludendo, l’A. sottolinea ancora una volta l’inquietudine dell’animo di Francesco e dei suoi frati nel codificare il comune ideale della sequela del Vangelo, e soggiunge: “La consapevolezza di tali travagli non deve però produrre incertezza e ulteriore inquietudine. È proprio essa, invece, che ci aiuta a superare – definitivamente – il falso dilemma se il “vero” francescanesimo sia contenuto nell’una o nell’altra Regola” (p. 130). Infine l’ultimo capitolo (p. 131-150) offre al lettore una panoramica dell’intesa posteriore della legge francescana, partendo dalle bolle papali (Gregorio IX – Nicolò III), che ufficialmente interpretavano e spiegavano la Regola dei frati minori. A questo intervento ad extra dell’Ordine viene congiunto ad intra “la grande disputa tra comunità e spirituali”, con le tensioni riformatrici lungo i secoli, che hanno portato alla nascita della terza famiglia, e cioè i Cappuccini.
Le riflessioni e le analisi delle fonti svolte dall’A. testimoniano che la storia francescana è una «eredità difficile», e lui ne elenca ed espone alcuni aspetti: una tensione perenne, eremo-città, autocoscienza istituzionale. Però tutto ciò viene visto nella prospettiva positiva, come espressione della forza e della ricchezza del carisma francescano, carisma inquieto e dinamico, perché proteso a seguire e a osservare fedelmente il Vangelo. Credo che questo sia un altro pregio della fatica di Accrocca, tale visione positiva, buona, però non buonista, in cui le tensioni non sono unicamente segno di lotta interna o di rivalità spiccatamente umana. Siamo abituati male da una certa storiografia e tradizione a denotare solo il male e gli errori nella storia della grande famiglia francescana, tralasciando l’opera del Signore, che, nonostante la miseria umana, agisce e crea il bene, anche tramite la tensione e la ricerca delle espressioni, più idonee nel tempo e nello spazio, del valore evangelico di vita minoritica.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n. III-IV/2015
(http://www.seraphicum.com)
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